Unipa, boom di iscritti mentre calano i fuori corso «Ma ci sono settemila studenti con reddito zero»

Più iscritti e meno fuoricorso: ma a che prezzo si è raggiunto questo risultato? Lo racconta l’università di Palermo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2019-2020, che si è tenuta presso la Sala Magna dello Steri – riaperta in questi giorni dopo il prestigioso restauro del soffitto ligneo.

Tra partite chiuse dopo anni di sofferenza – come i 700mila euro sganciati alla società che gestisce il parcheggio del campus per consentirne ancora la gratuità – e appelli alla politica nazionale affinché riconosca coi fatti l’importanza dell’istruzione e della ricerca, l’università di Palermo affronta, dopo gli anni di crisi delle iscrizioni a partire dal 2009, un rinnovato interesse da parte dei giovani. Che però devono fronteggiare un sistema ormai consolidato che prevede per molti corsi di laurea il famigerato numero chiuso. Un sistema che ha ormai assestato gli iscritti attorno ai 42mila, un numero che permette ancora la definizione di mega ateneo ma che tiene col fiato sul collo la dirigenza: se gli iscritti infatti dovessero scendere sotto la soglia dei 40mila ciò significherebbe un ridimensionamento anche dei contributi a livello nazionale.

Dopo la lectio magistralis tenuta dal professore Salvatore Settis, dal suggestivo titolo “La bellezza e le politiche della cultura”, a intervenire è stato il magnifico rettore Fabrizio Micari. Che proprio sui numeri ha scelto di puntare il suo intervento. «L’anno accademico 2019-2020 costituisce – ha detto – un anno di autentico boom sul fronte delle immatricolazioni per l’università di Palermo: gli iscritti al primo anno dei corsi di laurea triennali e magistrali a ciclo unico hanno superato le 10.200 unità, con una crescita di circa 1300 studenti rispetto all’anno precedente e di 2500 unità rispetto al 2015-2016, primo anno del mio mandato rettorale. Di fatto il numero degli iscritti al primo anno torna, quest’anno, a un livello paragonabile al 2009, prima della drammatica crisi delle immatricolazioni». 

E intanto, mentre calano gli studenti fuori corso (attualmente sono poco più di un quinto), Micari sostiene che «l’università non è più parcheggio, al contrario è considerata una frazione importante della vita, da affrontare con grande serietà ed impegno». Certo, c’è sempre il problema che una volta ottenuta la laurea l’emigrazione resta spesso l’unico spiraglio di vita ma sono sempre di più gli studenti che tentano di dare una chance alla Sicilia rimanendo all’università di Palermo anche per la magistrale (68 per cento). Un ateneo, quello palermitano, che si internazionalizza sempre di più con ben otto corsi di laurea totalmente in lingua inglese.

Il rovescio della medaglia sono le sedi decentrate, con il capoluogo siciliano che ha preferito accentrare in questi anni le sedi. Una lieve inversione di tendenza c’è stata nell’anno trascorso, con l’apertura di cinque nuovi corsi di studio triennali nei settori della Scienza della Formazione, dell’Economia Aziendale e dell’Architettura ad Agrigento, sulle Scienze Agrarie e sull’Ingegneria Biomedica a Caltanissetta. Buone notizie anche sul fronte economico, con il bilancio che per il quarto anno consecutivo si chiude in attivo, con un utile di un milione di euro. Ma è tutto oro quel che luccica? Non proprio. 

Il rettore nella sua relazione pone l’accento sulle disparità con gli atenei del Nord, che fanno i conti con contesti socio-economici più propizi. Senza considerare che «nel 2018-19 il 36 per cento di tutti gli studenti iscritti all’università di Palermo è stato esonerato dal pagamento delle tasse: su base nazionale questo dato rappresenta il 4,43 per cento di tutti gli studenti esonerati, mentre in assoluto gli studenti UniPa rappresentano solo il 2,32 per cento del totale nazionale». Un mancato introito, certamente, ma soprattutto un diritto, quello allo studio, che l’ateneo palermitano continua a offrire in mancanza di altre tutele di welfare state previste dallo Stato e della Regione Siciliana. Uno sforzo che comunque da solo non può bastare.

«Ancor più grave – osserva ancora Micari – è la situazione per quanto riguarda il sostegno a favore dei cosiddetti studenti bisognosi e meritevoli: la presenza in Sicilia, ancor oggi, della figura dello studente idoneo, ma non percettore di borsa di studio, assume caratteri di autentico scandalo, anche perché è quasi unica su tutto il territorio nazionale. Altrettanto urgente è la problematica degli alloggi, con una disponibilità di posti letto drammaticamente insufficiente come dimostrato dalle giuste azioni di protesta messe in atto da studenti della nostra università in queste settimane». Lo schieramento a fianco degli studenti di Micari però non accenna al presidio da più di un mese e mezzo dell’Hotel Patria, in via Alloro, da cui il comitato di mobilitazione spontanea studentesca continua a puntare il dito sulla mancanza di residenze universitarie (l’Hotel Patria dovrebbe garantire da tempo circa 80 posti letto ma, a causa di rinvii burocratici, continua a restare inaccessibile).

Resta poi il punto debole delle segreterie: il primo approccio dei nuovi iscritti con l’ateneo, infatti, continua a essere negativo. Lo ammette anche il direttore generale Antonio Romeo. «Siamo consapevoli che gli sforzi sin qui effettuati per la dematerializzazione dei
servizi delle segreterie studenti
– ha affermato – non sempre hanno prodotto risultati positivi e siamo anche consapevoli di un non ottimale livello di gradimento, da parte degli studenti, rispetto ai servizi amministrativi e informativi che forniamo relativamente alla loro carriera. Per questo motivo saremo impegnati a migliorare questi servizi, attraverso la realizzazione di un progetto volto a creare nuovi strumenti e modalità (chat-bot, appuntamenti con prenotazione, sportelli virtuali) per rendere più semplice l’approccio con le procedure amministrative connesse alla carriera deglistudenti e disincentivare l’utilizzo del front office. Obiettivo del 2020 sarà anche quello di anticipare la pubblicazione del calendario didattico annuale all’1 ottobre, offrendo così alla popolazione studentesca una pianificazione delle attività didattiche sia con riferimento alla fruizione dei corsi che alle date previste per gli esami di profitto».

L’intervento finale è stato destinato a Patrizia Caruso, in qualità di rappresentante degli studenti. La giovane ha scelto però di dare voce ai suoi colleghi, ciascuno con le proprie esigenze e le proprie prospettive. «Unipa è cresciuta in numeri ma sono cresciuti ancora di più il quantitativo degli studenti presenti nelle fasce di reddito più basse – ha osservato – L’ultimo dato ci dice infatti che settemila studenti sono in fascia zero, sino ad arrivare a circa 11.630 studenti in no tax area. I dati rispecchiano lo stato di impoverimento della nostra terra. Non offrire neanche l’opportunità di studiare ha già determinato il primo nostro fallimento. Questi dati o li conoscete e una parte di voi non sa cosa fare, o non li conoscete oppure un’altra di voi pensa alla siciliana “non è un problema mio”». Per poi ricordare che «Palermo è città universitaria, una comunità dedita all’accoglienza, ma che all’interno del suo progetto accoglie solo laddove c’è il pagamento di un affitto da parte dei paesani».


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