Assessore, mi consenta, ma quei bambini… in riva al fosso?

Alle 8,30 del mattino Catania è sveglia da un pezzo, il cuore pulsante della città è già in fermento, piazza Dante si popola di giovani universitari, professori, e vecchiette pronte a soddisfare il loro bisogno di visitare il luogo sacro della chiesa di san Nicola, chiesa che getta lo sguardo sulla scalinata della piazza. Passando da quelle parti difficilmente si resiste alla tentazione di ammirarne, almeno per una volta, il prezioso contenuto; è proprio questa curiosità ci spinge a notare un preziosissimo gioiello in stile barocco: il grandioso organo settecentesco opera di Donato del Piano “maximum et mirabile”. Ma perché per lo splendido organo recentemente ristrutturato e situato di fronte al portone centrale l’assessorato alla cultura del comune di Catania ha messo a disposizione tanti di quei soldi, invece di pensare ad una soluzione al problema che emerge al tramonto, quando il contrasto appare evidente?

Ore 20,30, piazza Dante si trasforma da roccaforte clericale a centro d’accoglienza per dei ragazzi che, così continuando, si ritroveranno dei “senza futuro”. Frasi sconnesse, un italiano appena accennato, una volgarità al limite dell’imbarazzante, una tavola di legno piena di chiodi e utilizzata come un rudimentale scivolo, sono tutte caratteristiche che delineano l’identikit del popolo che abita la zona, piccole anime tra i 6 e i 12 anni lasciate allo sbaraglio, senza una famiglia che li segua nemmeno durante le incursioni sempre più frequenti che si verificano ai danni di ignare studentesse che, al tramonto, si vedono costrette a schivare le aggressioni dei piccoli della zona. Della spensieratezza tipica di quell’età nemmeno l’ombra.

Chi dovrebbe salvaguardare “l’habitat” culturale nel quale questi piccoli sono costretti a vivere, se non chi si occupa di “cultura” a Catania? L’assessore alla cultura di Catania Giuseppe Maimone ha provveduto ad arricchire i capisaldi del sistema religioso della città, senza preoccuparsi di garantire anche ai bambini dei quartieri più a rischio un luogo dove poter scorazzare e divertirsi senza creare problemi, affinché non diventino dei “cultori della strada”.

Ma cosa ne pensa l’assessore? Dopo quarantotto ore di telefonate a centralinisti che si sono rifiutati di far sì che potessimo parlare con l’assessore e di recarci sul posto, ed una e-mail che mai ha ricevuto risposta, non possiamo sapere l’opinione dell’assessore in merito a questa triste realtà. Le giustificazioni dei centralinisti parlano di un’impossibilità a riceverci da parte dell’assessore a causa di riunioni apparentemente interminabili.

Sull’enciclopedia alla parola cultura spunta una definizione: “Ogni società ha un proprio patrimonio culturale, ed ogni cultura si sviluppa in una società”. Ma le persone scelte come paladini dell’organizzazione cittadina non dovrebbero preoccuparsi solo dell’estetica della società di cui siamo protagonisti e ispirarsi quindi esclusivamente ad un estetismo d’annunziano, dovrebbero invece scendere dal loro piedistallo, mischiarsi alle masse e rendersi conto di quanto la città di Catania sia in debito con quei piccoli portavoce del suo domani.

Purtroppo la villa Bellini non basta né basterebbe a migliorare la situazione dei bambini che vivono il centro storico della città. Una qualsiasi struttura, un’altalena, uno scivolo, una misera giostra, una palestra gratuita, ludoteche, potrebbero permettere a questi piccoletti di non diventare “animali” da strada; li aiuterebbe ad acquisire quella cultura del vivere in società che il vandalismo tipico di questi ragazzini nasconde.

Assessore, ci consenta, ma è la città a chiederle aiuto; ma salvaguardare il futuro dovrebbe essere il compito di ogni politico?


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