Igea Banca, la polemica dei licenziamenti a Palermo Replica Maiolini: «Esuberi? Solo misure individuali»

«Sono vicende che attengono i rapporti individuali di lavoro, nulla di collettivo, quindi non facciamo dichiarazioni». Si smarca così Francesco Maiolini, il direttore generale di Igea Banca, dalla nostra richiesta di commenti sulla decisione di licenziare due dipendenti della filiale palermitana, in un momento in cui la società è in fase di fusione con un’altra banca. Quella del Fucino, di proprietà della famiglia Torlonia.

Il caso è venuto fuori nelle scorse settimane e, ieri mattina a Palermo, ha portato a un sit-in davanti alla Banca d’Italia promosso dai sindacati Fabi, Firs-Cisl, Fisac-Cgil, Unisin nonché alla presenza dei dirigenti di Ugl e Cisal. Con indosso dei gilet azzurri, i rappresentanti delle diverse sigle hanno acceso i riflettori su quello che ritengono possa essere un precedente pericoloso per il settore: «La storia del nostro Paese non ha mai visto licenziamenti tra i dipendenti delle banche», dichiara a MeridioNews Gabriele Urzì, segretario provinciale di Fabi. «Quando si sono presentate situazioni di esubero ci si è sempre affidati al fondo di solidarietà proponendo forme di prepensionamento, sempre di carattere volontaristico – prosegue -. In questo caso, invece, non si è verificato nulla di tutto ciò. Sono arrivate due lettere di licenziamento con motivazioni vaghe».

I due dipendenti sono stati convocati a Roma, ma si sono rifiutati di firmare le lettere decidendo di rivolgersi a un legale per tutelare quello che ritengono un sopruso. Indipendentemente da cosa verrà deciso da un eventuale coinvolgimento della giustizia, l’azione di Igea Banca, come detto, è arrivata in un momento particolare. La società, nata a fine 2015 e presieduta dall’ex direttore generale della Rai Mauro Masi, ha quattro filiali – a Roma, Palermo, Catania e Bronte – e un’ottantina di dipendenti che presto potrebbero avere come colleghi gli oltre trecento della Banca del Fucino. 

La fusione, ancora non ufficiale, è nei piani di Masi e Maiolini e potrebbe servire a dare un’importante mano d’aiuto alla società fondata da Giovanni Torlonia quasi un secolo fa. La banca romana, infatti, vive da tempo una situazione economica pesantemente compromessa e, dopo avere intavolato invano una trattativa con il gruppo di riassicurazione con sede a Panama Barents Re, ha trovato in Igea il partner ideale. Uno scenario di acquisizioni che per i sindacati stride con i recenti licenziamenti. Come a dire: non il miglior modo di presentarsi. A lasciare separate le vicende è però Maiolini. Il direttore generale, nel cui passato c’è la guida di Banca Nuova, replica a distanza ai rappresentanti dei bancari. «Non si tratta di esuberi, il sindacato è libero di esprimere le opinioni che vuole ma tirare in ballo il fondo esuberi è inappropriato». 

Maiolini taglia corto anche sulla questione delle nuove assunzioni in Igea. Nello stesso periodo in cui sono state recapitate le lettere di licenziamento, la società ha integrato il proprio organico con tre unità. «Anche in questo caso non c’è correlazione tra i temi. Le tre unità non sono state assunte nello stesso settore in cui operavano i due dipendenti licenziati», conclude il direttore di Igea Banca.


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