Freddo, le storie dei clochard e il supporto delle associazioni «Non vanno in dormitorio per paura di perdere posto sicuro»

Dorme in un sottoscala alla Missione Speranza e Carità di Biagio Conte. Mette in condivisione le sue capacità con il centinaio di persone della struttura di via Archirafi. Giuseppe ha 63 anni, vive da ormai due anni in promiscuità in cambio di un tetto e un pasto. «Per 35 anni ho fatto il barbiere, poi sono mancati i clienti – dice – e sono capitato qui, adesso taglio i capelli agli ospiti della struttura. Certo, almeno con questo freddo sono al coperto ma comunque siamo a disagio, tutti vorremmo avere un posto nostro». Gli fa eco Antonino detto Nino, un signore che mostra molti più dei suoi 66 anni: «Mi piacerebbe tornare a casa, stare coi miei figli. Io sono in pensione ma prendo la minima, non mi basta per un affitto. Avevo una casa insieme a mia moglie, poi ho perso lei, poco dopo il lavoro e mi è crollato il mondo addosso». 

Il gelo di questi giorni, che non accenna a terminare, pone la questione irrisolta dei senzatetto a Palermo. L’accoglienza finora si è prodigata soprattutto attraverso le associazioni di volontariato. All’Arci Porco Rosso, ad esempio, è andata a buon fine la raccolta coperte e vestiti – che sono stati poi distribuiti direttamente ai clochard e portati alle strutture di Biagio Conte. «Hanno donato tutti – dice Luigi, un attivista del circolo – sia i nostri associati che gente comune venuta appositamente. Questo mi rincuora, episodi del genere ti fanno pensare che se si è solidali c’è ancora una speranza per il genere umano». 

Il Comune in una nota segnala che «sono rimasti inutilizzati alcuni dei posti letto aggiuntivi che erano stati predisposti dal Comune presso il dormitorio comunale e in collaborazione con gli enti del volontariato e dell’assistenza. Sono stati infatti 13 i posti non utilizzati la scorsa notte». E facendo un giro tra i senzatetto abituali sono essi stessi a confermare il rifiuto dell’assistenza. Ma per motivi facilmente prevedibili. Come il senzatetto che da anni staziona davanti il teatro Biondo. Mentre con una scopa pulisce il proprio angolo e toglie il residuo della pioggia di ieri, conferma che la sua paura è quella di perdere i pochi beni a sua disposizione. «Io i cani non li lascio – dice – lì non me li fanno entrare e poi non mi va di dormire insieme agli altri, alla fine con le coperte che ho ce la faccio». La conferma viene anche da Giuseppe Li Vigni, presidente degli Angeli della notte Onlus. «I clochard – dice – lasciano riluttanti la strada per un posto caldo perché hanno paura di perdere un posto letto sicuro guadagnato con molta fatica. Oppure c’è chi dorme in un’auto che considera la sua abitazione. C’è un ebanista che vive in una macchina al Capo. Non trova lavoro: dormiva prima alla Cala, ma ora si è trasferito qui e difficilmente lascerà la sua postazione». Secondo Li Vigni, però, il dormitorio comunale sarebbe comunque al collasso: «In questo giorni stiamo affrontando una situazione di emergenza, piazzetta della Pace spesso è satura. Sono quaranta posti letto e in poco tempo diventa strapieno, impossibile accogliere altra gente».

Se temperature così rigide forse erano poco prevedibili, di sicuro l’esistenza dei senzatetto è un fenomeno conosciuto. «Questa era un’emergenza annunciata – denuncia il presidente di Addio Spreco e Lotta per la casa Nino Rocca – in questi ultimi anni sono morte cinque persone che vivevano per strada. Negli ultimi cinque anni le persone che vivevano per strada erano 100 e ora sono 250: il problema è che questa amministrazione non ha saputo risolvere in questi anni il problema. In questa città c’è una persona come Biagio Conte che assiste più di mille persone mentre il Comune ha saputo solo finanziare un dormitorio in piazza della Pace che, tuttavia, può ospitare quaranta persone e che, a volte, ne ospita 60-70, diventando invivibile». Ma nel mirino di Rocca finiscono anche le parrocchie cittadine: «Ci sono sono circa 200 chiese in città: se aprissero le porte come dice papa Francesco e accogliessero ciascuna un senza casa nella propria sacrestia, avremmo risolto il problema».


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