Salta di nuovo la rassegna cinematografica Esco «Perché non usare parte della tassa di soggiorno?»

Cambiano gli assessori alla Cultura al Comune di Palermo, anzi cambia persino la denominazione (da marzo è al plurale, Culture), ma per l’associazione culturale Sudtititles non cambia il risultato: per la seconda volta consecutiva l’apprezzata rassegna cinematografica Esco (allo scoperto), che negli anni è tenuta nella splendida cornice dello Spasimo con risultati sempre più apprezzati, non ci sarà. «Abbiamo provato fino all’ultimo a organizzarla – dicono in una nota gli organizzatori – ma l’assessore alle Culture ci ha informato che il Comune di Palermo non ha la possibilità di coprire le spese di questo evento, che negli anni passati abbiamo sempre organizzato con risorse nostre, e comunque non nei tempi adatti per un’arena estiva, per ragioni legate al bilancio».

La storia si ripete, insomma. E così quello che a detta di molti è stato uno dei cinema all’aperto più belli del mondo sarà di nuovo inaccessibile. La versione data agli organizzatori dall’assessore Adham Darawsha è la stessa fornita dal suo precedessore Andrea Cusumano: ovvero il bilancio non approvato nei tempi dal Consiglio comunale. «Entrambi si sono ritrovati nell’impossibilità di fornire un contributo, seppur minimo – spiega il direttore artistico Andrea Inzerillo – Il problema non è la volontà del singolo ma è chiaramente di sistema. Tutti dicono che il problema è che non ci sono soldi. Io però penso che bisognerebbe chiedere ad esempio un po’ di trasparenza sulla tassa di soggiorno, che quest’anno ha visto triplicate le proprie entrate. Non sarebbe possibile destinare parte di quelle risorse per attività culturali, come pare che sia già stato fatto col teatro Biondo e col teatro Massimo?».

Una domanda, quella di Inzerillo, che si ricollega più in generale alla necessità di una programmazione culturale: proprio per non vedere sparire all’improvviso appuntamenti così attesi come Esco. E  non dover giustificarne l’assenza per le diatribe politiche tra giunta e consiglio. «Si tratta di democrazia – chiosa il direttore artistico di Esco – E in ogni caso la giunta Orlando in teoria ha la maggioranza a Palazzo delle Aquile. Questo passaggio sembra ogni volta sul modello delle forche caudine. Tanto che poi ogni volta l’amministrazione sceglie di finanziare le manifestazioni attraverso l’acquisizione dell’intero pacchetto, invece che fornire un singolo contributo, per poter avere una maggiore rapidità di esecuzione. Il rischio di queste dinamiche è che poi c’è chi, come operatore culturale, sceglie comunque di starci dietro; ma c’è chi manco ci prova ad avere un contributo del Comune, visto l’iter contorto». 

L’esperienza di Esco, però, non andrà del tutto perduta. Anzi, potrebbe paradossalmente essere da stimolo. Su suggerimento dell’assessore Darawsha, l’associazione Sudtitles ha infatti intenzione di non disperdere la programmazione di Esco e di distribuirla, attraverso una serie di appuntamenti settimanali previsti dall’autunno, al cinema De Setaun’altra delle occasioni mancate da parte della giunta Orlando, nonostante i proclami e gli annunci, che finora vede quasi esclusivamente l’attività sporadica delle associazioni – prima tra tutte Lumpen – a tenere in vita l’unico spazio comunale cinematografico della città. Proprio sul De Seta, d’altra parte, da tempo gli operatori culturali premono per una reale valorizzazione.

«Entro queste mese l’assessore ha promesso di convocare un tavolo con tutti gli operatori interessati al rilancio dello spazio ai Cantieri Culturali – dice ancora Inzerillo – Abbiamo atteso sette anni, sapremo attendere anche questo mese. Però facciamolo. Sappiamo che il Comune, che non ha un regolamento sui contributi culturali e agisce in maniera discrezionale, sta lavorando in tal senso per coprire la mancanza. In maniera tale che magari non si paghino intere rassegne ma si diano contributi singoli, dando ad esempio agli organizzatori la possibilità di chiedere un biglietto per l’ingresso. Ma è chiaro che un meccanismo del genere va pensato per bene, nel senso che si devono mettere le associazioni in grado di operare, ad esempio prevedendo gli autobus che arrivino ai Cantieri, una comunicazione seria e univoca, una programmazione strutturata». 

Le idee ci sono, e a sentire il Comune – che sempre più punta su turismo e cultura – c’è anche la sensibilità. Ora però si tratta di convergere davvero, in maniera pratica. «Credo che per un serio rilancio del De Seta – aggiunge l’operatore culturale – sia necessario, almeno all’inizio, una forte spinta del Comune. Se si guarda ad esperienze come la Cineteca di Bologna o di altre simili c’è un grosso investimento pubblico. Poi, una volta che questi spazi vengono conosciuti e riconosciuti, si creerà un pubblico e si potranno attrarre altri tipi di finanziamenti. Anche nel centro storico di Palermo, tra la borghesia della città, il cinema De Seta è ancora sconosciuto. Anche per via di un altro cortocircuito: finora la programmazione è d’essai, quindi non rivolta alla masse, ma la natura ibrida del De Seta fa sì che non si possa partecipare ad esempio ai bandi del ministero dei Beni Culturali. Si potrebbe invece ad esempio puntare a un calendario riconoscibile: per esempio martedì il cinema francese, mercoledì la ricerca sul cinema italiano di Sudtitles, giovedì il cinema tedesco, venerdì Lumpen col cinema ritrovato, e così via. Ma per far questo bisogna incontrarsi e organizzarsi».

Abbiamo provato a contattare per una replica l’assessore alle Culture Adham Darawsha, finora senza esito.


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