Il giornalista e deputato all'Ars spiega con un post che l'incontro di domani al tribunale di Palermo sarà «una cerimonia patriottica grottesca». Mentre il presidente della Regione punta il dito: «C'è troppo veleno, troppo odio»
23 maggio, Fava e Musumeci non saranno all’aula bunker Maria Falcone: «Nessuna polemica sporchi le celebrazioni»
«Domani non andrò a ricordare Giovanni Falcone nell’aula bunker di Palermo. Preferisco andare a Capaci, nel luogo in cui tutto accadde, preferisco stare assieme a chi non ama le messe cantate sui morti». Col consueto stile schietto Claudio Fava rende nota oggi la sua assenza dal luogo dove, ogni anno, si ricorda l’anniversario della morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli uomini della sua scorta. E i motivi per quella che è una vera e propria diserzione li spiega, in un post, proprio l’attuale deputato all’Ars e presidente della commissione regionale Antimafia. Che sceglie dunque di andare invece alla casina No Mafia, sopra l’autostrada A29, dove convergerà un ampio fronte antimafia che va dall’Arci all’Anpi a Casa Memoria.
«Hanno trasformato il ricordo del giudice Falcone nel festino di Santa Rosalia – scrive Fava – Al posto dei vescovi e dei turibolanti che spargono incenso, domani ci saranno i ministri romani, gli unici che avranno titolo per parlare (con la loro brava diretta televisiva) e per spiegarci come si combatte cosa nostra. Cioè verranno loro, da Roma, per spiegarlo a noi siciliani, a chi da mezzo secolo si scortica l’anima e si piaga le ginocchia nel tentativo di liberarsi dalle mafie. La scaletta degli interventi è stata elaborata dai collaboratori del ministro dell’istruzione, che finanzia il festino, dunque viene e parla assieme ai suoi colleghi di governo: gli altri in sala ad applaudire, come si fa a scuola col direttore. Una cerimonia patriottica grottesca».
Il deputato eletto con la lista Cento Passi per la Sicilia punta il dito poi sulla contestata presenza del vicepremier Matteo Salvini, con l’invito personale fatto da Maria Falcone che ha spaccato il fronte antimafia. Lo stesso sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che di Salvini è da tempo un acerrimo avversario, ha confessato nei giorni scorsi che sarà presente in aula ma non stringerà la mano al vicepremier. «Il mio problema non è che invitino Salvini – afferma ancora Fava – Il mio problema è che chiedano a lui di dire e a noi di ascoltare. Fossi io la sorella di Giovanni Falcone avrei chiesto a Salvini di venire e di tacere. Di ascoltare e di prendere appunti. Di avere l’umiltà, per un giorno, un solo giorno, di capire che nella vita ci sono cose più grandi delle campagne elettorali e delle dirette televisive. Commemorare (utilmente, non con i fuochi d’artificio) la morte di Falcone e degli altri caduti con lui pretende rigore di ragionamenti, condivisione di esperienze, domande e risposte sulla lotta alle mafie e sulle antimafie di cartapesta, pretende verità e rispetto, non ridicole passerelle in cui un manipolo di signori venuti da Roma, che capiscono di mafia quanto io capisco di canasta, ci verranno a spiegare, ad istruire, ad ammonire, a rassicurare. E noi zitti».
Sulla polemica è intervenuta poi Maria Falcone, sorella del giudice: «L’anniversario della strage di Capaci simboleggia l’unità della nazione nella lotta alle mafie e nella difesa della democrazia, della libertà e della legalità. Il 23 maggio si rende onore non solo a mio fratello Giovanni, a sua moglie Francesca Morvillo a Paolo Borsellino e agli eroici agenti delle scorte, ma anche a tutti gli altri uomini e donne delle istituzioni che hanno sacrificato le loro vite per tutti noi. Il mio augurio è che nessuna polemica sporchi le celebrazioni in ricordo delle stragi di Capaci e Via D’Amelio. È fondamentale che quel giorno, come accade da 26 anni, le istituzioni confermino con la loro presenza l’impegno dello Stato a portare avanti gli ideali a cui Giovanni Falcone ha dedicato la sua vita fino all’estremo sacrificio». E la Falcone aggiunge: «È importantissimo che tanti cittadini testimonino, partecipando alle manifestazioni, che la Sicilia rifiuta a viso aperto la mafia – aggiunge – Niente deve incrinare l’entusiasmo e la gioia delle migliaia di bambini e ragazzi delle scuole di tutta Italia che vengono a Palermo e che vivono questo appuntamento come il coronamento di un anno di studio e di impegno sui temi della legalità e della democrazia. Il 23 maggio è soprattutto per loro».
Ma l’appello della sorella del giudice ucciso rischia di cadere nel vuoto. Anche il presidente della Regione Nello Musumeci fa sapere che non ci sarà: «Domani dolorosamente non andrò nell’aula bunker per la prima volta. Mi dispiace per la signora Falcone. Le polemiche sono tante, c’è troppo veleno, c’è troppo odio e tutto questo non suona al rispetto della memoria del giudice Falcone e dei poveri agenti della scorta».