Casa, con la crisi si teme un’impennata degli sfratti Sunia: «Dramma sottovalutato da Regione e Comune»

«Sospendere l’esecuzione degli sfratti è moralmente doveroso». Quello dell’emergenza casa a Palermo è un problema che da anni è in cerca di una soluzione, ma con la crisi scaturita dal Covid la situazione potrebbe diventare esplosiva quando scadrà il blocco degli sfratti imposto dal governo nazionale. Per questo il Sunia, il sindacato Inquilini e assegnatari, ha fatto appello alla frangia palermitana dei deputati regionali per sostenere una proroga almeno fino al 30 giugno prossimo.

«La Sicilia rispetto al resto dell’Italia è una delle regioni che soffrono molto di più la crisi economica, che ora è aggravata dalla pandemia da Coronavirus, con tutto quello che ha comportato – racconta a MeridioNews Zaher Darwish, segretario Sunia – Questa situazione viene rappresentata a noi quasi giornalmente con famiglie che hanno ricevuto l’intimazione a lasciare la casa o che sono in situazione avanzata in relazione ai procedimenti giudiziari». 

«In periodi normali a Palermo ci sono tra 1400 e 1600 sfratti giudiziari all’anno. Con la fine del periodo del blocco previsto dalla normativa nazionale si rischia veramente un dramma sociale». Una situazione che, a detta del segretario cittadino, non sarebbe supportato in maniera adeguata dalle istituzioni locali e regionali. «A oggi – dice – non c’è un progetto regionale di intervento sul tema della casa. Il problema è grave ed è stato talmente insufficiente l’intervento delle amministrazioni che nella migliore delle ipotesi avrebbero soltanto spostato nel tempo un problema che comunque avremmo dovuto affrontare, anziché intervenire in modo completo, progettando interventi e visioni su come affrontare il tema della casa».

E a questo proposito Darwish punta il dito contro una modifica del regolamento comunale sull’emergenza abitativa, ritenuta «a dir poco vergognosa», che equipara le persone in lista per ricevere un bene confiscato alla mafia a uso abitativo a quelle in attesa di un alloggio popolare. «I beni confiscati alla mafia possono essere concessi in casi veramente gravi: la gente che dorme in macchina, in magazzini, in luoghi non idonei. A queste persone adesso viene chiesto un contributo, un affitto, come accade per chi è in lista per un alloggio popolare, che può anche avere un reddito. Questo è un grave danno e dimostra che non si è colta la situazione dei cittadini. È come se i poveri vivessero su un pianeta e l’amministrazione e il Consiglio su un altro».

A livello nazionale oggi ci sarà un presidio in Parlamento sulla questione da parte delle sigla Sunia, Sicet e Uniat, per rilanciare lo stesso appello presentato a livello regionale ai parlamentari siciliani, affinché si adoperino perché non venga revocata o ridotta la richiesta di blocco degli sfratti. 


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