Demolito lo scorso febbraio, dopo 42 anni dalla sua realizzazione, lascia oggi quell'enorme spazio vuoto in via XXVII maggio, dove verrà realizzata la struttura per bimbi da 0-3 anni. Antonella Di Bartolo: «L'impegno c'è, speriamo si cominci presto»
Sperone, quel rudere diventato piazza di spaccio «Lì nascerà l’asilo nido». Pronti 500mila euro
«Ci sono voluti tanti, troppi anni. Ma quello spazio alla fine ce lo siamo ripreso». Antonella Di Bartolo, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Sperone-Pertini, è stata tra quelli che più di tutti hanno alzato la voce per mettere fine alla paradossale storia del rudere di via XXVII maggio, abbattuto lo scorso febbraio a 42 anni dalla sua realizzazione.
Costruito nel 1977, era destinato a diventare un asilo nido comunale. Salvo, poi, non entrare mai ufficialmente in funzione e trasformarsi in breve in uno dei tanti fantasmi architettonici della città. «Mai attivato, più volte ristrutturato e poi lasciato all’incuria. Fino all’occupazione da parte di alcune famiglie rom, e poi dato alle fiamme», racconta la preside. Un incendio che ha messo per sempre un punto sul futuro dell’edificio e, soprattutto, alla possibilità per il quartiere di avere finalmente il tanto agognato asilo nido. Anche la scuola Pertini di via Pecori Giraldi aveva subito la stessa sventurata sorte, andando a fuoco nell’estate del 2013. Quell’edificio, però, è stato salvato e restituito alla collettività. Una sorte cui adesso sembra finalmente poter andare incontro anche il vecchio rudere di via XXVII maggio.
Anzi, ciò che risorgerà dalle sue macerie. Il giorno in cui è stato abbattuto non c’è lì a osservare gli operai a lavoro solo la preside Di Bartolo coi suoi studenti. C’è l’intero quartiere, insieme all’amministrazione comunale. Che si fa carico dell’istanza generale dei residenti e promette che lì nascerà davvero un asilo nido, seppur in ritardo. Stila un progetto e partecipa quindi a un bando per ottenere dei fondi regionali. Bando che vince, accaparrandosi ben 500mila euro per far nascere finalmente un nido dove per oltre quarant’anni c’è stato un rudere malconcio. «La scuola ne chiedeva la demolizione da più di quattro anni ormai – torna a dire la dirigente -, ormai era inutilizzabile, senza contare che si era trasformato in una piazza di spaccio e di consumo di droga, altro che asilo».
A dare un contributo fondamentale è stato anche il progetto pilota appena avviato nel quartiere, F.A.C.E., che punta a contrastare la povertà educativa e la marginalità socio-economica delle famiglie del quartiere, coinvolgendo i genitori in percorsi e laboratori pensati per loro dalla scuola, sulla base proprio delle loro necessità e richieste. Pur tuttavia non essendo, quella della nascita del nuovo nido, una circostanza nata e pensata in capo al progetto: «Non è strettamente legato, ma diciamo che in qualche modo F.A.C.E. ha contribuito a oliare gli ingranaggi in gioco – osserva la dirigente -. Tutto questo è stato possibile per via di una condivisione di visioni, che è fondamentale, è tutto molto coerente».
Di quel nido, del resto, si sente il bisogno da tempo, considerando che la fascia d’età 0-3 anni è da sempre scoperta. «Ci siamo fatti portatori di questo bisogno forte – torna a dire -. Oltre a farci promotori, come scuola, di una collaborazione con l’ordine degli architetti e l’Accademia di belle arti, che ha fatto diventare la scuola un laboratorio di progetti, uno a breve termine con area verde e campi sportivi, e uno a lungo termine con la realizzazione appunto del nido. L’impegno c’è, speriamo si cominci presto». Il progetto F.A.C.E. si concluderà fra 36 mesi e l’epilogo che si intravede già all’orizzonte sembra dei più promettenti, quello dello Sperone che si riappropria di uno spazio negato per oltre 40 anni.