Comunali 2022, le Europee ridisegnano lo scenario politico M5s primo partito, Pd cerca leader e Forza Italia affila le armi

I risultati elettorali sono storicamente fatti per prestarsi a letture e congetture sul futuro. E di certo quelli delle ultime Europee non possono fare eccezione in una città come Palermo, che – salvo stravolgimenti – nel 2022 si troverà a tornare alle urne per eleggere per la prima volta dopo tanti anni un sindaco in un’elezione non gravata dall’ingombrante figura di Leoluca Orlando, l’uomo della primavera, capace di spostare i grandi consensi, tanto da guadagnarsi il diritto al secondo mandato di fila senza nemmeno passare per la seccatura del ballottaggio. L’incognita più grande, ovviamente, è legata al fenomeno Matteo Salvini, il candidato più votato, per distacco, in città. Bisognerà vedere infatti se l’infatuazione dei Palermitani per la Lega durerà anche passata la soglia dei tre anni oppure sarà un capitombolo e se il partito del Carroccio, che al momento in città è rappresentato per lo più da fuoriusciti da altre realtà, deciderà di puntare ancora su Igor Gelarda, che all’appuntamento con il voto ha fatto bene, anche se non benissimo. 

Chi si vede lanciato verso un buon risultato è invece il Movimento 5 Stelle. È suo il risultato più importante, visto che ha portato a casa un piazzamento da primo partito cittadino al di là del risultato dei singoli. Una responsabilità che, a sentire il consigliere Antonino Randazzo: «impone di guardare al 2022, alla sfida che ci si presenterà da prima forza politica della città e alla quale bisogna pensare lavorando a testa bassa sul territorio». Starà ai grillini ora riuscire entro la fatidica data a ritrovare l’unità perduta e trovare un candidato sindaco che possa finalmente rimanere saldo alla guida dei pentastellati dopo le ultime due incerte esperienze: il primo candidato della storia grillina a Palermo, Riccardo Nuti, fatto fuori per la questione delle firme ricopiate e l’ultimo, Ugo Forello, che agisce di fatto da separato in casa tra i banchi riservati ai pentastellati in sala delle Lapidi.

Di poco staccati ci sono il Partito democratico e Forza Italia, entrambi chiamati a un importantissimo esame di maturità. Il Pd si presenta da seconda forza cittadina, ma dalla sua non avrà la spinta mediatica di Pietro Bartolo, l’unico candidato singolo in grado anche solo di avvicinarsi al risultato di Salvini a Palermo. E non avrà, appunto, il monolitico Orlando da supportare. Non solo, la già citata mancanza di Orlando, rimescolerà le carte rendendo per tutti i grandi competitor il risultato alla portata, ma getterà anche un grosso punto interrogativo sulla questione alleanze: bisognerà capire se Sinistra Comune, che già in Consiglio spesso spicca per le sue proposte spesso ardite per le anime moderate della maggioranza, deciderà di stare ancora una volta al fianco dei Dem così come ai tempi del grande collante Orlando o se opterà per la corsa solitaria, magari con Giusto Catania candidato sindaco, togliendo di fatto al centrosinistra l’ultimo passaggio, che potrebbe essere quello vincente per andare in rete e vincere la competizione. 

Anche sul versante Forza Italia non mancano gli attriti e le incognite, ma almeno per queste elezioni europee il partito di centrodestra è riuscito a fare delle controversie interne il propellente per incassare un risultato che, alla luce dei numeri incassati a livello globale dal partito, non può che considerarsi ottimo. La contesa tra Milazzo e Romano e le rispettive aree alla fine si è tradotta in un 14 per cento sfiorato in città e un 18 per cento in provincia. E se si dovesse votare a brevissimo è quasi scontato che il partito di Berlusconi considererebbe conclusa l’esperienza al fianco di Fabrizio Ferrandelli e tenterebbe la fortuna puntando solo sulle proprie forze. «Ho detto tempo fa durante una riunione con 500 amici, tra cui diversi amministratori – dice Andrea Mineo, commissario cittadino di Forza Italia – che siamo pronti per non doverci più sobbarcare papi stranieri che chiedono di governare la città. Di giovani competenti, capaci, radicati ne abbiamo in abbondanza». Tra questi, fra l’altro, c’è lo stesso Mineo, 32 anni e due esperienze consiliari alle spalle. 

«Vediamo cosa succederà – continua – Ci stiamo fortemente strutturando e abbiamo delle percentuali che possono anche decidere le elezioni. Quello di queste Europee è già un embrione dell’alleanza di centrodestra. Fa capire che Forza Italia presenta una classe dirigente completamente rinnovata, fatta di eletti, che sono quasi tutti trentenni e quarantenni preparati e radicati sul territorio. Siamo pronti a cominciare a ipotizzare di guidare la città. Lo siamo perché abbiamo l’esperienza e la coscienza dei nostri mezzi. E lo siamo perché non vediamo dall’altro lato una risoluzione per le problematiche della città, bloccata in un galleggiamento che non porta da nessuna parte. Questo secondo mandato di Orlando ha tratti fallimentari, con una giunta lontana dall’Aula e dalle vere problematiche della città». E non è da escludere, visti i recenti comportamenti in Aula, che anche qualche elemento della maggioranza orlandiana possa tentare la sorte candidandosi tra le fila degli azzurri. Non sarebbe nemmeno la prima volta in questa legislatura che qualcuno compie il salto. «Ci sarà un post Orlando che lascerà solo macerie – prosegue Mineo Lo vediamo come una sorta di disfacimento del centrosinistra a Palermo. Abbiamo tre anni per lavorare e da l’inizio dell’estate cominceremo seriamente a parlare della città, facendo un’operazione verità su quanto è stato fatto e ciò che non è stato fatto su tutto quello che si può fare».

E Ferrandelli? Per lui, candidato alle Europee nella lista di +Europa, la strada che sembrava essere in discesa verso la poltrona di sindaco, senza il golem Orlando, che l’ha battuto per due volte di fila nelle ultime due elezioni comunali; dopo i risultati del voto europeo sembra essere più che mai in salita. Ferrandelli, che ha sfidato il sindaco in carica sia da candidato forte del centrosinistra che da candidato forte del centrodestra, paga forse la scarsa risonanza a livello cittadino di un partito come +Europa, risultando comunque il primo dei suoi per voti in città, ma mettendo da parte poco più di 3500 preferenze. 


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