Villa Sperlinga, strage di pesci abbandonati un una vasca L’imbarazzo del Comune. Gelarda: «Fatti inammissibili»

Una vera e propria strage di pesci quella che si è consumata due giorni fa nella grande fontana di villa Sperlinga. E alla base di tutto pare proprio esserci un errore umano. In mattinata gli operai del Coime si erano recati nella villetta nei pressi di piazza Unità d’Italia per pulire la fontana, l’hanno svuotata e hanno raccolto tutti i pesci rossi e le grosse carpe all’interno di una bacinella di plastica nera, dopodiché, stando al racconto di alcuni testimoni, sarebbero spariti, lasciando la fontana vuota. Nella plastica, ammassati, con pochissima acqua, sotto al sole cocente, i tanti pesci della fontana hanno iniziato a boccheggiare e infine a morire, ma nessuno degli addetti alla manutenzione si sarebbe occupato di ciò, probabilmente per una dimenticanza. 

Alla fine sono state le persone che si trovavano in quel momento nella villa a accorgersi di quanto stava succedendo e chiamare polizia, carabinieri e vigili del fuoco. E proprio grazie all’intervento di questi ultimi qualche pesce è riuscito a salvarsi. Sono stati infatti i pompieri a riempire nuovamente la vasca della fontana, impedendo così anche la morte delle tartarughe, lasciate nel bacino vuoto, mentre un loro collega si occupava della bacinella dei pesci alla ricerca di qualche superstite. Qualche pesce rosso si è riuscito a salvare, ma non c’è stato niente da fare per le carpe, che sono morte tutte. E qualche avventore della villa si è persino ritrovato a dovere recuperare delle tartarughe uscite dalla vasca alla disperata ricerca di acqua.

Dagli uffici del Comune parlano di responsabilità da accertare e hanno chiesto a chi ha fatto materialmente l’intervento una relazione su quanto accaduto, ma è chiaro che la vicenda ha creato non poco imbarazzo. Duro il commento di Igor Gelarda, capogruppo in consiglio della Lega. «Vorrei spiegazioni dal sindaco – dice – che stavolta non può risolvere con il solito trasferimento del personale. È inammissibile che accadano fatti come questi, dove sembrano emergere responsabilità per il maltrattamento degli animali, lasciati in agonia per ore sotto il sole, con pochissima acqua, fino a causarne la morte». 

Intanto si sprecano le reazioni sulla vicenda e qualcuno parla anche di comportamento abituale. «Sono decenni che fanno così, ancora ricordo quando ho salvato le carpe» spiega un utente di facebook commentando le foto, «Che siano morti dei pesci rossi, non mi suscita particolare empatia – dice un altro utente – sono sincero. Sono pesci rossi… non che stia lì a torturarli o vivisiezionarli, ma pesci rossi sono! Quello che fa veramente imbestialire è l’atteggiamento di chi ha provveduto alla genialata. Ma davvero? Questo è il livello di cura e di attenzione messo nello svolgimento del proprio lavoro? Quindi se nella pulizia di un anfratto qualunque si ritrovasse un bene storico? Si ricopre tutto? Questa gente trasmette ai propri figli gli stessi valori. E non si uscirà mai da un circolo di ignoranza e superficialità, di provincialismo e menefreghismo, che sono le vere piaghe da cui nasce e si sviluppa il resto».


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