L’audace spacciatore che ruba la pistola a un carabiniere «Ne hai 50 di questo? Però 50, no 43, se no ti sparo qua»

Talmente sicuro di sè da rubare la pistola a un carabiniere, da avvalersi della collaborazione della moglie e del figlio, da saper eludere i controlli delle forze dell’ordine nelle sue attività di spaccio. E senza neanche l’ausilio della criminalità organizzata. Dario Ribaudo è quello che la mafia di un tempo avrebbe definito cane sciolto: senza padrini di appartanenza o padroni, eppure capace di orchestrare un traffico di stupefacenti da circa diecimila euro al mese ad Altavilla Milicia

Con l’operazione di ieri condotta dai militari dell’arma di Bagheria è stata smantellata la fitta rete messa su dal 40enne pregiudicato palermitano. Sa il fatto suo, Ribaudo. Già noto alle forze dell’ordine, l’uomo ad aprile 2018 sottrae l’arma di ordinanza al militare Giuseppe Papasso. E’ durante le fasi di indagini che i suoi colleghi si imbattono nel pregiudicato palermitano. Che non solo è in possesso della pistola ma è una «persona inserita in una fiorente attività volta allo spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio di Altavilla Milicia».

Gli inquirenti scoprono che l’uomo sa il fatto suo. Pur senza essere un appartente a Cosa Nostra, Ribaudo è cosciente di dover restare attento e guardingo se non vuole farsi scoprire. «In particolare – si legge nell’ordinanza che ha portato al suo arresto – in alcuni casi disertando gli incontri preventivati, in altri giungendo con ritardo all’appuntamento e intrattenendosi giusto il tempo necessario per la consegna dello stupefacente: atteggiamento, in sostanza, imprevedible e incontrollabile, utile a eludere qualsiasi investigazione, atteso anche il rarissimo utilizzo di apparecchi telefonici». 

Di più: l’uomo è metodico, certosino. Si rifornisce di droga, soprattutto cocaina hashish e marijuana, dai grossisti del quartiere palermitano Falsomiele. Poi torna in provincia con la sua Fiat 500, nella casa di Altavilla Miliccia, e distribuisce i quantitativi a persone di fiducia. Sa anche essere prodigo di consigli per i clienti. «Lo avete il sottovuoto? Perché non vi comprate il sottovuoto?» dice a un soggetto fidato, riferendosi alle macchinette che servono a mettere in fresco il cibo e che invece lui utilizza per conservare la droga: «Cento euro costa, però ti viene il cuore Totò».

Ribaudo, però, non è altrettanto tenero quando deve parlare con i suoi referenti di Falsomiele. Conosce i trucchi dei fornitori per fare la cresta: quando pesano la droga da vendere, ai più sprovveduti conteggiano il peso lordo e non quello netto, senza la tara (che di solito è il sacchetto che contiene lo stupefacente). «Ne hai 50 di questo? Però 50, no 43, se no ti sparo qua» ringhia a un certo punto il 40enne palermitano. Capace di alimentare un piccolo ma significativo indotto: oltre a lui sono coinvolti anche la moglie, che contribuisce «attraverso l’occultamento della sostanza e l’aggiornamento delle voci di credito vantate nei confronti dei clienti», e il figlio, anche lui «in grado di movimentare ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti anche di diversa qualità». 


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