A una settimana di distanza dalla consegna dei primi lavori per l'anello ferroviario, i commercianti continuano a segnalare ritardi e problemi. «Abbiamo chiesto la videosorveglianza, e vogliamo sapere se esiste un cronoprogramma». Mentre il loro avvocato denuncia: «Comune e Rfi stanno giocando allo scaricabarile»
Viale Lazio, strada riaperta ma ancora polemiche «Tutto uguale a prima, dove sono gli sgravi fiscali?»
Si riuniscono al bar Sicilia, come se fossero un gruppo carbonaro. E analizzano atti, confrontano ciò che sanno e che gli viene riferito dal personale Tecnis, dal Comune e da Rfi, si mobilitano per attenuare i disagi. Sono i commercianti di viale Lazio e via Sicilia, le due vie interessate dai cantieri dell’anello ferroviario. A una settimana di distanza dalla riapertura di viale Lazio, denunciano come – almeno per loro – non sia cambiato granché. Anche se da otto giorni l’accesso alle auto tra via Libertà e viale Campania è di nuovo consentito.
«Dopo la notizia della riapertura della strada, sono pure arrivati i proprietari dei locali dove abbiamo le nostre attività, per chiederci di ridefinire i termini dell’affitto» raccontano Alberto e Chiara, titolari della fumetteria Otaku Sensei all’incrocio tra viale Lazio e via Sicilia. «Ma che senso ha, quando non sappiamo neanche a che punto sono arrivati i lavori del cantieri? Noi tra l’altro siamo arrivati da qui pochi mesi. Quando abbiamo scelto di aprire qui la nostra attività commerciale abbiamo fatto prima un’indagine di mercato. E lo abbiamo fatto con la prospettiva che si riaprisse di lì a breve. Invece non ci sono date certe». In realtà, nell’ultima ordinanza sindacale, il Comune indicava come termine per la riapertura di via Sicilia il 30 aprile 2019. C’è da aspettare un anno, insomma, anche se i ritardi accumulati in viale Lazio (oltre un anno) non fanno ben sperare. Restano i problemi, tra l’altro: l’assenza di parcheggi in zona, ad esempio, così come la parte di cantiere in viale Lazio che continua a ostruire la presenza dei negozi.
«Per noi non è cambiato nulla – segnalano ancora i due commercianti – è tutto uguale a prima. In campagna elettorale erano stati promessi degli sgravi fiscali, che fine hanno fatto? Noi tra l’altro siamo stati lasciati al buio, sia i nostri clienti che i residenti hanno paura ad attraversare l’angusto spazio che c’è tra il cantiere e i palazzi». Insieme a loro c’è anche Gabriele Citarrella, tra i più attivi cittadini della zona e presidente del comitato civico sorto dopo la nascita dei cantieri per la realizzazione dell’anello ferroviario. «Tramite Pec ho chiesto la videosorveglianza – racconta – ma non ho ricevuto risposta. Voglio ricordare che per l’anello ferroviario non esiste manco un cronoprogramma. Non è un caso che quando Orlando, in piena campagna elettorale, raccontò al cinema Golden come era cambiata la città dedicò solo una veloce slide alla metropolitana».
Il tema rimane caldissimo e attualissimo: nei giorni scorsi le segreterie provinciali di Cgil, Fillea, Fiom e Filt hanno ribadito la propria contrarietà al recesso del contratto annunciato dalla Sis per quanto riguarda il passante ferroviario. Il rischio, secondo i sindacati, è che si blocchino i lavori restanti. E se dovesse avvenire a ruota si bloccherebbero tutte le altre opere che, nelle intenzioni del Comune, dovrebbero rivoluzionare la mobilità cittadina: anello, tram e nuove linee del tram, il doppio binario per il collegamento in 45 minuti da Cefalù a Punta Raisi. Uno scenario non molto dissimile dall’anello ferroviario, dove il Comune continua a sostenere la necessità della rescissione del contratto tra Rfi e Tecnis. La prospettiva però non convince i commercianti, che temono in questo modo ulteriori ritardi. Anche per questo motivo otto di loro hanno mosso una richiesta di risarcimento danni. A rappresentarli c’è anche l’avvocato Michelangelo Girandoli. «In questo caso tutto parte dalla convenzione tra Comune e Rfi – afferma il legale -. I due enti stanno giocando allo scaricabarile sulle responsabilità: chi è il committente? chi è il soggetto attuatore? Per noi il Comune è responsabile a prescindere, perchè è proprietario delle strade. I termini per la risoluzione del contratto c’erano sin da quando Tecnis è andata in amministrazione straordinaria, così come prevede il contratto d’appalto».