Petralia Soprana, il museo sottoterra nelle cave di sale Unico al mondo perché nato dentro a una miniera viva

Da blocchi di sale ad opere d’arte. Una modellazione inusuale e non facile, ma anche una sfida ampiamente vinta da un’associazione di Petralia Soprana nata sette anni fa, SottoSale, che ha chiamato a raccolta artisti provenienti da ogni parte del mondo per scendere sottoterra e cimentarsi nell’impresa. Sotto al borgo madonita si trova infatti una miniera da cui si snodano circa 80 chilometri di gallerie diverse, che a loro volta si sviluppano in dodici livelli per una profondità di circa 200 metri. «Un’impresa ardua, perché il sale è un materiale duro ma instabile, quindi fino all’ultimo colpo di scalpello non si sa se la statua regge o si sgretola completamente». Da quel lavoro è nata una biennale, ospitata a Petralia Soprana, che quest’anno giunge alla quinta edizione. E che ha preso il via ieri pomeriggio, promossa dalle associazioni SottoSale ed Arte e Memoria del Territorio, in collaborazione con la Società Italkali e la direzione artistica dello storico dell’arte Alba Romano Pace.

Le opere d’arte sono conservate in uno spazio scelto ad hoc nel secondo livello della miniera: quello, cioè, che oggi è il Macss di Petralia Soprana, il Museo d’arte contemporanea SottoSale. Ha una storia molto più antica invece la miniera dell’Italkali di Raffo (frazione di Petralia), che nasce negli anni ’50, anche se il giacimento di sale di questa montagna pare fosse già conosciuto dagli antichi romani. Un grande giacimento di sale che è organizzato su tredici piani per una profondità di quasi duecento metri, da cui l’Italkali estrae il sale da 50 anni esportandolo in tutto il mondo. L’associazione nasce molto dopo, quando alcuni ragazzi del posto decidono di rimboccarsi le maniche per organizzare eventi e iniziative per rilanciare il territorio. A sancire, però, l’effettiva nascita della biennale è l’incontro, nel 2011, tra Enzo Rinaldi, artista-scultore di Petralia Soprana, e il fotografo milanese Fabrizio Garghetti. È dalla loro visita nei sotterranei della miniera di sale che prende corpo l’idea dell’esposizione di sculture di salgemma. 

Un evento che è notevolmente cresciuto negli anni, tanto da arrivare quest’anno alla quinta edizione e vantando la partecipazione e il sostegno di artisti internazionali di spessore, conosciuti sul palcoscenico mondiale. Edizione dopo edizione, la biennale produce opere che poi restano custodite all’interno del Macss, che ne conta al momento trenta in totale, un numero destinato prossimamente a crescere. Stanno tutte raccolte lì, nelle gallerie dismesse concesse dall’Italkali, quelle opere di sale che possono esistere solo sottoterra, nell’umido ambiente della miniera, e non fuori dove il clima non adatto le asciugherebbe irrimediabilmente. E pensare che tutto questo esiste non solo grazie a delle idee rivelatesi nel tempo vincenti, ma anche ai soldi che i ragazzi del Macss hanno deciso di investire, oggi come allora. Questo progetto, infatti, fiore all’occhiello di Petralia Soprana, non ha mai ricevuto un euro di contributi pubblici, è sempre arrivato tutto (e continua ancora oggi ad essere così) dalle tasche di chi ha deciso di investire in un’idea tanto inusuale quanto poetica. 

Perché c’è davvero della poesia in un progetto in cui la maggior parte dei dipendenti dell’Italkali, finito il loro turno di lavoro nelle cave, dismettono i panni di minatori per vestire quelli di curatori di un museo e dei suoi tesori di sale, occupandosi della gestione e della manutenzione di questo posto unico al mondo. E non è tanto per dire, lo è davvero. Esistono, infatti, altri musei simili in giro realizzati però all’interno di miniere ormai inattive e dismesse. Quella di Petralia Soprana è l’unica tutt’ora viva e operativa. Da un lato, quindi, si estrae quotidianamente il sale, mentre dall’altro si possono organizzare visite e contemplare opere d’arte uniche. Il Macss è di fatto l’unico museo di arte contemporanea in una miniera di sale attiva. La poesia sta anche nel fatto, se vogliamo, che proprio chi ha reso possibile tutto questo poteva anche fare i bagagli e cercare fortuna altrove, invece è rimasto spendendosi costantemente per il proprio territorio, contribuendo a realizzare un modello vincente. Non stupisce che, al netto di idee e progetti simili, Petralia Soprana si sia aggiudicata il prestigioso titolo di Borgo dei borghi

Merito, in parte, di sicuro anche di ragazzi come quelli dietro al Macss, che non sono andati via dal territorio, sono anzi rimasti continuando a spendere il loro tempo per promuoverlo attraverso iniziative e idee come questa, mettendo in piedi un modello vincente. Oggi il Macss conta 15mila visitatori l’anno, sono numeri che contano in un paesino come Soprana che fa mille abitanti. La biennale è patrocinata dall’Assessorato regionale Beni Culturali, Comune di Petralia Soprana, Accademia di Belle Arti di Palermo, Museo di Arte Contemporanea di Palazzo Riso, Fondazione MudiMA di Milano, Fondazione Orestiadi di Gibellina,e ancora La Cathédrale de Jean Linard di Neuvy-Deux-Clochers, Francia Osservatorio Astronomico di Isnello, Parco delle Madonie, Patrimoine irrégulieres de France, Paris.

La biennale si articolerà tra il Macss all’interno della miniera, dove le installazioni saranno dedicate al tema del labirinto e del Minotauro, il centro storico di Petralia Soprana e la settecentesca Villa Sgadari dove sette artisti provenienti da diverse parti del mondo lavoreranno per una settimana fianco a fianco, sotto gli occhi dei visitatori, in un confronto con sé stessi, col salgemma e con il territorio. Il tema di questa edizione si ispira ad una frase di André Breton, tratta dalla raccolta di poemi Chiaro di terra del 1923: «Libertà colore dell’uomo». Libertà intesa come i diritti di ogni individuo di vivere ed esprimersi apertamente, per riconoscimento delle minoranze, per la protezione dei più fragili, per diritti tra cui quelli dell’infanzia, delle donne e dei lavoratori. Mostre, proiezioni, dibattiti e performance live si daranno il cambio fino al 5 agosto. 


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