Il programma del professor Recca

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA

CANDIDATURA A RETTORE
PER IL TRIENNIO 2006-2009
Antonino Recca

Indice

Programma per la candidatura a Rettore dell’Università di Catania
1. Le Riforme strutturali: l’ammodernamento del quadro istituzionale,
ovvero le modifiche di Statuto e dei Regolamenti »
2. La Didattica »
3. La Ricerca scientifica »
4. Il Diritto allo studio »
5. L’Amministrazione »
6. Le Strutture »
7. La Sanità »
Conclusioni »

Programma per la candidatura a Rettore dell’Università di Catania

Il dibattito all’interno del Corpo accademico e del Corpo elettorale nel suo complesso in ordine all’individuazione del nuovo Rettore per il triennio 2006-09 è attivo fin dallo scorso anno. Già da qualche anno, nella prospettiva di una possibile candidatura a Rettore, e quindi di giungere alla meta elettorale con un programma partecipato e condiviso, ho raccolto con quotidiano e faticoso impegno i giudizi, i suggerimenti, le preoccupazioni, i progetti e le aspettative di molti componenti della nostra collettività. Nell’avvicinarsi del momento elettorale, è sempre più venuta emergendo tra di noi la sensazione che la chiara e tempestiva visibilità dei candidati alla massima carica dell’Ateneo, oltre che come espressione di «correttezza» politica, di «buon gusto» sociale, venga percepita innanzitutto come un vero e proprio dovere «etico». Ad una buona conoscenza del futuro Rettore si arriva, infatti, in tempi ponderati, e non improvvisati all’ultimo momento. Ciò perchè il corpo accademico non può esprimere una scelta solo attraverso la lettura di sintetici e fumosi programmi, ma gli dev’essere consentita una matura, cosciente e serena valutazione dell’intera personalità dei singoli candidati a Rettore, in primo luogo del loro spessore umano, scientifico e culturale.
Così, spinto in ciò dalle costanti sollecitazioni da parte della maggioranza dell’intero Corpo accademico, dei Colleghi, degli Studenti e di molti del Personale tecnico-amministrativo – insieme e grazie ai quali, in due lunghi ed operosi anni, sono andato costruendo il programma che illustrerò nelle pagine seguenti –, sento doveroso e propedeutico a qualunque altro mio approccio chiarire le mie idee e la mia posizione pratica circa il ruolo dell’ufficio di Rettore: insomma, palesare, sottoscrivendolo, il mio impegno presente e futuro a tal riguardo.
Per le gravi responsabilità insite in questo esercizio, il massimo rappresentante legale dell’Ateneo deve necessariamente essere espressione della democratica partecipazione di noi tutti, a prescindere dagli orientamenti politici, ideologici e religiosi di ciascuno. Fin dalla loro antica istituzione, le Università degli Studi sono state concepite come istituzioni formative e di ricerca scientifica che, ispirandosi al principio dell’autonomia, si collocavano in posizione contigua all’articolata società civile, considerata nella sua interezza.
Un candidato alla carica di Rettore deve perciò garantire all’intero Corpo accademico e a quello elettorale, prima, durante e finanche dopo l’espletamento del suo mandato, la certezza della propria neutralità politica, ideologica ed istituzionale nell’esercizio delle sue funzioni. E deve anche dare assicurazione che mai utilizzerà il ruolo istituzionale, del quale si troverà investito, per inseguire personali ambizioni di carriera politica. Ciò al fine d’evitare all’intera istituzione universitaria una certa perdita di credibilità, come sembrerebbe dimostrare la nostra recente vicenda. È mio forte convincimento che le funzioni del Rettore siano quelle di semplice promotore, di coordinatore e di supervisore dell’attività dell’Università, con un potere decisionale limitato dalla presenza consultiva e deliberante degli Organi collegiali di governo. La capacità del Rettore di operare scelte democratiche e la trasparenza degli atti scaturenti dal suo mandato determinano direttamente le condizioni di agibilità politica, la dignità e la libertà dei membri  dell’Ateneo, ciascuno considerato nel proprio status di Docente, di Tecnico, di Amministrativo e di Studente. Questa visione del mandato elettorale a Rettore implica di conseguenza l’impegno costante della nostra Comunità per l’attuazione di una piena condivisione, sia degli obiettivi da conseguire, che degli indirizzi e dei metodi di lavoro.
Chiarita, definitivamente e in modo pubblico, la mia personale posizione sull’argomento e sgomberato il campo, almeno per quel che mi riguarda, da persistenti ambiguità che hanno e tuttora continuano a condizionare e perturbare la normale vita accademica, passo nel concreto ad illustrare l’obiettivo che accomunerà noi tutti nei prossimi anni. Esso è quello di far sì che l’Università di Catania, adeguatamente rilanciata, raggiunga il traguardo di una migliore posizione concorrenziale con gli altri Atenei d’Europa. Riportare, dopo i recenti anni di triste declino, la nostra Università ai primi posti della classifica degli Atenei italiani significa in primo luogo assicurare valenza e prestigio al quotidiano lavoro e sacrificio di tutti noi. Perché ciò possa avvenire, occorrerà innanzitutto riformulare le regole di collaborazione tra il nostro Ateneo, gli Enti pubblici e le Organizzazioni economiche: si tratta di uno snodo fondamentale a salvaguardia e rispetto rigoroso degli ambiti di libertà e di autonomia di ciascuno dei soggetti giuridici coinvolti nel rapporto.
Inoltre, all’interno di questa nuova logica, il Personale tecnico e amministrativo (di cui io e noi tutti, Docenti e Studenti, abbiamo sempre ammirato l’attaccamento all’istituzione universitaria, oltre che il tratto di umana generosità) dovrà essere inteso come la componente fondamentale per il miglioramento della qualità dei servizi del nostro Ateneo; il che vuole dire superare presto i rigidi modelli del recente passato, anche attraverso una continua e proficua collaborazione con le Organizzazioni sindacali.
Come prima accennato, il programma che qui presento ha preso vita e forma attraverso la collaborativa partecipazione ed i suggerimenti dell’intero Elettorato, in un arco di tempo di maturazione abbastanza lungo. Esso è anche passato al vaglio della mia trentennale esperienza militante nel «campo» della Didattica e della Ricerca, nonché della mia decennale presenza in Senato Accademico, come rappresentante dei professori, prima, e di Preside di Facoltà, dopo. Di questa mia esperienza restano tracce consistenti nelle decisioni prese dal Governo dell’Ateneo, che mi ha visto spesso assumere posizioni decise su argomenti molto delicati che sono sotto gli occhi di noi tutti a dimostrazione del fatto che una candidatura a Rettore deve innanzitutto fondarsi sulla significativa storia personale degli aspiranti, affinché l’elettore possa concretamente misurare le reali e collaudate capacità di saper condividere le decisioni migliori nell’interesse prioritario della collettività accademica. Chi ne avrà la voglia e la curiosità potrà valutare questa mia attività di politica accademica collegandosi con il mio sito web (www.dmfci.unict.it/users/arecca/), in cui ho inserito copie delle delibere riportanti miei interventi su argomenti che oggi pesano sul nostro Ateneo come una spada di Damocle. Si pensi all’indebita esposizione finanziaria dell’Ateneo verso i Consorzi universitari per l’enorme cifra di circa 18 milioni di euro: essa sarà uno dei primi nodi che il futuro Rettore dovrà affrontare con una logica nuova rispetto a quella seguita fino ad ora. Dopo aver fatto esauriente cenno ai metodi di governo cui s’ispira il mio mandato, che può condensarsi nella formula della gestione decentrata e democratica del nostro Ateneo, passo ora ad esporre i sette pilastri fondamentali del mio programma di azione, cioè: 1) le Riforme strutturali: l’ammodernamento del quadro istituzionale, ovvero le modifiche di Statuto e dei Regolamenti; 2) la Didattica; 3) la Ricerca scientifica; 4) il Diritto allo studio; 5) l’Amministrazione; 6) le Strutture; 7) la Sanità.

1) Le Riforme strutturali: l’ammodernamento del quadro istituzionale, ovvero le modifiche di Statuto e dei Regolamenti
Dovrà essere impegno principale del nuovo Rettore procedere alla messa in moto dei meccanismi preposti alla celere modifica di tutti quei punti dello Statuto e del Regolamento Generale d’Ateneo che sono ormai considerati obsoleti, al fine di consentirne il necessario ed improcrastinabile adeguamento al quadro normativo di riferimento nazionale ed europeo. A tal proposito, ci basti ricordare che il Regolamento Generale di Ateneo fu approvato a suo tempo dal MIUR a condizione che si fosse velocemente proceduto ad effettuare alcune fondamentali modifiche entro i successivi sei mesi. A questo scopo lavorò nel triennio 1996-98 una Commissione di Senato Accademico presieduta da Emilio Giardina (composta, oltre che dallo scrivente, dai colleghi Giuseppe Cozzo, Salvatore Fisichella, Calogero Rinzivillo e dal compianto Francesco Sorrentino), il cui lavoro fu infine sottoposto al parere della nostra Facoltà di Giurisprudenza. Non ci risulta che il nuovo Regolamento Generale d’Ateneo, pur avendo ottenuto il parere favorevole dei nostri giuristi, sia stato ancora sottoposto all’approvazione degli Organi di governo dell’Ateneo, nonostante permanga il vincolo al dettato del MIUR. Un’omissione che mantiene il nostro Ateneo in una situazione di irregolarità e che è anche causa del malfunzionamento di Organi di governo che svolgono funzioni delicate. Mi riferisco, ad esempio, al contorto meccanismo d’individuazione degli eletti della rappresentanza dei docenti in Senato accademico, che talvolta produce lo strano effetto di annoverare tra gli eletti della stessa area scientifico-disciplinare colleghi che sono risultati scelti con un numero irrisorio di consensi, anche a discapito di altri ben più suffragati.
Inoltre, altre esigenze di modernizzazione sono sopraggiunte attraverso l’esperienza maturata dal nostro Ateneo in questi anni di veloci mutamenti. Non posso perciò esimermi dal registrare le novità e dal proporre a Voi alcuni cambiamenti sostanziali del quadro normativo dell’Ateneo. Di questi, alcuni debbono essere rubricati tra le spinose materie di tipo «politico», altri tra quelle di carattere più strettamente tecnico: a) In materia di mandati, potrebbe essere opportuno rivedere i termini cronologici della durata degli stessi, affinché l’azione di governo del Rettore, dei Presidi, ecc. divenga più stabile e più efficace. Così, senza in alcun modo modificare il numero dei mandati, si potrebbe portare a quattro anni la durata di ciascuno di essi. Ovviamente, di una nuova norma di questo tipo non potrà in alcun caso beneficiarne alcuno dei componenti il Senato deliberante, compreso e prima di tutti il Rettore.
b) In relazione al fenomeno d’osmosi tra politica accademica e politica generale, che purtroppo negli ultimi tempi ha registrato un incremento sicuramente dannoso per la normale vita accademica, occorre ristabilire una situazione di equilibrio che ridefinisca e allarghi gli spazi di autonomia dell’Università, a tutto vantaggio delle finalità e degli
obiettivi della Didattica e della Ricerca. In quest’ottica va rivisto a monte il meccanismo della rappresentanza studentesca per l’elezione del Rettore con la cancellazione dell’elezione dei «Grandi Elettori», onde evitare sprechi economici ed indebite pressioni esterne alla vita accademica. Così, come in questi anni richiesto a gran voce dagli stessi studenti, con opportuni accorgimenti relativi ai meccanismi di calcolo del peso elettorale, gli stessi rappresentanti degli Studenti nei Consigli di Facoltà, nei Consigli di Corsi di laurea, in Senato Accademico, in Consiglio d’Amministrazione, all’ERSU ed al CARS potrebbero trasformarsi anche in Elettori del Rettore.
c) In materia di Personale tecnico e amministrativo, ritengo fondamentale la sua crescita all’interno dell’Ateneo. Un primo passo concreto per l’affermazione di questo principio è quello dell’ampliamento della partecipazione democratica dei colleghi tecnici ed amministrativi alle grandi scelte strategiche. E un ruolo più attivo in tal senso implica l’incremento del loro peso elettorale nella scelta del Rettore, che potrebbe passare dall’attuale 5% al 10% dell’elettorato attivo nel rapporto con il corpo docente. Demagogica risulta invece, a mio parere, qualunque proposta intesa ad allargare il numero dei rappresentanti del Personale tecnico-amministrativo e degli Studenti negli Organi collegiali. Più necessario e proficuo risulterebbe, invece, il volere ascoltare senza pregiudizi, preclusioni e condizionamenti di sorta, le proposte che negli Organi di governo provengono da questi fondamentali elementi costitutivi dell’Università.
d) In vista di una ridefinizione degli ambiti di chiarezza per le figure istituzionali dell’Ateneo, a mio parere non può più essere ammessa la possibilità di candidarsi a Preside di Facoltà, a Direttore di Dipartimento e a Presidente di Corso di laurea a chi già ricopra ruoli istituzionali di pro-Rettore o di delegato del Rettore, né può ricoprirli durante la carica. Le loro dimissioni al momento della candidatura per altri incarichi non devono essere solo una scelta individuale ‘educata’ e di ‘buon gusto’, ma devono invece scaturire da un meccanismo istituzionale previsto a salvaguardia dei valori democratici.
f) In materia di valutazione delle performances del nostro sistema, la carica di Presidente e quella di Componente il Nucleo di Valutazione dovranno essere considerate incompatibili con quelle di pro-Rettore, di Preside, di Direttore di Dipartimento, di Presidente di Corso di Studio e di Direttore di Centro di ricerca o di spesa. Risulta fondamentale per il corretto funzionamento di questi organi, neutri e garanti della trasparenza amministrativa e del raggiungimento degli obiettivi di eccellenza nella Didattica e nella Ricerca, la netta distinzione tra il ruolo di «controllore» e quello di «controllato».
g) In materia di Ricerca scientifica, occorre rilanciare il modello dipartimentale, con l’istituzione del Collegio dei Direttori di Dipartimento, organismo autoregolamentato di carattere consultivo e propositivo del Rettore, del Senato e del Consiglio di Amministrazione. Ad esso vanno affidati la promozione, lo sviluppo e l’organizzazione della ricerca
e delle strutture dipartimentali attraverso l’espressione di pareri su materie quali: i criteri di ripartizione delle risorse tra i Dipartimenti; il Personale tecnico-amministrativo; i finanziamenti per la ricerca, i fondi di funzionamento, le attrezzature; i criteri di assegnazione di borse ed assegni destinati alla ricerca. Composto da tutti i Direttori di dipartimento, potrebbe essere guidato da un Coordinatore eletto. Attraverso una modifica di Statuto deve essere, inoltre, garantita la presenza di un Direttore di Dipartimento in Consiglio d’Amministrazione, che rappresenti l’area tecnico-umanistica. Sempre ai fini di un più stretto raccordo tra Ricerca ed Amministrazione, occorre prevedere un Organo consultivo che rappresenti le istanze e le proposte dei Segretari di Dipartimento.
h) In materia di Diritto allo Studio e di Didattica, va innanzitutto affrontata con criteri rigorosi l’analisi dello status quo di ogni nostra Facoltà, al fine di stabilire le reali necessità di ognuna di esse. In un’ottica più generale, occorre creare la Consulta degli Studenti, organo di consulenza del Rettore e del Direttore amministrativo. Essa potrà essere composta dai rappresentanti degli Studenti negli Organi di governo dell’Ateneo e dell’ERSU, oltre che da uno studente di ogni Facoltà, che non trovi rappresentanza tra gli anzidetti, eletto dagli stessi rappresentanti degli Studenti in Consiglio di Facoltà.

2) La Didattica
Il programma del prossimo triennio sarà incentrato sulla figura dello Studente universitario, che è la risorsa più preziosa per la nostra società. Perciò è nostro dovere istituzionale accogliere ed accompagnare ogni Studente durante il suo percorso formativo, per prepararlo all’inserimento nel mondo del lavoro. Ne consegue il nostro costante sforzo per il raggiungimento dell’eccellenza nell’attività didattica, per l’accreditamento di tutti i corsi di studio organizzati dall’Ateneo.
Nel prendere atto degli attuali risvolti politici in materia di riforma universitaria con il ritiro da parte del Governo della proposta di percorso a «y», a mio avviso in ogni caso dovremo mobilitare nuovamente le Facoltà e procedere prioritariamente ad una serena
autovalutazione del lavoro svolto fin qui, così da riorganizzare i Corsi di studio, soprattutto con il coinvolgimento degli studenti, diretti interessati al confronto con i docenti sui contenuti dei programmi e sulle modalità didattiche più efficaci ed efficienti. A tal proposito, un ruolo fondamentale sarà attribuito alla Commissione paritetica per la Didattica.
Organo paritetico di docenti e studenti, la Commissione dovrà appropriarsi – sulla base di criteri individuati dal Senato Accademico – del ruolo assegnatole dallo Statuto, che le attribuisce competenze programmatiche, istruttorie e di verifica nel campo ell’organizzazione dell’attività didattica e dei servizi offerti agli studenti.
Alla luce delle recenti modifiche legislative, un discorso a parte merita il rapporto tra gli Organismi consultivi nazionali e di governo degli Atenei italiani: CRUI e CUN. L’attuale momento sembra indicare un giusto riequilibrio tra i due organi di rappresentanza, i cui scopi istituzionali sono non sovrapponibili, ma autonomi e complementari. Una linea di tendenza che ristabilisce alcune prerogative fondamentali del CUN, in materia di Didattica e di Ricerca, che, in maniera a mio avviso indebita, gli erano state da qualche tempo sottratte da parte della CRUI.
Mi limito in questa sede ad indicare le iniziative più importanti che dovranno essere attuate per il raggiungimento di una nostra maggiore competitività nella Didattica:
a) il coinvolgimento di tutte le Facoltà nella collaborazione, già attivata in alcuni casi, con le Scuole secondarie superiori, per garantire agli studenti, negli ultimi due anni di corso, interventi di sostegno anche personalizzati, adeguati alle esigenze scientifiche e didattiche del Corso di studio universitario che intendono scegliere. A tal proposito mi piace ricordare che questa iniziativa, ripresa come proposta per le Università, nei giorni scorsi, dal Ministro Fioroni, è già stata messa in pratica nella Facoltà di Ingegneria durante la mia Presidenza;
b) l’estensione della prova di accesso obbligatoria, a titolo di orientamento e non selettiva, al maggior numero possibile di Corsi di laurea;
c) la messa in opera di una procedura automatizzata per la raccolta e l’elaborazione dei dati di valutazione della didattica da parte degli studenti, con l’attivazione di un costruttivo rapporto con le stesse Facoltà e il Nucleo di Valutazione, anche in linea con i recenti suggerimenti del Comitato Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario;
d) la realizzazione di una vera autonomia, sulla base di criteri predisposti dal Senato Accademico, per le spese in conto capitale (punti-organico per il Personale docente), fatta salva la riserva di una percentuale di punti-organico da parte del Senato Accademico per la copertura, sulla base di motivate richieste delle Facoltà, di settori particolarmente sofferenti (possibilmente con l’utilizzo dei finanziamenti ministeriali per la chiamata di posti a trasferimento o di idonei non strutturati). In particolare, sarà opportuno affiancare le Facoltà, che nel rispetto della propria autonomia dovranno essere messe in condizione di procedere, anche mediante l’utilizzo del budget ministeriale per i non strutturati, alla chiamata degli idonei nelle valutazioni comparative di I e II fascia. Tra i criteri dettati dal Senato Accademico per l’utilizzo dei punti-organico, sarà opportuno prevedere una percentuale da riservare necessariamente a concorsi per i posti di ricercatore. Un discorso a parte merita la celere riattivazione del meccanismo dei punti-organico per l’espletamento di concorsi per l’assunzione o la promozione di personale tecnico-amministrativo, la cui gestione va affidata direttamente alle strutture decentrate (Facoltà e Dipartimenti). I dati qui sotto riportati, disaggregati per Facoltà, mostrano che il recente periodo 2000-2006 ha visto in generale una netta perdita di personale, che ha investito esclusivamente e in modo molto sensibile le strutture decentrate: Al 1° gennaio 2000 Al 1° marzo 2006*
Amministrazione centrale 313 359
Agraria 89 76
Architettura 3 2
Economia 35 28
Farmacia 22 20
Giurisprudenza 38 40
Ingegneria 59 48
Lettere e Filosofia 69 47
Lingue e Letterature straniere 5 10
Medicina e Chirurgia, Policlinico 671 485
Scienze della Formazione 7 11
Scienze Mat., Fis. e Nat.li 171 141
Scienze Politiche 39 33
Totale 1.521 1.300
6
* I dati comprendono anche il personale tecnico assunto per pubblico concorso a tempo determinato per lo svolgimento di attività particolari.
e) l’incremento dell’organico dei docenti attraverso alcune possibili iniziative, quali, ad esempio: i) l’utilizzazione – attraverso una politica di promozione dell’Ateneo e l’attivazione degli opportuni contatti con le fonti ministeriali – del fondo annuale riservato al Ministro (nel 2005 il fondo prevedeva nel suo capitolo venti milioni di euro) per interventi atti a soddisfare motivate e straordinarie esigenze; ii) la stipula di contratti di diritto privato, che siano attraenti sul piano del ricavo economico, per attività integrativa e di ricerca con docenti che vadano in pensione anticipatamente (almeno tre anni), donde il riutilizzo parziale del budget da parte della Facoltà per il bando di posti di ricercatore; iii) il finanziamento, da parte di Enti pubblici, Fondazioni bancarie o Aziende, di nuovi posti di ricercatore attraverso un contributo all’Ateneo, atto a coprire i costi nel primo triennio;
f) la creazione, in ogni presidenza di Facoltà, della figura del Direttore didattico, con i compiti e le funzioni identificate e sperimentate con successo nel progetto Campus One. Figura istituzionale che deve consentire l’istituzione di un’efficace cerniera tra i docenti, l’amministrazione e il mondo esterno all’Università;
g) l’istituzione di nuovi dottorati di ricerca, anche attraverso il meccanismo del turn over e lo stimolo alla costituzione delle scuole di dottorato, soprattutto nelle aree che hanno ultimamente ottenuto buone valutazioni (cfr. il sito www.vtr2006.cineca.it) nazionali, che è elemento premiante ai fini dell’attrazione di maggiori finanziamenti ministeriali per il dottorato di ricerca;
h) iniziative di qualità in settori strategici interdisciplinari e/o ad elevata specializzazione per i master di secondo livello. Inoltre, analoghe iniziative per i master di primo livello troveranno sicuramente una richiesta più ampia, avendo essi il compito di aumentare la caratterizzazione professionale dello studente, come richiesto dalle imprese;
i) ribadire e potenziare l’impegno dell’Ateneo, come soggetto attuatore di azioni cofinanziate, nell’ambito dei Programmi Operativi dell’Unione Europea per interventi di Alta Formazione;
l) la previsione, da parte delle Scuole di specializzazione, in particolare di quelle dell’area medica, di percorsi che portino verso l’accreditamento, in coerenza con quanto avviene sempre più comunemente nelle Università di statura internazionale;
m) la costituzione all’interno del nostro Ateneo, con l’accordo dei Consorzi universitari che già collaborano con la nostra sede, di un sistema strutturato per Poli che abbia come obiettivo sia il decongestionamento della sede di Catania, che una migliore qualità dell’offerta formativa, per ampliare, potenziare ed armonizzare in una logica di rete le attività nelle sedi decentrate. Questo permetterebbe la costituzione, presso le sedi convenzionate (come, ad esempio, le già operanti di Ragusa e Siracusa), di veri e propri Poli universitari dell’Ateneo di Catania, aventi una propria autonomia organizzativa, finanziaria e gestionale. Ciò avrebbe l’effetto indotto di evitare la costituzione di ulteriori sedi universitarie in Sicilia. Per quanto riguarda i rapporti con il Consorzio Ennese Universitario e la Fondazione KORE, sarà necessario riaprire immediatamente un dialogo costruttivo per la trasformazione dei corsi tenuti, fino ad oggi, dall’Università di Catania presso la sede di Enna in regime convenzionale, in corsi inter-ateneo come richiesto dal MIUR.
n) il rilancio della Scuola Superiore, partendo dall’immediata richiesta al MIUR di concessione dell’autonomia, e l’attivazione d’iniziative multi-disciplinari in settori trainanti;
o) un’attenzione centrale verso la formazione informatica e linguistica. Per quest’ultimo aspetto occorre potenziare il recente Centro Linguistico Multimediale d’Ateneo, dotandolo di autonomia finanziaria, di personale tecnico e amministrativo, di una sua sede per la creazione di aule multimediali, di un Centro traduzioni per soddisfare tutte le esigenze della Didattica e della Ricerca, di una Mediateca e di un Centro di produzione e sviluppo corsi e-learning;
p) il potenziamento dell’azione preventiva dell’Orientamento, pensato e costruito come un ponte di passaggio dalla Scuola superiore all’Università. Per questo motivo occorrerà la creazione di un gruppo di esperti che a tempo pieno seguano individualmente gli studenti per orientarli alla migliore scelta per il loro avvenire universitario e lavorativo;
q) la creazione di una struttura di interfaccia tra il Nucleo di Valutazione e le strutture decentrate, con l’inserimento di esperti di altissimo livello, per una pronta risposta delle stesse strutture alle conclusioni del Nucleo in materia di Didattica e di Ricerca scientifica;
r) un’accelerazione dei processi di internazionalizzazione dell’Ateneo, con una particolare e nuova attenzione, oltre che per i tradizionali paesi del Nord d’Europa ed extraeuropei, specialmente per i paesi a noi limitrofi del Bacino del Mediterraneo, cui occorre fare costante riferimento in materia di Didattica e di Ricerca;
s) una più stretta collaborazione tra l’Ateneo e l’ERSU, che punti all’ampliamento dei servizi per la Didattica universitaria e post-universitaria;
t) la SISSIS, la Scuola interuniversitaria di specializzazione per l’insegnamento secondario, alla cui nascita ho personalmente partecipato attivamente, avendo fatto parte del Comitato Ordinatore, che è ormai giunta all’VIII Ciclo. Dopo i primi anni di “rodaggio” abbastanza complessi e travagliati, oggi la Scuola si può considerare ben consolidata e organizzata. Alcune disfunzioni permangono dal punto di vista amministrativo, data la cronica carenza di personale che non riesce a soddisfare pienamente, essendo la Segreteria costituita da tre unità strutturate e da un LSU, i bisogni di una struttura che è in continua espansione (i corsi di abilitazione, i corsi per il conferimento dell’Idoneità al sostegno, i corsi abilitanti speciali previsti dalla legge 143/2004 e, in previsione, i corsi per la formazione in servizio dei decenti della Scuola). Preso atto che il nuovo Governo sembra privilegiare il consolidamento delle SSIS, bisogna prevedere per la SISSIS della nostra Università adeguate strutture e immediate modifiche del regolamento didattico, che, nel pieno rispetto delle esperienze acquisite, preveda anche le elezioni degli organi di governo e un conseguente funzionamento più efficace.

3) La Ricerca scientifica
Una Ricerca scientifica che punti all’eccellenza rappresenta la vera ricchezza dell’Ateneo. Il mio impegno sarà quello di assicurare il massimo sostegno alla ricerca con il conseguente ampliamento delle risorse finanziarie ad essa destinate. Occorre ricordare che tra i criteri previsti per la ripartizione da parte del MIUR del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), la Ricerca scientifica occupa un ruolo fondamentale (anche in relazione alla capacità, da parte dell’Ateneo, di attingere a finanziamenti esterni). A mio parere, si potrebbe procedere all’immediata costituzione di una Fondazione Universitaria, prevista nel nostro ordinamento dalla legge n. 388/2000 e disciplinata dal regolamento attuativo approvato con il D.P.R. 254/2001. Detta Fondazione avrebbe come finalità sia l’acquisizione di beni e di servizi alle migliori condizioni di mercato, che la realizzazione di attività strumentali di supporto alla Didattica e alla Ricerca. La Fondazione, che verrebbe ad operare con l’ausilio delle Organizzazioni sindacali, delle Associazioni industriali, delle Camere di Commercio, delle Banche, ecc., potrebbe essere un valido strumento per consentire di sgravare l’Ateneo da oneri impropri e distraenti rispetto ai suoi fini istituzionali, quali quelli dei servizi. In pratica, attraverso la Fondazione saremmo in grado di utilizzare quanto verrà risparmiato dalla gestione delle attività di servizio, al fine di finanziare ulteriormente l’attività di ricerca scientifica (con l’attribuzione di borse di studio, borse di dottorato, assegni di ricerca). Così saremmo in grado di invertire la nefasta tendenza dell’assegnazione di un FFO decrescente rispetto alla media nazionale. A tal proposito, riporto un solo dato utile per darvi contezza della necessità di una netta inversione di marcia su tale questione. Esso riguarda la percentuale del numero di assegni di ricerca attivati nel nostro Ateneo a fronte delle percentuali di quelli attivati negli Atenei di Messina e di Palermo, mentre la media del Sud dell’Italia, rispetto al complessivo dato nazionale, è 31,9%.
Sud % Catania % Messina % Palermo % 31.9 24,3 23.7 52.0
Ecco ancora altre iniziative che debbono essere attuate per il raggiungimento di una nostra maggiore competitività nella ricerca scientifica:
a) la creazione di un Ufficio che si occupi esclusivamente di brevetti e proprietà intellettuale;
b) una banca dati informatica direttamente consultabile da tutto il personale dell’Ateneo, connessa in rete con le informazioni sull’attività di ricerca e sulla produzione scientifica del personale, che possa essere di supporto anche per il lavoro del Nucleo di Valutazione;
c) l’attivazione di un meccanismo informatico per la richiesta e la valutazione dei progetti di ricerca dell’Ateneo (ex 60%), che possa rendere effettivamente annuale il processo di utilizzo di tali fondi;
d) l’aggiornamento del sistema informatico di contabilità, che eviti il blocco di ogni attività finanziaria, con grave nocumento per l’attività scientifica, per almeno due-tre mesi l’anno come attualmente avviene alla fine di ogni anno finanziario;
f) la possibilità per i Dipartimenti di dedicare sempre più tempo all’attività di ricerca scientifica a seguito dello snellimento delle procedure burocratiche (come avviene per tutte le attività contrattuali e convenzionali con gli Enti esterni) e attivazione immediata del XVI Centro di gestione amministrativa al servizio dei Centri di ricerca di Ateneo;
g) una nuova alleanza tra l’Ateneo e il mondo bancario e industriale e le categorie di rappresentanza del settore (ad esempio, Assindustria della Sicilia orientale e Confindustria Sicilia), affinché questi ultimi soggetti possano agire da moltiplicatori di fondi per la ricerca scientifica (rinnovo strumentazioni scientifiche, cofinanziamento dei dottorati di ricerca, degli assegni di ricerca, dei PRIN, ecc.);
h) il costante ed istituzionalizzato monitoraggio di tutte quelle attività che perseguano l’obiettivo dell’incremento dell’attrazione di fondi, sia della Comunità Europea che dei paesi del Mediterraneo. Ciò dovrà avvenire anche con il potenziamento dell’Ufficio Ricerca scientifica, con particolare riferimento al settore «progetti europei», dotando pertanto l’Ateneo di una sede a Bruxelles, servita da almeno un funzionario  ltamente qualificato e da delegati per progetti;
i) il riutilizzo, per l’attività di ricerca scientifica, di somme risparmiate attraverso l’emanazione di gare «global service»;
l) l’immediata approvazione del Regolamento per l’istituzione e il supporto degli spin off accademici;
m) lo studio attento dei risultati sulla valutazione della ricerca con l’attivazione di un meccanismo virtuoso che possa favorire anche attraverso collaborazioni multi-disciplinari le aree più in difficoltà;
n) l’attivazione di meccanismi atti a destinare ulteriori investimenti per i Gruppi di Ricerca d’Eccellenza, che, ovviamente, non possono essere finanziati sui Fondi d’Ateneo, cui invece spetta giocare il ruolo tradizionale, cioè d’assicurare le risorse minime a ciascun ricercatore per la propria attività;
o) l’immediata attivazione del Politecnico del Mediterraneo, sulla base del relativo Statuto già in corso di emanazione da parte della Regione Sicilia;
p) il potenziamento dell’organico dei Ricercatori. Bastino a supporto della giustezza di questa linea politica i seguenti dati d’Ateneo, che non abbisognano di ulteriore commento:
1° gennaio 2000 1° gennaio 2006
Professori di I fascia 324 534
Professori di II fascia 527 477
Ricercatori 592 604
Così, tra i criteri che dovrà assumere il Senato Accademico per la ripartizione dei puntiorganico, per i nuovi concorsi dovranno soprattutto prendersi in debita considerazione il rapporto docenti/studenti per area e la produttività scientifica dei settori disciplinari;
q) la creazione del Polo Umanistico, che potrà avvenire solamente se le Facoltà interessate esprimeranno unanime consenso per la centralizzazione di alcune azioni comuni;
r) la nomina di Delegati alla Ricerca per progetti da realizzare in varie aree scientifiche, ai fini di una più democratica partecipazione di tutte le aree nell’acquisizione di risorse da destinare alla Ricerca, onde evitare che le singole competenze del Delegato possano, per deformazione professionale, distogliere l’attenzione da altri settori;
s) il continuo evolversi delle tecnologie informatiche e la loro rilevanza per il mantenimento dell’Ateneo costantemente al passo con i tempi rendono necessaria la costituzione di un Osservatorio permanente che possa costituire il luogo ideale per suggerire le politiche in questo settore, in modo da creare sinergie fra tutte le iniziative in materia, presenti all’interno dell’Ateneo, e garantire uno sviluppo organico. Tale Osservatorio, costituito da Docenti dei Dipartimenti del settore,  mirerebbe a utilizzare in modo proficuo le esperienze maturate da ciascuno di loro anche attraverso la partecipazione a progetti nazionali ed europei. Questo Osservatorio costituirebbe il punto di raccordo delle molteplici iniziative in materia all’interno dell’Ateneo, garantendo il più ampio coinvolgimento e il migliore sfruttamento delle risorse disponibili;
t) una particolare attenzione va riposta nei confronti del proficuo ruolo che il nostro Ateneo può svolgere nei confronti dei Beni Culturali presenti nel territorio. Da parte degli Enti locali, infatti, si è fatta pressante la richiesta di informazioni attendibili scientificamente e di strumenti atti a segnalare la presenza nel territorio di emergenze archeologiche e storico-artistiche ai fini di una corretta opera di pianificazione e valorizzazione.
Vanno di pari passo sostenuti e programmati i rapporti di collaborazione scientifica con le Soprintendenze Archeologiche. In tale ambito, particolare rilievo assumono, ad esempio, le tematiche relative all’archeologia subacquea, nella considerazione che la Regione Sicilia, per prima in Italia, ha deciso di istituire una Soprintendenza del Mare;
u) occorre preservare e rilanciare quel patrimonio universitario della cui fruizione si avvantaggia in maniera immediata e diretta l’intera collettività. Un caso molto eloquente a tal proposito è quello del nostro Orto Botanico, capitale prezioso non solo dell’Ateneo, ma anche dell’intera Regione Sicilia. In questo senso vanno individuate forme di collaborazione con gli Enti locali interessati, al fine di una condivisione utile non solo alla conservazione e alla valorizzazione delle strutture, ma anche all’ampliamento dell’Orto attraverso l’acquisto di idonei terreni nel Comune di Catania.

4) Il Diritto allo studio
I circa settantamila studenti del nostro Ateneo sono la dimostrazione della crescita avvenuta negli ultimi anni. Un’analisi più in dettaglio del dato ci mostra i profondi cambiamenti avvenuti nella composizione socio-demografica della popolazione studentesca e l’accentuazione della mobilità al termine del percorso di primo livello. Situazioni nuove e complesse che ci impongono misure e mezzi atti a fronteggiare il processo:
a) l’incremento demografico ha suscitato un maggiore livello di partecipazione e coinvolgimento degli studenti alla vita universitaria. Oltre che argomento relativo alla Didattica, questo nuovo problema va affrontato anche in termini di habitat, attraverso l’ampliamento e la creazione di nuovi spazi comuni per lo studio (aule, laboratori, biblioteche) e per i momenti ricreativi. Il che significa creare condizioni favorevoli per un rapporto simbiotico tra le varie componenti dell’Ateneo, necessario alla migliore trasmissione dei saperi e dei valori, affinché ogni studente ottimizzi il profitto tratto dalla sua permanenza nella nostra Università. In quest’ottica nuova, le sedi delle nostre Facoltà dovranno trasformarsi in luoghi dove ogni studente goda del diritto di nutrire le proprie passioni culturali nel senso più ampio del termine;
b) l’attività di Orientamento e Tutorato sta, per così dire, a cavallo tra la Didattica e il Diritto allo Studio. Quindi, oltre a ciò che ho già brevemente descritto (nella sezione relativa alla Didattica), si renderà necessario: 1) sviluppare e rendere organici i rapporti tra Centro Orientamento e Formazione, ERSU e Liaison Office, per curare la fase di ingresso dei nostri studenti nel mondo accademico, anche attraverso corsi d’ingresso che mirino a rendere più agevole anche sotto il profilo emozionale l’accesso degli studenti; 2) rendere permanenti le Conferenze di Orientamento tra Facoltà e mondo della Scuola; 3) stipulare apposite convenzioni con le Scuole per l’acquisizione di crediti formativi (ad es., in materie linguistiche o informatiche) per Corsi di laurea che non prevedono tali discipline tra le materie caratterizzanti (ad es., matematica per Economia o statistica per Scienze Politiche); 4) creare un ufficio con funzioni di Mobility-Manager di Ateneo, che collabori con l’ERSU e con gli Enti pubblici territoriali per il  potenziamento dei servizi collettivi per gli studenti (alloggi e conseguente eliminazione del mercato nero degli affitti, mense, trasporti, parcheggi, attività di svago); 5) rilanciare l’edilizia universitaria residenziale, al fine di una maggiore offerta abitativa per gli studenti fuori sede più sfavoriti economicamente (ad es., con la ripresa del c.d. progetto «Tavoliere»); 6) potenziare il part time studentesco,
che può consentire allo studente di godere di un’opportunità  conomica, favorendo al contempo la maggiore fruizione dei servizi universitari da parte di tutti gli utenti; 7) favorire l’istituto del prestito d’onore per i nostri studenti, con apposite convenzioni tra Università ed Enti di credito; 8) proteggere gli studenti più svantaggiati economicamente e più meritevoli, rendendo stabili forme di sussidi, come i buoni libro; c) l’Università deve ambire a diventare il Centro dell’eccellenza per i problemi connessi alla disabilità degli studenti, dei docenti e del personale tecnico ed amministrativo.
Il notevole e meritorio lavoro compiuto dal Centro Servizi per le problematiche della disabilità (da 132 studenti diversamente abili iscritti nel nostro Ateneo nell’a.a. 1999-2000, si è passati nel corrente a.a. a circa 600) va supportato con una politica permanente di sensibilizzazione per tali problematiche e con interventi mirati a: 1) assicurare personale stabile ed altamente specializzato al Centro; 2) istituire formali e sempre più proficue forme di collaborazione dentro l’Ateneo (dalle Facoltà al maggior rapporto sinergico tra Centro e COF, per un efficiente servizio di counseling finalizzato all’orientamento).

5) L’Amministrazione
È sotto gli occhi di ciascuno di noi il fatto che in questi recenti anni il sistema organizzativo, sottoposto allo stress normativo del decentramento amministrativo-contabile, non ha dato risposte omogenee in termini di efficacia, efficienza e trasparenza dell’azione amministrativa. Nelle strutture decentrate, accanto a punte di eccellenza, si colloca una media sufficiente, mentre alcune zone permangono ancora in un evidente stato di crisi. Lo stesso discorso è valido per l’Amministrazione centrale. Il nuovo Rettore sarà direttamente chiamato ad intervenire, affinché il sistema si stabilizzi al livello delle punte di eccellenza.
In questo caso occorrerà abbandonare la logica dell’improvvisazione e della soluzione giornaliera, per sostituirla con quella della pianificazione e dell’organizzazione, come si conviene ad una grande comunità accademica. Per questo motivo, occorrerà innanzitutto una seria politica di motivazione del personale tecnico-amministrativo, affinché esso possa condividere gli obiettivi sui quali è chiamato a lavorare di concerto con il personale docente.
Perciò, occorrerà, innanzitutto, recuperare la fiducia di tutto il personale, soddisfacendo in primo luogo le legittime e sacrosante aspettative in merito ai rinnovi contrattuali.
Ciò coincide con il mio impegno a corrispondere immediatamente quanto andrà fissato nei rinnovi contrattuali e a destinare maggiori risorse per incentivi salariali sotto le forme previste dalla normativa vigente. I diritti del personale docente e tecnico-amministrativo saranno tenuti in considerazione prioritaria e mai accadrà, come ad esempio è avvenuto in questi giorni al Policlinico, che le giuste spettanze saranno concesse in fase elettorale dopo essere state precedentemente a lungo trattenute. Tuttavia, ciò non è sufficiente perché la macchina amministrativa, da cui tutti noi dipendiamo, risponda al meglio alle sfide lanciate all’Ateneo dal mondo esterno. Occorrerà una seria politica di reclutamento di personale qualificato, invertendo l’attuale tendenza verso il precariato o forme contrattuali a tempo determinato. Nei settori amministrativi e tecnici più delicati, che negli anni si sono sempre più svuotati di personale, occorrerà procedere ad una seria pianificazione di assunzioni con contratti a tempo indeterminato. Elenco qui di seguito una serie d’interventi mirati, che corrispondono ad un mio preciso impegno difficilmente eludibile:
1) Personale tecnico amministrativo. La politica verso il Personale dovrà seguire in maniera tempestiva il rispetto della cultura della concertazione con le forze sindacali. La priorità assoluta sarà quella del rispetto delle norme contrattuali nazionali e derivate dal decentramento e delle giuste aspettative economiche. In questo ambito dovrà inserirsi
una nuova politica verso il Personale socialmente utile, tesa ad  aumentare il monte ore di lavoro, e di adeguare il Regolamento d’Ateneo alla possibilità di prevedere un punteggio ad hoc per questo tipo di personale che intenda partecipare a concorsi universitari a tempo indeterminato. L’attività formativa in favore del personale tecnico e amministrativo dovrà avere di mira due obiettivi: l’incentivazione alla valorizzazione ed al miglioramento delle competenze già acquisite dal personale, accanto ad una maggiore funzionalità della macchina amministrativa e delle strutture di ricerca.
2) Adeguamento e potenziamento del Sistema informativo ed informatico d’Ateneo. Si tratta di un tema centrale relativo al rapporto tra Centri di gestione dell’Ateneo centrali e periferici, che ancora oggi non sono sincronici, causando grave nocumento all’azione amministrativa. L’obiettivo principale è quello di unificare i sistemi contabili, che allo stato attuale sono ancora slegati (S/80 Unisys e CampusAccountant). Ciò permetterà: a) di uniformare le procedure contabili ed amministrative, onde velocizzare il trattamento delle informazioni verso l’esterno e l’interno; b) di migliorare la fase del consolidamento dei dati, consentendo una più pronta verifica della contabilità dei Centri autonomi di spesa (Amministrazione centrale, Dipartimenti e Centri di gestione amministrativa), adeguando l’Ateneo alla logica del decentramento amministrativo-contabile voluta dalla legislazione nazionale; c) di sviluppare i metodi di contabilità attraverso la dotazione di specifici bilanci per progetti, che possano permettere un reale monitoraggio da parte degli organi di controllo e di valutazione e che siano attuativi del Regolamento per l’Amministrazione, la Contabilità e la Finanza, che deve essere modificato secondo la vigente normativa;
d) di creare procedure personalizzate per le esigenze dei singoli titolari di fondi, utili soprattutto ai fini della prescritta rendicontazione; e) di potenziare i collegamenti per lo scambio regolare di flussi d’informazione con il CINECA, sistema informatico adottato dal nostro Ateneo; f) di modernizzare il software del nostro sistema informatico di contabilità, bene di proprietà del nostro Ateneo, che ha ottenuto importanti  riconoscimenti all’esterno.
3) Amministrazione centrale. Appare indispensabile procedere ad una riorganizzazione delle Aree e degli Uffici centrali, perché risulta evidente lo stato di disagio in cui operano i dipendenti dell’Università, con ripercussioni gravi su tutte le attività periferiche correlate a quelle dell’Amministrazione centrale. La pronta riorganizzazione dell’intero impianto organizzativo, attuato di concerto con le Organizzazioni sindacali, appare come l’unica ricetta a questi mali.
4) Amministrazioni decentrate. Anche qui occorre procedere ad una rapida verifica dell’organizzazione e del personale, il cui numero di unità negli anni si è progressivamente ridotto, causando disagi alla Didattica, alla Ricerca e ai Servizi per gli studenti. Oltre a prevedere il potenziamento del sistema informatico ed informativo, occorrerà aggiornare i budget di Facoltà e le dotazioni dei singoli Centri autonomi di spesa, dal momento che non corrispondono alle attuali esigenze. Ai fini di una razionalizzazione armonica dell’intero sistema periferico, risulterà utile creare dei «Poli gestionali», con funzione di coordinamento tra centro e periferia amministrativa.

6) Le Strutture
Negli ultimi anni, il patrimonio edilizio dell’Università ha registrato una notevole crescita.
Infatti, sono stati realizzati interventi di ristrutturazione, di adeguamento funzionale e normativo e di ammodernamento tecnologico, e sono stati acquistati nuovi plessi ed edificate nuove strutture. Ma un imponente piano edilizio, come quello programmato dalla precedente Amministrazione ed in buona parte realizzato, deve, tuttavia, sapere guardare anche aldilà delle emergenze e tenere sempre in considerazione i vincoli posti dal bilancio; per cui bisognerà predisporre un piano finanziario in grado riassicurare l’esecuzione di tutte le altre opere attualmente cantierate o in corso di espletamento di gara. Sarà necessario, pertanto, rendersi conto delle dimensioni globali degli impegni finanziari assunti e da assumere (anche per l’acquisto di mobili, laboratori, strumentazioni, ecc.) e quindi del «peso» che essi assumeranno nell’ambito dell’intera politica d’Ateneo.
Per fare ciò bisognerà avviare un’ordinata ricognizione di tutte le opere in corso di esecuzione, valutarne gli impegni assunti, lo stato dei lavori e le realizzazioni al fine di completare i progetti in corso nel rispetto dei termini previsti. In ogni caso, occorrerà affrontare immediatamente certe emergenze, che non possono essere più rinviate, e trovare una soluzione per alcune Facoltà in grave difficoltà dal punto di vista di disponibilità sia di spazi che di strutture, quali Farmacia, Giurisprudenza e Scienze della Formazione. Occorrerà, quindi, razionalizzare gli interventi di conservazione e manutenzione di tutti gli edifici esistenti, programmandoli su base pluriennale; particolare priorità dovrà essere data in tema di prevenzione e sicurezza, provvedendo alla rimozione delle barriere architettoniche al fine di rendere realmente «accessibili» tutte le strutture universitarie.
Molti di questi problemi potranno trovare soluzione in  tempi ragionevolmente brevi, prevedendo un analitico monitoraggio sia dello stato dell’arte in ordine ai cantieri aperti e sia dei lavori da eseguirsi in merito a quanto sopra enunciato. Un altro obiettivo da raggiungere in tema di edilizia universitaria, intesa come logistica, è quello di rilanciare l’edilizia universitaria residenziale al fine di fornire una maggiore offerta abitativa per gli studenti fuori sede meno abbienti (ad es., con la ripresa del c.d. progetto «Tavoliere»), così come già riportato nel punto del mio programma relativo al diritto allo studio.
A solo titolo di informazione, riporto qui di seguito l’elenco delle maggiori opere (suddivise per poli) attualmente cantierate o da cantierare a breve:
1) Polo Scientifico:
• Realizzazione e relativo finanziamento integrale del Polo medico-biologico (Torre biologica).
• Realizzazione e relativo finanziamento integrale del Polo linguistico multimediale e laboratori informatici.
• Restauro dell’Orto Botanico e dell’Orto Siculo.
• Realizzazione dell’impianto di illuminazione dell’edificio per la didattica per la Facoltà di Ingegneria.
• Realizzazione di una tensostruttura per la Facoltà di Agraria.
• Lavori di manutenzione straordinaria nell’edificio 9 blocco 2 nel C.U. di S. Sofia.
• Lavori di manutenzione straordinaria nell’edificio 12 nel C.U. di S. Sofia.
• Realizzazione di un corpo di fabbrica da destinare ad aule e laboratori per la Facoltà di Farmacia.
• Lavori di manutenzione straordinaria nell’edificio D.A.U. della Facoltà di Ingegneria.
• Lavori di manutenzione straordinaria nei Laboratori pesanti della Facoltà di Ingegneria.
• Lavori di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza dell’edificio occupato dal Dipartimento di Scienze farmaceutiche.
• Lavori di manutenzione straordinaria per la rifunzionalizzazione dell’immobile denominato «ex Conservatorio Vergini al Borgo» da adibire a sede del Dipartimento di Botanica.
• Lavori di manutenzione ordinaria dei locali di Palazzo Chiaramonte a Siracusa, sede della Facoltà di Architettura.

2) Polo Giuridico-Economico:
• Lavori di ripristino volumetrico per l’inserimento del nuovo Polo didattico della Facoltà di Giurisprudenza nel complesso della Purità.
• Lavori di rifunzionalizzazione ed adeguamento dei locali nel complesso di via Roccaromana.
• Interventi edilizi su immobile da adibire a Polo didattico della Facoltà di Scienze Politiche nel complesso denominato Via Gravina.
• Lavori di manutenzione straordinaria ed adeguamento del Palazzo delle Scienze.

3) Polo Umanistico:
• Lavori di manutenzione straordinaria del complesso edilizio denominato «Verginelle» per la sede della Facoltà di Scienza della Formazione.
• Lavori di manutenzione straordinaria del Chiostro di levante e della fontana del Chiostro di ponente del Monastero dei Benedettini.
• Lavori di manutenzione straordinaria nella sopraelevazione del Noviziato del Monastero dei Benedettini.
• Lavori di recupero e riutilizzo di Palazzo Ingrassia come sede del Dipartimento di Archeologia con annesso Museo e Biblioteca.

4) Polo Amministrazione centrale:
• Lavori di manutenzione straordinaria dell’edificio «ex Accademia delle Belle Arti».
• Lavori di miglioramento statico del Palazzo centrale dell’Università.
• Lavori di manutenzione straordinaria ed adeguamento antisismico di Palazzo Sangiuliano.
• Lavori di realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari in via Carrata ed in via Caronda.
• Lavori di realizzazione di un parcheggio nel C.U. di S. Sofia.
• Lavori di manutenzione straordinaria delle coperture del comparto «I» nel C.U. di S. Sofia.
• Lavori di manutenzione ordinaria dei locali di Palazzo Pedagaggi in Catania.
• Lavori di rifunzionalizzazione dell’immobile sito in Catania, via Simeto, da adibire a «Città della Scienza» (Progetto coordinato dalle Università di Catania e Lecce).
Va infine considerato che la logistica universitaria non si migliora solo attraverso investimenti nell’edilizia; bisogna piuttosto sottolineare l’importanza di un’adeguata programmazione dell’utilizzo delle strutture esistenti e delle strutture in via di completamento.

7) La Sanità
Particolare attenzione va senza dubbio rivolta alla Sanità, in quanto l’attività assistenziale costituisce da sempre il principale fattore di visibilità dell’Università nei suoi rapporti con l’ambiente esterno. «Visibilità» che è potenzialmente in grado di dare un sostanziale contributo alla reputazione della Facoltà medica e dell’Università nella sua veste di «fornitrice» di prodotti che includono servizi medici e formazione sanitaria. La Facoltà di Medicina gode a Catania di un’antica tradizione documentata dagli illustri Maestri che in campo medico e chirurgico hanno saputo creare Scuole di prestigio apprezzate
sia in ambito nazionale che internazionale. La Facoltà di Medicina è cresciuta negli ultimi decenni sotto l’aspetto numerico, ma tale crescita non è stata accompagnata da una politica adeguata tendente al miglioramento della qualità; una politica che, quindi, avrebbe dovuto avere due obbiettivi fondamentali: 1) una programmazione di Facoltà trasparente, collegiale e, pertanto, condivisa, basata sullo sviluppo delle conoscenze e delle esigenze della medicina moderna, riguardante sia il corpo docente che le strutture in cui esso opera; 2) la formalizzazione di rapporti chiari con la Regione e, perifericamente, con le Aziende in grado di assicurare a tutto il personale universitario, docente, tecnico-amministrativo e sanitario, la giusta collocazione e la possibilità di esprimere le proprie capacità professionali, nonché il giusto riconoscimento economico del proprio lavoro; 3) l’applicazione del criterio di qualità per consentire una corretta valutazione dei tre principali attributi della Facoltà di Medicina, ovvero quello della ricerca, quello della didattica e quello dell’assistenza; 4) il completamento dei programmi di sviluppo edilizio della Città universitaria, soprattutto quelli relativi alla realizzazione della torre biologica.
Per quel che riguarda il primo punto, penso che poco sia stato fatto e con risultati non soddisfacenti. La qualità media della Medicina universitaria e le strutture in cui essa opera non si sono sviluppate in relazione ai tempi e in non pochi casi la tradizionale «concorrenza» tra strutture universitarie e strutture ospedaliere ha portato alla prevalenza delle ultime. Questa assenza di sviluppo ha generato nei docenti, prima e seconda fascia e ricercatori, un senso di frustrazione che, con motivazioni diverse, si traduce in una più o meno marcata disaffezione e in senso di sfiducia nei confronti dell’Università, che in definitiva vengono purtroppo a riflettersi anche sulla didattica e sulla ricerca. Nei mesi scorsi ho avuto moltissimi colloqui con docenti delle varie fasce e, a conferma di quanto sopra, ho potuto toccare con mano quanto sia diffuso il senso di malessere. Anche se la mia attività si svolge in un ambito assolutamente diverso da quello medico, la conoscenza diretta o indiretta di moltissimi docenti mi ha fatto rilevare chiaramente la discrepanza tra la qualità del personale universitario e la qualità media dell’assistenza; e a tal proposito mi sono chiesto: se il livello culturale e la capacità professionale di professori ordinari, associati e ricercatori sono ottimi, perché non si traducono di regola in un’altrettanto buona resa assistenziale? So che la risposta a tale domanda non è semplice, ma è possibile che all’interno delle strutture assistenziali non tutti abbiano mansioni e responsabilità confacenti alle proprie attitudini e alle proprie capacità professionali, e che, inoltre, molte strutture universitarie non posseggano strumenti e apparecchiature adeguati qualitativamente e quantitativamente alle necessità dei tempi. Ricordo anche che, nell’ambito dello sviluppo della Facoltà di Medicina e Chirurgia, un’attenta e corretta programmazione deve essere rivolta al polo di Ragusa, cosicché, attraverso una didattica e un ambito assistenziale qualificati, possa raggiungere nei prossimi anni un livello pari a quello di Catania. Pertanto, compito primario del futuro Rettore sarà di consentire e supportare la progressione di carriera di tutti i docenti meritevoli della Facoltà di Medicina e Chirurgia, trovando anche la giusta collocazione per ognuno nell’ambito assistenziale sia al Policlinico che nelle Aziende ospedaliere. Inoltre, l’Università dovrà tornare ad essere polo di attrazione per tutte le professionalità emergenti e si dovrà fare in modo di reperire i fondi necessari per consentire l’immissione in ruolo (ed il pensiero va ai tanti giovani validi che circondano i docenti) di forze nuove che stimoleranno le attività di ricerca scientifica, a volte trascurate.
Credo fermamente che chi avanza la propria candidatura alla carica di Rettore abbia il dovere di assicurare il proprio impegno per un’analisi approfondita dei problemi «interni» e per la loro soluzione in un accettabile lasso di tempo. Il lavoro da compiere non è certamente facile. Pertanto, affinché possa dare risultati tangibili, è indispensabile che il Rettore possa contare sulla piena, fattiva e, soprattutto, imparziale collaborazione non solo del Preside, ma anche di ciascuno dei componenti la Facoltà.
Riguardo al secondo punto, le considerazioni sono molto complesse. Un buon momento per riformare i rapporti tra Università e Sanità poteva essere la sollecita applicazione del D.L. n. 517 del dicembre 1999, che avrebbe dato all’Università la possibilità di riprendere appieno il suo ruolo nell’ambito della Sanità. Già l’articolo 1 esordisce affermando che «L’attività assistenziale necessaria per lo svolgimento dei compiti istituzionali delle università è determinata nel quadro della programmazione nazionale e regionale in modo da assicurarne la funzionalità e la coerenza con le esigenze della didattica e della ricerca, secondo specifici protocolli d’intesa stipulati dalla Regione con le università ubicate nel proprio territorio…»; e nei successivi punti (c, d, e) dello stesso articolo vengono chiaramente indicati: «il ruolo dell’università nella programmazione sanitaria regionale, la necessità di indicare i parametri per l’individuazione delle attività e delle strutture assistenziali complesse, funzionali alle esigenze di didattica e di ricerca dei corsi di laurea della facoltà di medicina e chirurgia, delle Aziende…» e «l’indispensabilità di definire il volume ottimale di attività e il numero massimo di posti letto e di strutture assistenziali anche in rapporto al numero degli iscritti ai corsi di laurea della facoltà di medicina e chirurgia e alle esigenze della ricerca». Gli articoli successivi disciplinano, in maniera chiara, la strutturazione delle Aziende ospedaliero-universitarie, per le quali, dopo un quadriennio di sperimentazione, è prevista come modello ordinario di gestione operativa la struttura dipartimentale integrata (DAI) con le sue possibili ulteriori strutturazioni.
In definitiva, si può dire che la strutturazione, l’organizzazione e la programmazione delle Aziende ospedaliero-universitarie devono essere discusse e concordate con l’Università; e, a conferma di ciò, l’art. 4 della 517/99 stabilisce, per quanto riguarda gli organi delle Aziende ospedaliero-universitarie, tra l’altro: 1) la nomina del Direttore Generale da parte della Regione, acquisita l’intesa con il Rettore dell’Università;
2) la presenza nel Collegio sindacale di un membro designato dall’Università; 3) la presenza del Preside della Facoltà di Medicina, quale membro di diritto (Presidente, secondo il Protocollo d’intesa), nell’Organo di indirizzo; 4) la presenza, all’interno del Collegio di direzione, dei Direttori dei Dipartimenti ad attività integrata e dei Dipartimenti assistenziali.
Altri importanti organismi previsti sono:
• il Collegio tecnico, previsto dall’art. 7, comma 9, del Protocollo d’intesa, in osservanza del D.L. 517/99, art. 5, comma 13;
• il Collegio sindacale, art. 8, comma 3, del Protocollo d’intesa;
• il Comitato dei Garanti, art. 10, comma 6, del Protocollo d’intesa, in osservanza dell’art. 5, comma 14, del D.L. 517/99.
Dal 21 dicembre 1999 sono passati ben 4 anni prima di arrivare alla firma del Protocollo d’intesa con la Regione Sicilia, ma l’entrata in vigore del Protocollo d’intesa (gennaio 2004) ha avuto come effetto principale solo l’applicazione (soggettiva) delle norme relative al trattamento economico, che ha subito evidenziato una penalizzazione economica significativa per tutte le fasce di docenti e per i tecnici laureati; penalizzazione, in prospettiva, più marcata alla luce del progressivo aumento di tutte le voci stipendiali dei contratti ospedalieri. Le giuste e immediate rivendicazioni del personale universitario sono state basate sia sulla diversa interpretazione e applicazione (non penalizzanti) delle norme da parte degli altri due Atenei siciliani, sia sull’esito dei ricorsi presso il Tribunale Amministrativo Regionale, le cui sentenze, sempre favorevoli al personale universitario, invece di essere applicate prontamente, sono attualmente appellate presso il Consiglio di Giustizia
Amministrativa. È quindi, per me, incontrovertibile che la corretta pplicazione delle normative economiche previste dal D.L. 517/99 deve garantire la corresponsione ai docenti e ai tecnici laureati, secondo l’art. 31 del D.P.R. 761/79 (ex De Maria), le differenze mensili delle due voci stipendiali ospedaliere: 1) tabellare, 2) RIA (anzianità complessiva di servizio) e l’intera indennità di specificità medica. Inoltre, secondo il D.L. 517/99, in aggiunta e non in sostituzione, le intere voci di tutte e tre le indennità di responsabilità che l’Azienda delibera per gli universitari: 1) posizioni, 2) direzione di Dipartimento (in atto  corrisposta) e 3) indennità di responsabilità di strutture e moduli complessi (specificità e responsabilità non più corrisposte dal gennaio 2004 a causa del Protocollo d’intesa). A quanto sopra vanno aggiunte, se spettanti, le indennità di esclusività, di risultato, di rischio, ecc.
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