Ballottaggi, tra M5s e Lega nessuna amicizia nelle urne «Candiani ci aveva provato, ma Cancelleri ha stoppato»

Alla fine i maccheroni, quelli che trazione vuole riempiano le pance, hanno avuto la meglio sui biscotti. La mattina dopo i ballottaggi, è questo il principale dato che emerge dall’analisi del voto. I discorsi sul possibile intreccio di favori che avrebbe potuto coinvolgere Movimento 5 stelle e Lega si sono persi nel segreto delle urne o, molto più probabilmente, sui divani di casa dove larga parte degli elettori dei due partiti è rimasta, facendo spallucce davanti alla possibilità di sostenere nei Comuni l’alleato di governo.

A confermare la sostanziale indifferenza nei confronti delle sorti dell’avversario ci sono i numeri. A Gela, dove la sfida era tra il leghista Giuseppe Spata e il candidato sostenuto da Pd e pezzi di Forza Italia Lucio Greco, il Movimento 5 stelle sembra essersi tirato fuori dalla contesa. Le quasi seimila preferenze che al primo turno erano andate a Simone Morgana ieri potrebbero essere evaporate nel grande astensionismo che ha caratterizzato il ballottaggio. Spata ha visto crescere di appena un migliaio di voti il proprio consenso, mentre quello di Greco è rimasto sostanziamente uguale rispetto al 28 aprile. Ciò significa che, se i cinquestelle avessero voluto, avrebbero potuto portare cambiare le sorti della disputa. «La nostra storia parla chiaro, non diamo indicazioni di voto – commenta Nuccio Di Paola a MeridioNews -. Al primo turno abbiamo presentato la nostra proposta che è stata bocciata, anche per via di una chiara strategia da parte degli altri partiti che si sono alleati più del solito per estrometterci dal ballottaggio». Per Di Paola l’alleanza al governo nazionale c’entra poco: «Lì i rapporti sono regolati da un contratto», chiosa il deputato regionale. A non crederci più di tanto in una mano d’aiuto è stato lo stesso candidato leghista: «Poteva starci un ragionamento di questo tipo se si pensa che con Greco c’erano diversi esponenti legati a Messinese (Domenico, l’ex sindaco eletto con il M5s e poi espulso, ndr), ma evidentemente hanno fatto altre valutazioni», commenta Spata che ammette il rammarico per avere solo sfiorato la vittoria.

Spostando lo sguardo nelle altre città al voto, le cose non cambiano. A Castelvetrano pare che una trattativa per portare al sostegno verso il candidato pentastellato Enzo Alfano, poi risultato vincitore su Calogero Martite, fosse stata intavolata. Poi però è stata stoppata dai vertici regionali del M5s. «Avevamo chiesto un assessore? Non era l’unico modo di garantire una rappresentanza dentro la nuova amministrazione – dichiara Bartolo, rappresentante della Lega in provincia di Trapani -. Quello che avevamo proposto era di lavorare entrambi al bene della città, facendo sì che ad amministrarla fossero le stesse forze che governano il Paese. Martire (il candidato sconfitto, ndr) non l’abbiamo mai considerato come interlcutore. Purtroppo, però, abbiamo avuto la riprova di come il M5s sia inaffidabile e chiuso in se stesso, per paura di perdere i voti della propria frangia di sinistra». Giglio tira in ballo anche Giancarlo Cancelleri, il leader siciliano dei cinquestelle che a Caltanissetta dove ha festeggiato la vittoria di Roberto Gambino – aveva parlato di rapporti di non belligeranza con la Lega. «Che senso ha avuto fare questi discorsi in una città sola, se poi sul piano regionale si agisce diversamente?», chiede Giglio, che non nega l’irritazione e promette di fare emergere le contraddizioni che riguarderebebro il M5s nel Trapanese. 

E mentre sul ballottaggio di Mazara del Vallo, dove il candidato leghista Giorgio Randazzo ha perso contro Salvatore Quinci, c’è chi si dice certo che gli oltre tremila voti in più per l’esponente del Carroccio non arrivino dagli oltre cinquemila che il M5s aveva ottenuto al primo turno, a svelare le difficoltà nella trattativa fra i due partiti è, a microfoni spenti, un altro rappresentate del partito di Salvini: «Sì, è vero, c’è stata una fase in cui si è ipotizzato uno schema di questo tipo. Il senatore Stefano Candiani ci ha provato, ma poi tutto è tramontato. Le parole di Alessandro Pagano sul rispetto reciproco con Cancelleri? Un modo per accreditarsi ad ago della bilancia, ma i fatti hanno detto altro».


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