Medici neo-laureati in pronto soccorso, sindacato critico Anaao: «Ai colleghi conviene il reddito di cittadinanza»

Mandare i medici neo laureati senza specializzazione nei pronto soccorso dopo un corso di alcuni mesi? Il sindacato Anaao Assomed boccia senza appello il progetto che la Regione siciliana si appresta a mettere in campo. 

«Derogare dalla normativa nazionale per il lavoro nei pronto soccorso – afferma il segretario nazionale Carlo Palermo – significa abbassare la qualità e la sicurezza delle cure, e quindi incrementare il rischio clinico e il contenzioso. Se poi, come succede in Sicilia, il corso bisogna anche pagarselo, e lo stipendio successivo non va oltre 1.300 euro al mese, forse ai colleghi converrebbe chiedere il reddito di cittadinanza, visti i costi connessi all’esercizio della professione».

Facciamo un passo indietro. In Sicilia c’è una grave carenza di medici specializzati nell’emergenza destinati ai pronto soccorso: si parla di circa trecento unità mancanti. Un buco che non si è riusciti a colmare con i concorsi banditi dalla Regione. Soluzione impossibile da risolvere nel breve periodo se si mantiene inalterato il numero di scuole di specializzazione che in Sicilia sfornano medici per l’emergenza: al momento solo una, a Catania, con quattro iscritti per anno. 

Alla luce di questa situazione, l’assessorato regionale alla Salute sta per lanciare un piano che prevede un corso di 360 ore (in cinque mesi) organizzato dall’ente di formazione Cefpas per laureati senza specializzazione. In realtà, stando a quanto annunciato dall’assessore Razza, il costo del corso, 2.500 euro, dovrebbe essere rimborsato agli iscritti dalle aziende ospedaliere. Successivamente i medici verranno inviati nei pronto soccorso per due anni, affiancando il personale specializzato. In questo periodo riceveranno uno stipendio lordo di 22.700 euro all’anno, circa 1.700 euro al mese. Tuttavia questo percorso non gli consentirà di partecipare ai concorsi, finora unica via per lavorare nel sistema sanitario. Ed è proprio su questo aspetto che il sindacato è moto critico.

«Le soluzioni messe in campo dalle Regioni per far fronte alla carenza di medici specialisti sono fantasiose, illegittime e inefficaci – commenta Palermo – Dopo aver clamorosamente fallito con le proposte di assunzione prima di medici pensionati, poi stranieri ed infine militari, oggi si avventurano verso il reclutamento di neo laureati abilitati. Dimenticando che nel mondo della Dirigenza medica si entra solo per concorso, l’accesso al quale richiede il possesso di competenze certificate dal titolo di specialista, non conseguibile certamente dopo 300 ore di corso professionale».

E ancora: «Appare chiara – dichiara Palermo – l’inadeguatezza delle Regioni, sospese tra ricerca dell’autonomia differenziata, perfino nella formazione post laurea, ed ossessione per modelli di sanità low cost, in cui sia ancor più de-capitalizzato e de-professionalizzato il lavoro medico, nell’illusione di superare le criticità con inverosimili scorciatoie. Che hanno in comune l’idea di un lavoro usa e getta in aree di parcheggio precario, di durata variabile, dal Veneto alla Sicilia, alla Puglia, ma con l’unico sbocco della disoccupazione». 


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