Ecosistema urbano, Palermo resta in fondo alla classifica M5s: «Emergenze storiche che Orlando non sa superare»

I dati non mentono. E di numeri e fatti è pieno l’annuale rapporto di Legambiente Ecosistema urbano sulle perfomance ambientali delle città. Quel che non sorprende è che Palermo sia per l’ennesima volta in fondo alla classifica diffusa ogni anno dall’associazione ambientalista e che si basa su 18 parametri raggruppati in cinque macroaree (aria, acqua, rifiuti, mobilità, mobilità): appena 100esima su 104 capoluoghi di provincia, risultato immutato rispetto al 2018. 

La bocciatura è netta, su tutta linea. E quel che è peggio non si intravedono grandi prospettive di miglioramento nell’immediato, nonostante i tentativi della giunta Orlando soprattutto su mobilità e sostenibilità ambientale. Come a dire che forse chi vive nel capoluogo siciliano deve rassegnarsi a una qualità della vita peggiore rispetto alle città del Nord. Legambiente ad esempio nel suo giudizio parte dal degrado urbanistico. 

«Altrettanto evanescente ed estemporaneo è l’impegno messo in campo per aggredire il crescente degrado edilizio e urbanistico nelle periferie che si trovano ai margini di città come Roma o Milano o nel centro storico di Taranto e Palermo – si legge nel rapporto – La verità è che da tempo in questi spazi si è persa perfino la speranza, perché nulla in questi anni è cambiato e con le politiche attuali nulla potrà cambiare. La ragione è semplice: dagli anni ‘80 è prevalsa la tesi che questi problemi fossero faccende locali. Da questo incredibile errore sono scaturite scelte che hanno continuato a tenere ai margini le aree urbane».

Ma le questioni irrisolte sono tante. Non si può non partire dai rifiuti: a fronte di una raccolta differenziata che non decolla (nel 2018 era appena al 16,2 per cento, oggi ha appena superato il 20 per cento), aumentano invece gli ecoreati accertati in territorio provinciale, che per il 2018 sono stati 671. 

Sulla mobilità Legambiente riconosce la «lenta crescita degli spazi pubblici dedicati alla pedonalità» ma allo stesso tempo scrive che «nell’ultimo anno in media gli abitanti delle città italiane hanno fatto poco più di tre viaggi di andata e ritorno al mese su bus, tram e metropolitane». Quel che è peggio è che la città «praticamente per ogni euro incassato dagli utenti ha bisogno di nove euro di sussidi per far circolare i mezzi pubblici». Insomma: puntare sul tram, come sta facendo la giunta Orlando, ha un costo che al momento si ripercuote sulla popolazione. Inoltre resta irrisolto l’atavico problema del traffico.

«A far crescere la voglia di scendere dall’auto è principalmente il tempo perso in coda negli ingorghi. Due italiane, ad esempio, compaiono tra le 20 città più congestionate d’Europa (Roma è al settimo posto, Palermo al tredicesimo) con tempi di percorrenza quotidianamente più lunghi del 35-40 per cento rispetto a quella che potrebbe essere la durata dei tragitti in condizioni di traffico normali». Le piste ciclabili nel 2018 hanno costituito appena 33,8 chilometri del tessuto urbano. Mentre al 30 aprile 2019 le auto usate per per il car sharing sono 157 (a Roma, per fare un paragone, sono 2303). 

Tra le grandi città del Sud Palermo è quella che ha meno dispersione idrica, anche se non si può certo esultare per quel 34,6 per cento che significa comunque che più di un terzo d’acqua si perde dalla fonte al rubinetto. Mentre una questione sociale mai adeguatamente affrontata è certamente la cosiddetta emergenza abitativa: nel capoluogo siciliano le case vuote sono 41.648, che in percentuale rispetto al totale delle abitazioni (il 14,6 per cento) rendono la città prima in classifica in questa particolare forma di ingiustizia sociale, considerando che al contempo il numero di sfratti eseguiti nel 2018 è abbastanza alto (1510).

Un altro problema che certamente la città non sa ancora adeguamente affrontare è quello del riscaldamento globale. Come segnala Legambiente «i più alti valori di temperatura media del periodo 2002-2016 si registrano a Palermo (19,1°C)»: e non è solo una questione di posizione geografica, se è vero che la maggiore variazione di piogge nello stesso arco temporale (+ 35,5 per cento) è avvenuta ancora una volta a Palermo. Allo stesso tempo dal 2010 a oggi sono stati ben 12 gli eventi calamitosi estremi (allagamenti, trombe d’aria, esondazioni fluviali, siccità prolungata) nell’area metropolitana di Palermo. E, come hanno purtroppo insegnato le tragedie di Casteldaccia e Corleone dello scorso anno, senza un’adeguata prevenzione questi fenomeni possono essere mortali. Basti pensare che in città ci sono appena 11 alberi ogni 100 abitanti: certamente troppo pochi per fare la differenza a livello idrogeologico.

«Una lettura d’insieme che restituisce emergenze storiche che questa amministrazione guidata dal sindaco Leoluca Orlando non riesce a superare – è il commento di Antonino Randazzo, consigliere comunale del M5s – Dalle criticità e ambientali scadenti o pessime, a cominciare dai rifiuti e dal sistema di depurazione (molto male) alla qualità dell’area e allarme smog , del verde e delle piste ciclabili e solare. La Palermo di Leoluca Orlando è grigia».


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