Su Cuffaro e Dell’Utri, Lagalla respinge le critiche «La mia storia pulita, non permetto sia sporcata»

Il programma è pronto e Roberto Lagalla ne appare piuttosto orgoglioso mentre lo tiene in mano tra i corridoi dell’Assemblea regionale. 43 pagine che racchiudono il lavoro di «circa venti esperti che avevamo riunito due o tre settimane fa all’hotel Politeama. Avevamo concordato le linee guida generali del programma e abbiamo fatto un elaborato». Partenariato pubblico-privato, ricorso massivo all’associazionismo e al volontariato in una sorta di patto civico per la gestione delle fragilità e dei servizi sociali e azione di revisione forte sulla macchina del Comune i punti salienti del piano del candidato sindaco del centrodestra alle prossime Amministrative per Palermo. Ma a tenere banco sono le voci pubblicate a mezzo stampa, alcune delle quali riguardanti inchieste che hanno coinvolto l’ex rettore. 

«Tra poco troverò scritto da qualche parte che ho messo la bomba a piazza Fontana nel 1969 – dice scherzando – Una cosa che produce profonda amarezza in chi riceve insulti di questo genere, perché di insulti si tratta. Altra cosa che si dice è che ho limitata attrazione per girare, non è così: sto incontrando gruppi, categorie, persone, sto svolgendo riunioni, ho incontrato persone, ho girato per le strade, mi fa piacere che i cittadini mi riconoscano e mi salutino, ma soprattutto, ho previsto, subito dopo la presentazione dei candidati, di trasferirmi per le vie della città con un camper che girerà le circoscrizioni e i quartieri, per potere interloquire direttamente con le persone».

E poi ci sono gli attacchi da parte dei contendenti, che non hanno perso occasione per far pesare sulle spalle dell’ex assessore regionale l’appoggio in coalizione di Totò Cuffaro e il placet ricevuto da Marcello Dell’Utri. «Io di questa storia non ne posso veramente più – dice Lagalla – La stanno strumentalizzando, montando e lanciando contro di me, non intendo rispondere alle provocazioni finché resteranno tali. Certamente posso dimostrare con il mio curriculum, nella mia vita e nella storia personale di non aver mai avuto a che fare con la mafia. Il mio rapporto con l’onorevole Cuffaro è antico, documentalmente dimostrato perché sono stato suo assessore, insieme abbiamo chiuso un piano di rientro che nessun altro aveva chiuso prima. Che poi l’onorevole Cuffaro abbia avuto problemi giudiziari e oggi sia non mio interlocutore, ma a capo di una forza politica regionale che è all’interno di una coalizione che ha trovato in me la sintesi è altra cosa. Non trovo alcun articolo di legge, nessun punto della Costituzione, che mi dica che devo respingere questa lista fatta tutta di candidati che ovviamente hanno le carte in regola».

Ma è sulla presunta interlocuzione con il braccio destro di Silvio Berlusconi, su cui grava una condanna per mafia, che il candidato sindaco di Palermo si anima maggiormente, arrivando persino ad alzare la voce. «Per quanto riguarda il rapporto con Dell’Utri – spiega – sono stato oggetto passivo di un’attestazione personale di considerazione da parte sua. Che questo possa dare fiato alle trombe, che dicono che sia un mio possibile ispiratore di azione di governo, di progetti di governo, c’è la mia storia che parla, che è una storia adamantina, pulita e non intendo farla sporcare da nessuno».


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