Domani, davanti alla Corte Federale d'Appello, l'obiettivo è ribaltare la sentenza di primo grado del Tribunale Federale Nazionale che ha condannato la squadra alla C. Assist della Cassazione e solidità economica della nuova proprietà due armi a proprio favore
Il Palermo è pronto per l’udienza in appello Pool di legali con un dossier più robusto
Il Palermo è pronto a scendere in campo per la gara più importante della stagione. Il match che deciderà le sorti del club di viale del Fante. Sconfitto davanti al Tribunale Federale Nazionale in occasione della sentenza di primo grado che ha condannato i rosanero alla serie C, il pool di legali si prepara alla sfida in programma domani (fischio di inizio alle 14,30) a Roma davanti alla Corte Federale d’Appello con l’obiettivo di ribaltare la sentenza di primo grado provando a dimostrare l’inammissibilità del deferimento nei confronti del club da parte della Procura Federale e l’infondatezza del primo grado di giudizio.
Rispetto alla scorsa settimana, il sodalizio rosanero adesso ha nella faretra alcune frecce in più da potere utilizzare per fare valere le proprie ragioni: l’assist della Cassazione, che nell’ambito delle motivazioni con le quali è stato dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Caltanissetta contro l’ex presidente Giammarva ha evidenziato che l’operazione Mepal-Alyssa (la cessione del marchio alla holding lussemburghese) non era fittizia, e la solidità economica della nuova proprietà. Che attraverso una serie di adempimenti e di passaggi (aumento del capitale sociale in vista degli investimenti da compiere, presentazione di un’evidenza fondi e saldo di alcuni debiti) sta dimostrando che è in atto un taglio netto con il recente passato. Il Palermo è convinto di potere cambiare gli scenari delineati nei giorni scorsi e spera di spostare l’ago della bilancia dalla propria parte facendo leva su alcuni elementi (posizione di Zamparini e confronto con altri club passati da una situazione simile a quella che stanno vivendo i rosanero) e contestando, nel caso in questione, il principio di responsabilità diretta e oggettiva in relazione alla «declaratoria di inammissibilità del deferimento di Zamparini».
Accanto alla società, che nel frattempo ha ricevuto da parte di un gruppo di professionisti e imprenditori locali la disponibilità ad acquisire un pacchetto di quote per un controvalore pari a tre milioni di euro, c’è una città con il fiato sospeso. «Da palermitano – ammette Ignazio Arcoleo, ex rosanero sia in qualità di giocatore che di allenatore – in questo momento mi sento triste ma resto comunque fiducioso e mi auguro che in occasione dell’appello il Palermo possa, quanto meno, mantenere la categoria». Nel Palermo dei picciotti guidato da Arcoleo uno dei punti fermi era il terzino destro Francesco Galeoto.
«Fanno tutto loro, è una vergogna e queste cose mi spingono a odiare il calcio – ha dichiarato l’ex rosanero in riferimento al rigetto da parte della Corte Federale d’Appello dell’istanza cautelare del club che chiedeva la sospensione dei playoff – dispiace, soprattutto, perché alla fine è la città a pagarne le conseguenze». Chi ci ha rimesso di tasca sua è Dario Mirri, l’imprenditore palermitano che investendo a febbraio 2,8 milioni di euro in cambio della gestione quadriennale della pubblicità all’interno del Barbera, ha consentito al club di pagare gli stipendi dei giocatori nel bimestre novembre-dicembre e di evitare quattro punti di penalizzazione in classifica. «Parlo da imprenditore e da tifoso e ribadisco che io ci sarò sempre. A prescindere dalla categoria. Come ha detto una volta Delio Rossi, passano i giocatori, i presidenti e tutto il resto ma il Palermo rimane e io ci sarò sempre, in A, B, C o D».