Progetto TEATRO/ANARCHIA RIVOLUZIONE

Nell’ambito del progetto TEATRO/ANARCHIA RIVOLUZIONE …per una drammaturgia del pensiero, promosso dal Gruppo Iarba e dal CTS Centro Teatrale Siciliano e dal Corso di laurea in Sciente storiche e politiche della Facoltà di Scienze Politiche di Catania, giovedì 16 dicembre alle ore 21 a Catania, presso Camera Teatro Studio di viale Mario Rapisardi 443 sarà proposto lo spettacolo
 
MAX STIRNER: L’UNICO E LA SUA PROPRIETA’ 
riduzione e drammaturgia Nino Romeo con Graziana Maniscalco
Spesso mi hanno chiesto -spesso mi sono chiesto- perché sono -mi definisco- anarchico. Ogniqualvolta mi sono posta -mi hanno posto- la domanda, ho manipolato -come per riflesso- l’interrogativo: perché non posso non definirmi -non essere- anarchico. Da tempo Max Stirner (che mai s’è definito anarchico) mi ha dettato le precondizioni per rispondere all’interrogativo: con il suo L’Unico e la sua proprietà, Stirner ha concatenato, una dopo l’altra, le maglie dei domìni, mostrandomi -mostrandoci- la catena unica dell’oppressione. Estreme, senza concessione alcuna, le argomentazioni de L’Unico; come estrema è l’affermazione che, posta in apertura e chiusura, le racchiude, come in parentesi: Io ho fondato la mia causa sul nulla. Stirner non rinnega soltanto, non si limita a rimaneggiare, non sostituisce ad essenze del passato altre essenze a lui contemporanee; demolendo i caratteri di necessità e di diritto attribuiti a dio, alla religione, allo stato, alla borghesia, alla società, all’umanità, dà loro il titolo di fantasmi: nullifica non soltanto la loro funzione, ma la loro stessa essenza ed esistenza: nichilismo ontologico. E dalle macerie che si lascia dietro lungo un percorso serrato e consequenziale, Stirner fa emergere l’io: non l’uomo in astratto, l’uomo in sé: l’io in carne ed ossa, l’io materiale. L’individualismo radicale -e insuperato- di Stirner è già materialismo che non prevede qualificazioni né aggettivi poiché prende il via dai bisogni e dalle aspirazioni di chi, unico, può promuovere forme sociali basate sulle unicità: l’io. La precondizione posta da Stirner ci fornisce una ragione materiale per abbattere e prevenire ogni sistema -formale o sostanziale- di dominio e d’oppressione; e diventa punto di riferimento irrinunciabile per ogni processo di liberazione e di totale affrancamento: poiché soltanto l’io libero e liberato, nella sua materialità, può riconoscere altri io materiali e contigui. “Io sono veramente libero quando tutti gli esseri che mi circondano, uomini e donne, sono egualemente liberi” dice Bakunin, quasi ribaltando la concezione individualistica stirneriana; ma non negandola; anzi, accettandone il presupposto fondamentale: l’io può diffondere ed espandere la sua unicità soltanto in quella forma di libero accordo (societa?) in cui altri unici non disperdono la propria unicità. E Bakunin, Proudhon e Kropotkin (coloro cioè che hanno gettato le basi della progettualità anarchica, che pure non avevano molte simpatie per l’individualismo stirneriano) hanno un debito nei confronti di Stirner. Un debito che noi, a distanza di oltre un secolo, accertiamo: l’aver posto per primo, e in maniera estrema -nel senso del non ritorno- la centralità dell’individuo, evitando così al pensiero anarchico, sin dalle sue prime formulazioni, qualsiasi deriva verso l’arbitrio e l’autoritarismo. E la teorizzazione o la realizzazione di forme sociali in cui la collettività spiritualisticamente concepita e organizzata -per dirla con Stirner- si sovrappone all’individualismo materialista, ci mostrano -mi mostrano- la contemporaneità di Stirner (oltre che, naturalmente, dell’Anarchismo). La centralità dell’individuo nell’argomentazione stirneriana consente di superare il centralismo ontologico, poiché l’io unico materiale è già decentrato: ogni singolo individuo, riconquistando e ricomponendo la propria unicità, è centro a se stesso. E l’insieme di queste centralità, singolari e uniche, esautora di centralità la gerarchia delle idee e delle istituzioni. Certo, Stirner non evita del tutto le trappole maliose del sistema triadico hegeliano: il suo io unico ci appare -mi appare- oggi, quando è stato raggiunto e riappropriato, cristallizzato. Ma abbiamo dovuto percorrere -ho dovuto percorrere- quei sentieri per attribuire al nostro -al mio- io i caratteri contemporanei dell’io dinamico, sperimentale, dubitativo. Non voglio avere -non ho mai avuto- rapporti fideistici con nessuna forma di pensiero; tantomeno con il pensiero stirneriano che prende la fede -sotto qualsiasi spoglia- a randellate. Di Stirner, come di altri, mi approprio, ne faccio mia proprietà: per costruire il mio pensiero che proclamo come unico anche in una società gerarchizzata e fondata sull’arbitrio.
Nino Romeo

Giovedì 16 dicembre alle ore 10 a Catania, presso l’Aula Magna di Scienze Politiche di via Vittorio Emanuele 49

MAX STIRNER
a cura di Enrico Ferri, Università di Roma Tre
Johannes Caspar Schmidt (pseudonimo Max Stirner, per via della fronte spaziosa) nasce a Bayreuth, in Baviera, nel 1806. Insegnante privato, segue a Berlino le lezioni di Hegel e dopo la morte di questi si avvicina al circolo dei “Liberi – Die Freien”, tra i quali militavano i fratelli Bauer, Feuerbach e i futuri teorici del comunismo autoritario, Marx ed Engels. Autore de L’unico e la sua proprietà, pubblicato nel 1843, e di altri pochi scritti minori, frutto estremo della riflessione critica che attraversava in quegli anni l’ambiente hegeliano di sinistra, sarà per ciò stesso, dietro pressioni delle autorità di polizia berlinesi, licenziato dal collegio femminile in cui era impiegato e costretto a impiantare attività commerciali fallimentari che lo porteranno anche in carcere per debiti. Abbandonato dalla seconda moglie (la prima era morta di parto nel 1837), muore nella più completa solitudine nel 1856. La sua opera maggiore verrà “riscoperta” e diffusa dal poeta anarchico anglo-tedesco John-Henry Mackay nell’ultimo decennio dell’Ottocento. Pur legato per stile e dialettica all’insegnamento hegeliano, Stirner è colui che ha più profondamente rifiutato la dimensione religiosa e statalista di quel pensiero, e dei sistemi “umanitari” (inclusi il socialismo di Proudhon e il comunismo di Marx) che ripropongono forme autoritarie e alienanti di esistenza. L’alternativa allo Stato e alla società – termini che Stirner identifica fra loro – è l’Unico, individuo egoista e proprietario di sé, che si libera di tutte le pastoie esterne facendo leva sulla sua individualità differente e sull’unione, contingente e reciproca, con altri individui suoi simili.

Enrico Ferri, nato nel 1953 a Roma, Enrico Ferri insegna Filosofia del diritto nell’università di Roma Tre e Socilogia del diritto nell’università di Cassino. Ha partecipato a numerosi convegni (tra i quali: “Individuo e insurrezione”, Firenze, 1992; “Max Stirner e l’individualismo anarchico”, Napoli, 1994; “Anarchici ed Ebrei”, Venezia, 2000) e collabora a varie testate giornalistiche e a periodici libertari (“A-Rivista Anarchica” di Milano, “Libertaria” di Roma, “Réfractions” di Lione, ecc.), principalmente su tematiche concernenti l’individualismo filosofico e i suoi rapporti con il diritto. A Max Stirner ha dedicato due fondamentali monografie (L’antigiuridismo di Max Stirner, Giuffré, Milano, 1992; La città degli unici. Individualismo, nichilismo, anomia, Giappichelli, Torino, 2001) e alcuni saggi in volume (tra cui: “Dimensioni della rivolta in Max Stirner”, in Individuo e insurrezione, Il Picchio, Bologna, 1993; “La rivolta stirneriana contro il mondo moderno”, in Max Stirner e l’individualismo moderno, CUECN, Napoli, 1996). Ne L’antigiuridismo di Max Stirner, Ferri ricostruisce in modo sistematico e sottopone a critica sia la parte negativa che quella propositiva dell’opera di Stirner, individuandone alcune contraddizioni. Ne La città degli unici l’esame prosegue in un confronto serrato con la filosofia degli hegeliani radicali (in particolare Bauer, Feuerbach ed Engels), di Marx, di Nietzsche, dei teorici di destra, di cui coglie affinità e influenze. La parte centrale del libro è tuttavia dedicata all’annosa questione dei rapporti dell’individualismo stirneriano col pensiero anarchico classico, nei confronti del quale Ferri rileva illuminanti confluenze ma anche distanze progettuali.


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