Situazione sempre più ingarbugliata per i dipendenti del call center che, persa la commessa Alitalia, sono in trattativa serrata per cambiare azienda e mantenere il proprio posto di lavoro. Si allarga la distanza sulle condizioni
Almaviva, al tavolo tecnico arriva il no di Covisian Nessuna intenzione di far valere clausole sociali
Ancora un niente di fatto dai tavoli ministeriali per i lavoratori assegnati alla ormai ex commessa Alitalia del call center Almaviva di Palermo. Se infatti il primo incontro tra aziende e parti sindacali si era concluso con Covisian, la nuova vincitrice dell’appalto per l’assistenza clienti di quella che non è più Alitalia, ma si chiama Ita, poco propensa al dialogo sulle clausole sociali del contratto dei lavoratori, che prevedono la ricollocazione del personale all’interno della nuova titolare dell’appalto. Ma se prima Covisian aveva dettato le proprie condizioni: azzeramento di ogni scatto di anzianità e con una riduzione del livello di inquadratura, con relativa diminuzione dello stipendio; adesso si trincera dietro un secco No.
«Questo pomeriggio all’incontro con il ministero del Lavoro, Covisian ha confermato, nei fatti, la mancata applicazione della clausola sociale – dice il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando – Si tratta di una posizione che è stata rigettata dalle organizzazioni sindacali, oltre che dalla nostra amministrazione comunale. Non è possibile che Ita scelga di non applicare il Contratto collettivo di lavoro del trasporto aereo assumendo le lavoratrici e i lavoratori Alitalia, mentre Covisian scelga di non applicare la clausola sociale che vede committente la stessa Ita». Intanto ieri attimi di tensione in attesa dell’esito dell’incontro, con una piccola manifestazione spontanea che era sorta nei pressi della sede palermitana del call center.
«C’è bisogno di una iniziativa chiara e convincente del governo che veda coinvolto il ministero dello Sviluppo economico – continua Orlando – Al ministro del Lavoro Andrea Orlando facciamo appello perché riconduca alle regole, alle leggi e ai contratti la tutela dei diritti delle lavoratrici , dei lavoratori coinvolti in questa vertenza e garantisca la loro prospettiva occupazionale. La via maestra per salvaguardare un settore come quello dei call center è quella della buona occupazione, non quella dell’uso ricorrente agli ammortizzatori sociali, affermando il rispetto della clausola sociale senza scorciatoie. Infine ai due ministri ricordiamo che nel Mezzogiorno non possiamo permetterci il costo sociale di perdere ancora lavoro».