Paul, giudice di pace annulla il decreto di espulsione «Prosegue la battaglia per difendere i diritti di tutti»

Giorni e giorni di digiuno, messe in strada e appelli alle istituzioni. Biagio Conte ha sperato fino alla fine in una soluzione positiva per la vicenda di Paul Aning Yaw, il 52enne ghanese che da anni lavora in modo volontario alla Missione Speranza e Carità. Adesso è arrivata dal giudice di pace la sentenza che annulla il provvedimento di espulsione nei suoi confronti. Nella stessa situazione di Paul ci sono tanti altri migranti, molti di questi vivono nel centro fondato da Conte. Il missionario laico aveva sospeso il digiuno dopo la sospensiva del provvedimento decisa dal Tar ma ha continuato a pregare perché si trovasse una soluzione per tutti i Paul d’Italia.

Tutto è stato deciso da un vizio di forma. La giudice di pace Rosina Maria Graziano ha accolto il ricorso presentato dal legale del ghanese, Giorgio Bisagna, che si basa sull’assenza nel provvedimento di espulsione della firma del prefetto e della mancanza della delega al vice, che ha firmato il decreto lo scorso 26 aprile. Il giudice di pace ha tenuto conto di una sentenza della Cassazione.

La vicenda di Paul però non si è ancora del tutto chiusa. L’11 giugno prossimo è attesa la decisione il Tar. Sulla vicenda è arrivato il commento del sindaco di Palermo Leoluca Orlando: «Siamo certamente contenti di questo risultato, che non cambia però la sostanza ed il motivo dell’impegno che tanti, anche con la formidabile e delicata presa di posizione di Biagio Conte, abbiamo assunto in queste settimane. Occorre proseguire nell’impegno per i diritti di tutti i Paul, di tutte le persone che rischiano di essere vittime di leggi e provvedimenti inumani e che si pongono in aperto contrasto con il dettato della nostra Costituzione».

Aggiornamento: 

Nota della prefettura di Palermo: «Si fa riferimento alla notizia apparsa sugli organi di informazione circa la dichiarata nullità del decreto di espulsione del cittadino ghanese Paul Yaw perché firmato da un Viceprefetto, in assenza di apposita delega da parte del Prefetto. Al riguardo, si precisa che il Viceprefetto che ha firmato il succitato decreto è stato dal Prefetto delegato alla firma dei decreti di espulsione con provvedimento n. 1414 del 17 gennaio 2016».

La replica dell’avvocato di Paul Giorgio Bisagna: «Nessuno contesta l’esistenza della delega, ma semplicemente non è stata indicata nel provvedimento di espulsione né tanto meno prodotta successivamente. Al netto di polemiche che non è mia intenzione fare, devo precisare tuttavia che il ricorso è stato tempestivamente notificato alla Prefettura. Quest’ultima ha ritenuto di non presentarsi davanti al giudice di pace per svolgere le sue deduzioni difensive e, quindi, il giudice ha deciso sulla scorta di quanto censurato da parte del difensore. Per mia formazione deontologica e per rispetto delle istituzioni non è mio costume valutare o commentare in sedi che non siano quelle proprie le sentenze e i provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Le sentenze si rispettano e sono vincolanti per tutti.Istituzioni pubbliche comprese. Sempre».


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