A 21 anni dalla morte di Giuseppe Fava

 

Il 5 gennaio del 1984 la vita di Giuseppe Fava veniva barbaramente spenta dal piombo della mafia, in via dello Stadio, oggi a lui intitolata, nei pressi del Teatro Stabile. A ventuno anni da quella tragica sera, la Fondazione Giuseppe Fava rende omaggio al direttore della testata giornalistica “I Siciliani”, con una toccante quanto sentita rappresentazione drammaturgica: “L’istruttoria – Atti del processo in morte di Giuseppe Fava”, curata da Ninni Bruschetta (che recentemente ha interpretato i panni del Commissario Cassarà nella fiction Paolo Borsellino) e Claudio Fava.

Alle ore 19.15 la sala del Centro culturale Zo (i cui gestori verranno a più riprese ringraziati per lo spazio fornito) è già gremita; occorre spostare un po’ di gente nella saletta attigua che pur non permettendo la visione dello spettacolo, ma solo l’ascolto, si riempie nel giro di pochi minuti.

Prima che le luci si spengano per i trenta minuti di scena previsti, viene ricordato lo sforzo della Fondazione, impegnata nell’educazione antimafia, senza alcun pubblico finanziamento o aiuto di qualsiasi voglia natura, in memoria del lavoro, della passione, dei sogni e di quel senso di futura speranza che Fava e i suoi “carusi” mettevano in campo ogni giorno.

L’attore Giovanni Moschella, accompagnato dal commento sonoro incalzante dei Dounia, rilegge i passi più importanti del processo, dando voce a mafiosi, politici, giornalisti, ora con la flemma dell’uomo d’onore, ora con lo stupore di chi fa finta di nulla, di spalle, frontalmente, rispondendo alle domande del giudice, che non sentiamo, ma che conosciamo.

Occhi lucidi di commozione tra i presenti mentre vengono raccontati preparativi e fasi salienti del meschino agguato, quando si ricorda l’onesto “tirare a campare” per fare andare avanti il giornale, quando si richiama alla memoria Giuseppe Fava, l’uomo, il giornalista, l’eroe italiano.

Di nuovo le luci, lo spettacolo è durato poco ma grande è stata la sua intensità, d’altronde è una storia a noi tutti nota, o forse no?

Permettete, in chiusura, una breve riflessione da parte di chi scrive: la mafia di pistole ne ha tante, non diventiamone i silenziatori.


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