Valledolmo, i cambiamenti raccontati dai volti dei protagonisti Arriva Maravigghia: la mostra fotografica e un documentario

La sopravvivenza e la conservazione di un piccolo centro abitato passano anche e soprattutto dalla memoria. Dalla tutela di quelle piccole peculiarità che rendono quel luogo unico e per questo legano e uniscono, in un certo modo, le persone che lo abitano. Maravigghia è un progetto nato a Valledolmo proprio con questo intento. Un lavoro di ampio respiro, all’interno di un progetto promosso dal comitato che sostiene la causa del liceo classico locale, che si propone di «creare un dialogo tra gli studenti del liceo, la comunità e il mondo circostante». E per fare ciò si sono messi nelle mani di un fotografo d’esperienza come Gianni Nastasi e di Giuseppe Sangiorgi, attore e regista valledolmese sulla scia di un corso fotografico già avviato dal professore Basilio Vallone, ha ideato un percorso che comprende un documentario e un’istallazione fotografica allestita lungo il corso principale di Valledolmo. Un’esperienza che vede come protagonisti alcuni cittadini Valledolmesi che hanno attraversato le mutazioni sociali e tecnologiche del novecento, e sono approdati in un presente saturo di prodigi e contraddizioni.

Ma non solo, la maravigghia del titolo sta anche il sentimento che ha accompagnato gli intervistati durante il racconto della propria vita: i ricordi dell’infanzia difficoltosa, eppure felice, i bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, il primo bacio dato di nascosto, da fidanzati, oppure solo dopo il matrimonio, i lutti dovuti alla terribile mortalità infantile. E ancora le esperienze degli antichi mestieri in via di estinzione, la gioiosa preparazione per i balli che invadevano le case nel periodo del carnevale, la devozioni ai santi fatte di preghiere e purmisioni e, infine, il rapporto con la morte, a tu per tu, come fosse un parente lontano, evento misterioso e naturalissimo. La meraviglia ha pervaso l’animo di Giuseppe Sangiorgi, che ha ascoltato e ripreso tutti e tredici i racconti, assistendo a prodigiose mutazioni di ringiovanimento dei volti, oppure di doloroso invecchiamento, a seconda di cosa quei volti raccontavano. Meravigliato è stato il maestro Gianni Nastasi di trovare a Valledolmo così tante facce pregne di vita, visi bellissimi e generosissimi, che stavano davanti l’obbiettivo della macchina fotografica con un misto di disagio e inaspettata naturalezza. 

Il documentario è ancora in fase di lavorazione e verrà presentato al pubblico durante il periodo finale dei festeggiamenti in onore del patrono Sant’Antonio, che a Valledolmo si festeggia il 18 agosto per consentire il rientro dei tanti concittadini che vivono fuori. La mostra fotografica sarà invece inaugurata il 13 agosto e sarà fruibile fino al 8 settembre. Comprenderà tredici gigantografie di 2,20 x 1,50 metri sospese a circa 4 metri d’altezza: tredici ritratti che si alterneranno alle luminarie tipiche della festa. Ad ogni ritratto verrà associato un pannello con la foto in piccolo, le generalità, e uno stralcio dell’intervista di ognuno. L’idea è stata quella di creare un dialogo tra i volti ritratti e i passanti, o meglio passiànti. Il confronto tra generazioni diverse, tra le storie di un passato lontanissimo ma ancora vivo e un presente spesso distante e distratto.

Nino, Maria, Stefana e Rosaria, Piddu, Carmela, Totò, Rosario e Ninetta, Pino, Giuseppina, Marino, Rosaria, Maria Rosa, Mariano, Carmela e Graziella, saranno presenti all’inaugurazione del 13 agosto, alle 19 in piazza dell’Olmo, insieme a Gianni Nastasi, Giuseppe Sangiorgi, Basilio Vallone, il sindaco Angelo Conti e l’amministrazione comunale.


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