Accidentaccio! Un altro black – out

Avevamo avvertito i nostri lettori di possibili altri black-out dell’informazione, aspettando fiduciosamente un accordo fra le due parti coinvolte nella contesa. Sono sempre le stesse: da una parte la FNSI, Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dall’altra la FIEG, Federazione Italiana degli Editori.

Il contratto dei giornalisti, ormai scaduto nel marzo del 2005, non è stato ancora rinnovato e più si va avanti più la situazione sembra essere sempre più grave. Un primo segno di protesta già l’8 dicembre del corrente anno, quando le testate giornalistiche presentarono i servizi televisivi senza le firme dei redattori. Lo stesso fecero i quotidiani. Pochi giorni fa, esattamente lunedì 18 e martedì 19 dicembre, c’è stato un altro sciopero dei giornalisti delle televisioni e delle radio nazionali. Inoltre si prospettano altre giornate di sospensione dell’informazione per i redattori dei quotidiani, delle agenzie di stampa, dei periodici on-line e degli uffici stampa pubblici e privati, in date che saranno comunicate dalla segreteria della FNSI.

La stessa federazione afferma che i giornalisti, in questi ultimi due anni, sono costretti ad attuare forme di lotta tra le più dure nella loro storia, a causa dell’intransigente posizione di chiusura al dialogo ed alle trattative da parte della FIEG e della pubblica amministrazione. Questi scioperi sono la conseguenza di una vertenza di cui sono unicamente responsabili gli editori, tuttavia il Sindacato dei giornalisti ribadisce per l’ennesima volta la propria disponibilità a discutere tutte le proposte della controparte, che non contrastino con il principio della difesa dell’indipendenza del giornalismo italiano.

Eppure sembrava che le cose stessero cambiando, da quando il sindacato aveva ottenuto un positivo risultato con la firma, alla presenza del Ministro del Lavoro Cesare Damiano, dell’intesa per il volontario conferimento dei trattamenti di fine rapporto al Fondo di Previdenza Complementare. Un accordo tecnico importante poiché garantisce a tutti i giornalisti contrattualizzati la possibilità di avere i propri Tfr amministrati da un organismo autonomo ed efficiente. Poi a riportare la situazione come prima ci hanno pensato gli editori, con le loro assurde pretese, ricordiamole in breve: la loro richiesta è quella di ridurre di quasi il 30% lo stipendio dei giornalisti ed impoverirne l’Istituto di Previdenza, minacciando le pensioni degli addetti ai lavori. Inoltre vogliono sostituire il lavoro dipendente con tutte le forme di precariato possibile bloccando ogni misura di riassorbimento dei disoccupati. Si tratta di proposte che chiaramente tendono ad umiliare i lavoratori dell’informazione e che causano un peggioramento del sistema informativo, a discapito del pluralismo e della libera informazione. Allo stato attuale delle cose gli editori mostrano solo di essere interessati a migliorare i profitti contenendo i costi e non mostrando attenzione alla qualità editoriale ed a tutto il grande lavoro che sta dietro la produzione dell’informazione.

Il problema è ancora più grave per tutti coloro che hanno dei rapporti di collaborazione con le testate giornalistiche e per altri giornali, come Step1 ad esempio, che un giorno avrebbero l’aspirazione di diventare delle realtà più importanti.

Alla luce di questi altri black-out, scusate il bisticcio di parole, i collaboratori non possono fare altro che affidarsi ai loro caporedattori, continuando il loro lavoro con costanza ed impegno, sperando che in un giorno non troppo lontano la situazione possa cambiare. I giornali più ‘piccoli’, dal canto loro, portano avanti il loro lavoro e le loro idee, ma senza alcuna certezza di una migliore prospettiva.

Così come ribadito in altre circostanze, l’assiduità e la serietà di tutte le testate giornalistiche non è mai cambiato, nonostante le gravi problematiche di questi ultimi due anni, tuttavia pare proprio che questo grande impegno non sia stato degnamente riconosciuto.

Mi permetto di aggiungere una riflessione personale, anche se in un articolo non sarebbe concesso. Credo di poter parlare a nome di tutti i miei amici redattori di Step1, quando dico che malgrado le prospettive non siano delle più rosee, i nostri lettori avranno sempre da noi un’informazione costante e coscienziosa e che il nostro impegno non verrà mai a mancare.


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