Accademia senza docenti, si spera nella legge di bilancio «Slitteranno le lauree, a rischio le sessioni straordinarie»

Dopo le proteste dall’inizio dell’anno accademico, per studenti e docenti dell’Accademia delle Belle Arti la speranza di uno sblocco delle lezioni potrebbe consistere nella legge di bilancio che verrà discussa nei prossimi giorni. Seppur dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca continui a non pervenire alcuna comunicazione. Sono mesi di incertezza quelli che gli allievi dei corsi stanno vivendo, a causa di un gap legislativo creato dall’inefficienza della politica. 

In una situazione di blocco delle assunzioni risalente al 1999 per l’intero comparto AFAM (l’Alta Formazione Artistico Musicale e coreutica) – che comprende i conservatori, le accademie e altri istituti superiori di formazione artistica – il precedente governo ha deciso di recepire una direttiva europea sull’abolizione dei contratti definiti «di sfruttamento», bloccando di fatto l’utilizzo dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co) che nel comparto Afam sono spesso usati per assunzioni di docenti, tutor e insegnanti di sostegno. È stata dunque questa ligia applicazione di una sollecitazione comunitaria a dare vita alla paralisi dell’attività formativa in tutte le accademie sul territorio nazionale. Nella fattispecie, la situazione a Palermo permette l’assunzione in organico solo attraverso turnover per anzianità, quindi per accedere è necessario attendere che uno dei 74 docenti attualmente in organico vada in pensione.

Peccato che l’Accademia palermitana necessiti di almeno 154 professori per garantire le attività dei propri corsi. Questo implica che ogni anno più della metà degli insegnanti, spesso professionisti riconosciuti nei propri settori, viene assunto con contratto co.co.co. Ecco perché dopo la scelta del governo Lega-5stelle anche nel capoluogo siciliano l’anno accademico è partito con parecchie difficoltà, come raccontano Roberta Ferruggia, Raffaele Bertuccio e Giusi Tusa: i tre giovani sono tra i promotori del collettivo studentesco CO.CO.CO. – Come polli in gabbia, nato in seguito all’assemblea generale del 5 novembre, per informare sulla situazione e mobilitare i ragazzi, facendosi portatori delle loro istanze e preoccupazioni.

«Quasi il 50 per cento degli studenti – affermano – sono privi di docenti per il secondo semestre. Quasi tutte le assenze riguardano i nuovi corsi a sfondo tecnologico legati a grafica, didattica e illustrazione. Il terzo anno del corso di Graphic Design, ad esempio, non ha docenti in organico, quindi attualmente per noi non ci sono state lezioni neanche al primo semestre. Nonostante questo, come molti altri studenti, abbiamo dovuto pagare le tasse entro i tempi prestabiliti per non incorrere nella mora». E non è tutto. 

«Il ministero non risponde – continuano – né agli studenti né al corpo docenti o ai direttori delle accademie. Ci sembra offensivo che invece di risolvere la situazione normativa da Roma abbiano lanciato uno spot promozionale per il comparto AFAM con protagonista Michele Placido. Sembra esserci una sorta di disinteresse verso determinate fasce sociali, e ciò non riguarda solo questo governo o il precedente: la formula contrattuale del co.co.co è stata cancellata con un decreto del 2017 senza proporre nessuna alternativa. Lasciando che fino ad oggi l’attività delle accademie fosse possibile grazie alle proroghe su quello stesso decreto».

La principale soluzione proposta finora, che ha sollevato le proteste dei docenti, è stata quella di estendere i contratti a partita Iva a tutti gli insegnamenti attualmente privi di professori. Una formula già esistente, ma adottata solo da cinque sugli 80 docenti presenti negli anni precedenti, proprio perché impone l’assunzione di un regime fiscale oneroso per chi già non rientra nella vasta categoria dei lavoratori indipendenti. «La direzione ha fatto partire ugualmente i corsi a settembre – spiegano ancora gli studenti – sperando che una risposta giungesse entro ottobre, ma dal ministero si è avuto solo un prolungato silenzio. Vista la situazione, inevitabilmente le lauree slitteranno di sei mesi, speriamo senza costi aggiuntivi per gli studenti. Inoltre le sessioni straordinarie per gli esami di febbraio sono a rischio, considerata la scadenza dei contratti dei docenti per lo scorso anno».

Un intero sistema, dunque, è stato paralizzato. Quel che suscita più rabbia è che ciò si ripercuote su ragazzi e ragazze in regola con gli esami, che lottano per poter raggiungere i crediti necessari alle candidature per le borse di studio. Col paradosso che il sussidio per gli studenti meno abbienti è messo a rischio proprio da questa paralisi amministrativa. «La speranza risiede in una comunicazione da parte del ministero, che attualmente sta ignorando qualsiasi sollecitazione, dimostrando il totale disinteresse – concludono gli aderenti al collettivo – Anche nei confronti degli studenti disabili, privi di tutor. Allo stesso tempo si sta ottenendo una pessima risonanza a livello internazionale, visto il coinvolgimento in questa paralisi anche dei ragazzi stranieri in Erasmus. Oggettivamente si tratta di un semestre perso e l’unica possibilità di sblocco risiede nell’inserimento di una nuovo proroga o di una forma contrattuale differente, all’interno della nuova nuova legge di bilancio da approvare entro fine dicembre»


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