Morta Simona Mafai, figura storica della sinistra A maggio l’ultimo pezzo sulla rivista Mezzocielo

A maggio, a 90 anni, era riuscita a scrivere un articolo sull’amata Mezzocielo, la rivista culturale e femminile che aveva fondato insieme a Letizia Battaglia. E nei giorni scorsi aveva avuto un ictus, proprio mentre lavorava al pc. Oggi però non ce l’ha fatta. Simona Mafai, figura storica della sinistra siciliana, è morta questa mattina. E’ stata tante cose, Simona Mafai: dirigente del Pci, senatrice, capogruppo al consiglio comunale, ma anche intellettuale impegnata e protagonista di battaglie civili nel movimento femminile. 

Era la seconda delle tre figlie di due artisti, il pittore Mario Mafai e la pittrice e scultrice Antonietta Raphael. Con le sorelle Miriam (che è stata anche la prima presidente donna della Federazione nazionale della stampa) e Giulia viene espulsa dalla scuola pubblica dopo le leggi razziali del 1938. Da Genova, dove la famiglia si era trasferita, ritorna a Roma dopo la caduta del fascismo, il 25 luglio 1943. Ancora giovanissima, diventa una militante del Pci. Ricopia i Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci prima di assumere incarichi nel partito. Quindi l’incontro con un giovane dirigente del Pci siciliano, Pancrazio De Pasquale, che sposa nel 1952 e da cui ha avuto due figlie, e il trasferimento prima a Messina e poi a Palermo

In Sicilia diventa protagonista delle lotte per il divorzio e l’aborto. Nel 1976 viene eletta al Senato, dove rimane fino al 1979. L’anno dopo passa al consiglio comunale e, come capogruppo del Pci, promuove una campagna sui grandi appalti del Comune culminata con il rinvio a giudizio e la condanna di Vito Ciancimino

Oltre a un’intensa attività politica, Simona Mafai è stata protagonista di numerose iniziative culturali tra cui, come si ricordava all’inizio, la fondazione di Mezzocielo. Per chi vorrà potrà leggere il suo ultimo pezzo, La battaglia delle parole, in cui analizza l’uso di alcuni termini del linguaggio politico come popolo, cambiamento e sovranità. La camera ardente è stata allestita a villa Niscemi, la sede di rappresentanza del Comune.


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