M’illumino di meno

Quanti sono i monumenti patrimonio dell’umanità riconosciuti dall’UNESCO nella città di Ragusa?

Se avete risposto diciotto, vi avviso che siete in errore.

Nel 1992, infatti, l’UNESCO ha dichiarato patrimonio dell’umanità il cielo stellato, proprio quello che brilla (sempre meno) anche sulla nostra città.

 

Da anni questo stupefacente panorama è sempre più minacciato dall’inquinamento luminoso, il fenomeno relativo all’illuminazione artificiale che sta cancellando costellazioni e cieli bui dalla vista dell’uomo. Proprio come se qualcuno ponesse una staccionata alta 10 metri di fronte al portale di San Giorgio o desse una mano di vernice bianca alla Chiesa di Santa Maria delle Scale.

Con la sola differenza che la scomparsa della volta stellata avviene nell’indifferenza di moltissimi.

 

Le prove del rischio che stiamo correndo? Le stelle osservabili ad occhio nudo in una notte serena e senza nubi sono circa seimila, basta quindi alzare gli occhi verso l’alto dopo il tramonto per poter misurare in prima persona lo stato di salute del cielo a Ragusa.

Se non avete questa pazienza, ecco il parere di un esperto. Massimo Trovato, presidente dell’AIDA (Associazione Iblea Divulgazione Astronomica), da anni si dedica all’astrofilia ed alla divulgazione: “Attualmente la nostra provincia vive il problema in maniera seria. Si può dire che da quasi ovunque, il cielo, per circa 30° salendo dall’orizzonte, è immerso in una cappa lattiginosa che impedisce la visuale di qualsiasi oggetto celeste. Da molte parti la Via Lattea è praticamente invisibile. In definitiva, escluse alcune pochissime zone nei dintorni di Giarratana e Monterosso Almo, è ormai impossibile godere di un buon cielo a Ragusa.”

 

Paturnie romantiche da astrofili? No, pur parendomi il romanticismo una validissima ragione. L’inquinamento luminoso è, infatti, tanto più detestabile, quanto più si rivela inutile e stupido e, tuttavia, quasi preteso come un’esigenza primaria dalla mentalità comune.

Qualche esempio: gli impianti pubblici di illuminazione stradale sono per lo più obsoleti e disperdono in cielo una buona metà della luce. Su molte strade extraurbane, poi, il traffico dopo una certa ora è praticamente inesistente. La luce, tuttavia, continua ad illuminare, ad intensità immutata, il nulla.

“Questi – continua Trovato – sono esempi di sprechi che i cittadini pagano di tasca propria ed incidono sui bilanci comunali ben più che la cifra necessaria per schermare, una volta per tutte, i lampioni ed utilizzare l’illuminazione lì dove è necessaria. Esistono lampioni detti “cut –off” che hanno un dispositivo che dirige la luce solo nel punto che deve essere illuminato. Molti lampioni, poi, possono essere temporizzati in modo da ridurre la tensione elettrica durante le ore di minor traffico. Queste tecnologie sono disponibili da quasi un decennio e il loro costo è facilmente ammortizzabile con il risparmio che ne deriverebbe. Qualcosa si potrebbe fare anche per l’illuminazione privata, proibendo ad esempio i lampioni a palla che disperdono il 50% di luce in cielo ed incoraggiando l’uso di quelli a fungo, con la schermatura verso l’alto.  È solo questione di buona volontà e di senso civico.” 

 

Eppure, forse viziati da secoli in cui la luce è apparsa consustanziale alla ragione, la lampadina fulminata è l’oggetto che più risveglia il senso civico e l’indignazione dei miei concittadini, spesso riuniti in comitati civici inferociti nel denunciare la mancata sostituzione delle luminarie fulminate, paventando pericoli del resto facilmente immaginabili da chi, come noi, vive nel Bronx.

Ecco perché, di solito, gli amministratori non vedono di buon occhio gli inviti, comunque scarsi, ad un dosaggio diverso e più moderato delle luci in città. Nessun politico corre il rischio di combattere una battaglia impopolare.

 

Se ancora, tuttavia, siete convinti che questo tipo di inquinamento non è così pericoloso per la salute e il benessere di tutti noi, come lo sono altri tipi di inquinamento, lasciatemi insistere. Oggi che nessuno spreco è sostenibile, diventa inaccettabile ed immorale la dispersione di energia in calore o in irraggiamento indirizzato al cielo, dove non serve a nessuno. La luce artificiale, inoltre, danneggia parecchie specie animali e vegetali che vedono alterarsi il ritmo sonno – veglia o giorno – notte. Gli uccelli che cinguettano in piena notte sulla provinciale per Marina di Ragusa ne sono l’esempio più inquietante.

 

E infine torno alle stelle e alle ragioni culturali. Il cielo notturno ha avvicinato per millenni, milioni di persone alla bellezza, alla natura, alla scienza, alla ricerca, al dubbio, alla cultura. La relazione con gli astri, quindi, va protetta e difesa con forza.

Lo sapeva bene Seneca, che al lume di lucerna scriveva:

“Se le stelle, anziché brillare continuamente sul nostro capo, non si potessero vedere che da un solo punto della Terra, gli uomini non cesserebbero dal recarvisi per contemplare ed ammirare le meraviglie dei Cieli”

E allora…. abbassate le luci per favore, inizia il portentoso spettacolo del cielo stellato.


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