Condizionamenti della mafia? Gli ispettori a Partinico Il Comune ostaggio dei commissari. «Qui è lo sfacelo»

Dopo un grave dissesto economico dichiarato ufficialmente dal sindaco appena insediato, seguito dalle dimissioni – un po’ a sorpresa – di quest’ultimo dopo appena un anno di mandato, fino all’arrivo di un commissario straordinario che da subito si è scontrato con il consiglio comunale, ecco che per Partinico arriva l’ennesima sorpresa. Da ieri infatti sono arrivati nel piccolo Comune alle porte di Palermo gli ispettori del ministero dell’Interno, che dovranno accertare se l’attività amministrativa in questi anni abbia subito condizionamenti da parte della criminalità organizzata. La commissione è composta da un ufficiale dei carabinieri, uno della guardia di finanza, un commissario di polizia e una funzionaria della prefettura. Sotto la lente di ingrandimento degli ispettori l’attività del consiglio comunale, dell’ex sindaco Maurizio De Luca e del commissario che hanno amministrato negli ultimi anni. Un Comune, quello di Partinico, che sembra praticamente ostaggio dei commissari. Sullo sfondo di un clima che sembra farsi via via sempre più insostenibile. «Questo atto da parte del ministero e della prefettura, che mandano gli inquirenti dentro il Comune, è la ciliegina sulla torta di una consiliatura che è partita male e sta finendo peggio», osserva Emiliano Puleoconsigliere comunale di Rifondazione.

«Un sindaco che si è dimesso, un consiglio comunale che non ha dimostrato la giusta maturità rispetto a un Comune in dissesto con tanti problemi da affrontare e un commissario che, dal mio punto di vista politico, non ha ben operato. E adesso – prosegue il consigliere – arrivano anche gli inquirenti ad indagare, avranno avuto degli elementi minimi per venire qui a Partinico. In ogni caso, che ben vengano le indagini e che al più presto possibile si faccia luce su ciò che si pensa ci possa essere. Gli ispettori dovranno far luce anche su eventuali condizionamenti della criminalità organizzata: se così fosse, ben venga lo scioglimento del consiglio comunale». Mentre a sentire il commissario straordinario Rosario Arena, l’ex colonnello della guardia di finanza nominato direttamente dal presidente della Regione Musumeci a giugno scorso, questo sarebbe solo un atto di normale amministrazione, nulla di allarmante, nulla di cui preoccuparsi troppo. Anzi, dal canto suo, lui sembra quasi sollevato dall’arrivo degli ispettori. «È una delle numerosissime attività di controllo ispettivo da parte dello Stato, nulla di eccezionale – commenta infatti -. Siccome Partinico è caduta un anno e mezzo fa nel baratro con un dissesto e in più ci sono delle implicazioni che afferiscono quasi sicuramente alla cattiva gestione dell’amministrazione che si è succeduta negli anni, chiaramente il prefetto – attraverso magari qualche segnalazione che secondo me ha ricevuto – deve fare i dovuti approfondimenti. Ed ecco che manda, come abitualmente, capita dei propri ispettori corroborati dalle forze di polizia. Non c’è nulla di particolare, anzi».

Dal suo punto di vista, alla luce degli oltre 40 anni trascorsi nella guardia di finanza, questa mossa non è che un voler ribadire che a Partinico «lo Stato è presente, si fa vedere e dà i propri segnali di legalità. Il prefetto vuole capire cosa è successo durante queste disastrose gestioni amministrative che si sono succedute». Lui, alla guida del Comune da appena sei mesi, rivela di aver trovato una situazione preoccupante. Motivo per cui «sono veramente contento di questa visita ispettiva, sicuramente farà luce – si augura intanto -. In questi mesi mi sono reso conto di quelle che sono state le inadempienze, la gestione, le omissioni, non è che sono stato a girarmi i pollici. Però questo segnale prefettizio la dice lunga, è un segnale molto tangibile dove lo Stato non solo mette dentro il naso, ma vuole fare chiarezza e giustizia laddove si sono verificate delle situazioni irregolari. Qualcosina – ammette – l’ho segnalata pure io. Così come ho fatto anche prima, durante i miei otto mesi trascorsi da commissario a Gela, mi sono dato da fare perché è il mio dovere istituzionale, sono un figlio dello Stato. Sono contento che insieme a me e il ministero dell’Interno adesso c’è anche il prefetto, che manda una sua delegata con i rappresentanti delle forze dell’ordine, contento contento contento. Secondo me c’è qualcosa da approfondire, altrimenti non si spiegherebbe questo grave dissesto finanziario che si è verificato».

La visita, insomma, tanto a sorpresa forse non è. Almeno per il commissario Arena, che sembra quasi fosse in attesa di rinforzi. Sullo sfondo di un clima che, all’interno del Comune di Partinico, s’era fatto da subito infiammato e teso già all’indomani della sua nomina. Le analisi degli ispettori, secondo lui, potranno rappresentare l’unica occasione concreta per ripartire. Sulla base proprio di quello che verrà appurato. «Si deve ricominciare, si deve cambiare, e per farlo si deve ripartire dalle macerie, da zero. Partinico è allo sfacelo, e lo dico dopo l’esperienza a Gela – spiega -. Qui tutto quello che ho fatto per andare avanti doveva sempre passare dai consiglieri che mi mettevano i bastoni tra le ruote. Lo Stato deve uscire fuori, deve intervenire. Ora è arrivato, ora ci penseranno loro. Io ho dato disponibilità massima attraverso i miei funzionari e il mio segretario generale per dare tutto il carteggio e i documenti richiesti, tutto quello che dobbiamo fare è collaborare con lo Stato. Io non lo amo questo paese, non è il mio – rivela poi -, ma mi ci sono affezionato e poi c’è il mio dovere istituzionale che non può venire meno. Aspettiamo il corso dell’attività ispettiva, ciò che verrà fuori sarà tutto di guadagnato». Non sembra turbarlo neppure l’idea che, sotto la lente degli ispettori, finisca anche il lavoro fatto da lui in questi mesi. «Chi sbaglia paga. Ho sbagliato io? Allora pagherò anche io», replica.

Conscio della commissione d’indagine consiliare che sta analizzando i suoi rimborsi spese: trasferte, affitto, bar, pranzi e cene fuori che hanno insospettito i consiglieri, che più volte nel corso dei mesi hanno chiesto spiegazioni. Intanto, tra le ipotesi da vagliare c’è anche quella di possibili condizionamenti da parte della criminalità organizzata. «Che tutto questo possa essere un preludio a un commissariamento per mafia? Non è questo il punto – torna a dire Arena -. Speriamo non ci sia stato il dolo in alcuni atteggiamenti, perché altrimenti la cosa diventa inquietante, assume un’altra ottica. Il punto adesso è fare chiarezza. Io adesso mi sento ancora più forte, perché prima ero allo sbando, ostaggio di qualche cretino indossa l’abito di consigliere. La pubblica amministrazione ha bisogno di correre, soprattutto in paesi con un dissesto simile, con scelte oculate, opinate, giuste e all’insegna della legalità. Quello che non sono riuscito a fare io, perché osteggiato con continui bastoni tra le ruote, lo faranno adesso gli ispettori e sono felicissimo di questa cosa. Io so di avere gestito in questi sei mesi secondo le regole, bacchettando tutti, mi hanno rinominato il terrorista. Chi sbaglia paga – ripete ancora -, ho iniziato procedimenti disciplinari, ho cercato di incutere timore. Ma qui la mattina si alzano e fanno ciò che vogliono, l’anarchia purtroppo la fa da padrone».


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