Programma professor Recca (II parte)

[precedente]

Un analogo problema, del quale immediatamente occuparsi, riguarda il trattamento economico del personale sanitario e tecnico-amministrativo dell’Università, che svolge, accanto ai medici, un lavoro di supporto determinante per il buon andamento dell’attività assistenziale nelle Aziende. Anche questo personale, sempre ai sensi del D.P.R. 761/79, ha diritto all’equiparazione economica alle equivalenti figure del Comparto ospedaliero della Sanità sia per le voci stipendiali che per le indennità e gli accessori ospedalieri, in particolare avendo corrisposta eparatamente la RIA ospedaliera dal primo giorno di servizio o, se superiore, l’intera RIA universitaria. Tuttavia, l’art. 28 del C.C.N.L. relativo al personale del comparto Università, che doveva disciplinare l’equiparazione delle figure professionali a partire dal gennaio 2005, non è stato ancora applicato, prolungando così quei contenziosi che, se risolti, eliminerebbero l’ampio malcontento per il danno economico e previdenziale.
Nell’ambito del programma per la Sanità, reputo doveroso dichiarare la mia particolare attenzione per l’Azienda Policlinico, nella quale è massima la concentrazione dei Medici universitari. Essa, presto o tardi, accoglierà quasi tutte le strutture di Medicina e Chirurgia, generali e specialistiche, della nostra Università, e per questo motivo avrebbe dovuto essere l’oggetto di una programmazione attenta e lungimirante. L’Amministrazione dell’Azienda avrebbe dovuto già da anni lavorare di concerto con il Rettore e con la Facoltà di Medicina per una programmazione dell’imminente futuro; e tale programmazione avrebbe potuto prevedere anche la costituzione di nuove strutture dipartimentali, di dipartimenti d’organo o d’apparato, di dipartimenti medico-chirurgici o di altre strutture in grado di inserirsi, al passo con i tempi, in una moderna medicina. In questi ultimi anni, però, abbiamo visto crescere il Policlinico solo in termini di edilizia. Edifici sono stati ultimati, altri sono in fase avanzata di completamento con gare «chiavi in mano ». Per queste strutture è indispensabile che siano subito sentiti i Direttori delle unità operative che dovranno occuparle una volta ultimati i lavori. Ciò al fine di conoscere le esigenze dei reparti e di evitare realizzazioni strutturali e tipologie di attrezzature che potrebbero risultare, com’è avvenuto spesso nel recente passato, non idonee per l’efficienza dei reparti.
Purtroppo, a tutt’oggi non esiste un atto aziendale ed un organigramma concertati con il Consiglio di Facoltà e con le Organizzazioni sindacali; sebbene questi importanti documenti siano stati già redatti, nessuno sa bene in base a quali parametri essi siano stati preparati. A questo proposito, evidenzio quanto importante sia per l’Azienda Policlinico l’apertura di un Pronto Soccorso. Esso, tuttavia, non potrà certo essere istituito secondo quanto suggerito dall’Azienda, ma dovrà avvalersi di un Dipartimento di Emergenza che sia dotato, secondo norma, di proprie risorse umane e strumentali e che, quindi, non poggi sulle strutture (unità operative, servizi) attualmente gestite dalla Medicina  universitaria, che sarebbero inevitabilmente votate al crollo assistenziale. Oggi l’Azienda Policlinico è l’Azienda in cui, paradossalmente, si respira in maniera tangibile un clima di diffidenza e di sfiducia reciproca tra Dirigenza, Comparto e Direzione aziendale, e in cui il personale docente, tecnico-amministrativo e sanitario si sente «non difeso» dal proprio rappresentante legale. Posizioni aziendali, produttività, equiparazione sono solo alcuni degli aspetti della vita aziendale che non vengono affrontati da molti mesi e tale situazione di stallo non fornisce certo nuovi impulsi al settore assistenziale, ma lo fa procedere solo per inerzia. È evidente che tale situazione, proprio all’interno dell’Azienda Policlinico, non può protrarsi per altro tempo ed è, quindi, improcrastinabile un intervento degli Organismi istituzionali dell’Università per chiarificare e sanare attraverso un fermo confronto tutti i numerosissimi problemi pendenti.
Da quanto sin qui esposto risulta evidente quanto gravoso sia l’impegno del futuro Rettore dell’Università nei confronti della Sanità universitaria. Ribadisco, però, ancora una volta, che gli indirizzi e le iniziative del Rettore in materia di organizzazione assistenziale interna non possono essere verticistici, ma devono invece scaturire da una concertazione fattiva e obiettiva non solo con il Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia, ma con tutto il personale docente, tecnico-amministrativo e sanitario in grado di proporre iniziative atte a migliorare la qualità della Sanità universitaria. Sarà, ad esempio, certamente utile costituire Commissioni di Facoltà per aree di competenza che portino avanti programmi realmente condivisibili e praticabili, che indichino le reali priorità organizzative e di destinazione dei finanziamenti di Ateneo e di altra fonte, sulla base di credibili piani di sviluppo didattico-scientifici e aziendal-assistenziali da sottoporre al vaglio degli Organi statutari. Precisi e corretti parametri devono essere utilizzati per identificare le migliori energie progettuali e le grandi forze produttive esistenti nella Facoltà, riconoscendole e supportandole adeguatamente rispetto al valore posseduto e all’impegno profuso. Pertanto, devono essere incentivati e rapidamente programmati lo sviluppo di carriera accademica e l’assegnazione di responsabilità assistenziali, che debbono avvenire con criteri veramente meritocratici, che tengano conto dei titoli scientifici, ma che non disconoscano o sottovalutino le reali capacità professionali. Nel contempo, è necessario procedere al reclutamento di nuovi docenti ove non disperdere e invece utilizzare tutti i validi apporti provenienti dai dottorati, dagli specializzati, dagli interni, ecc.
Per quanto concerne i rapporti tra Sanità universitaria e Servizio sanitario nazionale, il mio primo impegno nei confronti dei medici universitari è quello di procedere al chiarimento applicativo del Protocollo d’intesa tra l’Università di Catania e Regione Sicilia, interpretando e applicando correttamente quanto previsto dal D.L. 517/99 non solo per quanto riguarda le norme in materia di trattamento economico, ma anche per quanto riguarda il debito orario, pari al 50%, precisando con le Aziende il numero di ore dovute settimanalmente e le modalità di rilevazione, in modo da tutelare sempre e con determinazione sia l’appartenenza giuridica che l’espletamento dei compiti didattico-scientifici e formativi propri dell’Università.
Sono grato ai numerosi docenti, tecnici, amministrativi e sanitari della Facoltà di Medicina per il prezioso contributo fornitomi nella preparazione del punto di programma relativo alla «Sanità».

Conclusioni
Nel prossimo triennio, l’obiettivo comune deve essere quello di fare tesoro di tutte le opportunità offerte dall’autonomia, da interpretare con grande senso di responsabilità, per consentire il rilancio del nostro Ateneo e raggiungere una posizione più competitiva a livello nazionale ed internazionale, e di rispondere alle esigenze e alle richieste della comunità territoriale con adeguata capacità.
Per questo è necessario l’impegno di molti Colleghi e di molte Colleghe che – nel rispetto delle pari opportunità – saranno delegati/e, di norma, per compiti specifici e degli Organi collegiali che saranno organizzati per Commissioni di lavoro e, nel rispetto dello Statuto, che saranno considerati dal Rettore indispensabili e preziosi punti di riferimento per la realizzazione delle aspirazioni dei nostri studenti, dell’intera comunità universitaria e del territorio di riferimento.


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