Prof sospesa, la solidarietà da quasi 400 docenti  Figlio: «Parola dei ministri rimasta lettera morta»

«Da un lato, c’è tanta amarezza perché ci si era fidati della parola data dai ministri che è rimasta lettera morta. Dall’altro, un sentimento di orgoglio che deriva dalla consapevolezza che gran parte dell’opinione pubblica è dalla parte di mia madre». A distanza di mesi, nelle parole di Alessandro Luna traspare ancora la sofferenza per la vicenda che ha colpito la madre Rosa Maria Dell’Aria, la professoressa di Palermo sospesa per un video dei suoi alunni nel quale si prospettava un confronto tra le leggi razziali del 1938 e il decreto sicurezza. Nonostante le promesse dei ministri dell’Istruzione Marco Bussetti e dell’Interno Marco Salvinidopo l’incontro del 23 maggio -proprio nel giorno delle iniziative in ricordo della strage di Capaci -, la docente è tornata in classe il 27 maggio: solo dopo avere scontato i 15 giorni di sospensione, con l’impegno da parte del governo di una riparazione mai arrivata. 

Nel frattempo, si sono moltiplicate senza sosta le iniziative a sostegno della prof: l’ultima, in ordine di tempo, la raccolta firme in segno di solidarietà da parte di quasi 400 docenti, di cui 127 universitari. Nella nota indirizzata al ministro dell’Istruzione, i docenti ribadiscono la richiesta di chiarimenti sul procedimento disciplinare, «che non è stato mai revocato, promosso sulla base di un post sui social network». E lanciano poi un «grido di allarme che nasce dalla inesistente trasparenza attorno al provvedimento adottato», ponendo quindi alcune domande precise: «Da quale violazione scaturisce, con quali modalità e da chi è stato attivato?». Interrogativi destinati al momento a rimanere tali in una vicenda che ormai è approdata in tribunale. A dirimere i nodi, sarà chiamato un giudice nel corso della prima udienza fissata per il 4 marzo 2020.

I legali della docente, il figlio Alessandro e Fabrizio La Rosa, hanno depositato il 12 giugno il ricorso contro la sanzione imposta alla docente con 40 anni di carriera alle spalle. Un passo inevitabile dopo il fallimento del procedimento di conciliazione a cui lavorava il ministero. «Queste iniziative – prosegue Luna riferendosi alla raccolta firme – fanno sicuramente piacere, a riprova che l’operato di mia madre è stato riconosciuto come premiante per la funzione di insegnante». E proprio stasera, la professoressa sarà a Roma invitata negli studi di Rainews per ricevere un premio conferito annualmente a chi «si pone a difesa dei diritti costituzionalmente garantiti. Dispiace, semmai, che gli organi istituzionali si siano chiusi a riccio sulle loro posizioni ritenendole legittime – prosegue con disappunto – sebbene, a mo’ di propaganda, era stata annunciata l’intenzione del ministero di fare un passo indietro». Il riferimento è all’annuncio di una veloce risoluzione della controversia, promessa da Bussetti e Salvini, diffusa dagli organi di stampa ma poi rivelatasi inesatta. 

«Dispiace che anche grazie a quel comunicato parte dell’opinione pubblica ritiene erroneamente che il tutto si sia già risolto – ribadisce – In realtà non è stato risolto nulla anche se è passato il messaggio opposto. Devo ammettere, con rammarico, che non siamo stati bravi noi a comunicare l’esatta situazione». Ma poi promette: «Comunque, ora staremo a vedere che cosa dirà il giudice perché adesso la controversia si è spostata nel mio campo , credo che in tribunale giocheremo alla pari – conclude – e stavolta non ci saranno messaggi per indirizzare l’opinione pubblica». 


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