Festival letterature migranti, al via la V^edizione «Abbiamo deciso di portare l’arte fuori dai musei»

Tutto pronto per la quinta edizione del Festival delle letterature migranti, l’evento letterario e artistico previsto dal 9 al 13 ottobre 2019, promosso dal Comune di Palermo. Un appuntamento che coinvolgerà anche quest’anno numerose realtà cittadine come il teatro Biondo, il teatro Massimo, il Centro Sperimentale di Cinematografia e il conservatorio Scarlatti, tutte istituzioni «inserite all’interno di un percorso che deve riguardare non solo la letteratura e le arti, ma la città stessa», come sottolineato dal sindaco Leoluca Orlando. «Basta guardarsi intorno per capire quanto questa realtà sia cresciuta negli anni e adesso entri nel tessuto urbano di Palermo, con l’augurio e la speranza che il festival possa diventare una manifestazione capace di esistere anche 365 giorni l’anno tramite eventi ad essa collegati», l’auspicio del primo cittadino.

Tra le novità dell’edizione 2019 del festival, una spicca su tutte le altre. La nascita della Casa della letteratura a villa Trabia, recuperata per l’occasione, così come di recente anche il museo Pitrè e il teatro Garibaldi, «beni restituiti alla fruizione dei cittadini attraverso una serie di iniziative», per dirla con l’assessore alla Cultura Adam Darawsha. «In questa direzione si muove il festival – prosegue l’assessore -, ed è proprio in occasione di questo evento che va sottolineato anche il fondamentale sforzo della società civile all’interno della manifestazione. Questo connubio dà il senso di comunanza, nelle idee come negli obiettivi, di cui la letteratura è portatrice. Una sintesi culturale in una città che può vivere di cultura e noi istituzioni dobbiamo metterci in questa ottica, dando tutto il supporto possibile ad eventi del genere, volti ad avvicinare i giovani alla letteratura e alla lettura». 

La manifestazione sarà ospitata in numerosi luoghi della città, dal museo Salinas a palazzo Branciforte. «Il festival non solo metterà in comunicazione numerose strutture con un programma condiviso tra le diverse location, ma sarà anche occasione di confronto tra linguaggi artistici differenti – spiega anche Davide Camarrone, direttore artistico del festival -. Condivisione è, non a caso, la parola d’ordine del festival insieme con migrazione, intesa come canone interpretativo della società contemporanea». Da questo punto di vista risulta preziosa la nuova collaborazione sia con le scuole che con l’università, perché «il libro serve sia alla comprensione del presente che per mantenere l’eredità del linguaggio», prosegue Camarrone puntando proprio sulle due peculiarità della quinta edizione. 

La prima è insita nel sottotitolo della manifestazione, 1492/1942, che rappresenta un omaggio allo scrittore Primo Levi nel centenario della sua nascita: «Se per molti il 1492 rappresenta la data della scoperta delle Americhe, per noi palermitani ricorda l’editto di espulsione degli ebrei dalla città, che noi abbiamo ricollegato con 1942, data nella quale venne concepito l’orrore della soluzione finale», spiega il direttore. Insieme a Levi, l’edizione 2019 del festival omaggerà anche altri due personaggi, entrambi scomparsi recentemente: Sebastiano Tusa e Andrea Camilleri. «Uno degli eventi teatrali all’interno del festival – conclude Camarrone – sarà lo spettacolo teatrale Mediterranea Revolution in scena al teatro Garibaldi, che vedrà coinvolto Luca Casarini, responsabile operativo di Mediterranea, con una testimonianza diretta sulla propria esperienza nel campo delle migrazioni e dei migranti».

«Con questa quinta edizione abbiamo deciso di portare l’arte fuori dai musei – dice poi Agata Polizzi, responsabile del settore audiovisivo -. Lo abbiamo fatto attraverso un progetto di arte urbana diffuso in città». Il riferimento è al progetto di street-art realizzato grazie alla collaborazione con l’imprenditore pubblicitario Alessi, che ha messo a disposizione del festival alcuni cartelloni sparsi per città. «Per trasmettere il senso contemporaneo della migrazione ci siamo rivolti a giovani artisti, Millennials che hanno trasformato la parola in immagine portando le letterature migranti nelle strade lungo un percorso visibile attraverso un’apposita app», aggiunge, parlando poi della proiezione di Stanze, cortometraggio documentaristico girato in una caserma torinese che ha ospitato dei migranti somali, individui per i quali trovarsi in un paese straniero equivale ad una perdita del linguaggio e quindi della propria identità culturale, una delle molte riflessioni legate proprio ai contenuti di questa quinta edizione del festival.


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