Un palermitano al timone della squadra rosanero Albanese: «Finalmente siamo nelle mani giuste»

Un palermitano al timone del Palermo. Sarà solo una coincidenza? Nel caso di Alessandro Albanese, presidente del Cda nominato dall’assemblea dei soci lo scorso 3 maggio, può essere proprio la palermitanità il valore aggiunto. L’aspetto che, attraverso il legame (non solo affettivo) con il territorio in cui sarà chiamato ad operare, potrebbe fare la differenza rispetto alla gestione di alcuni suoi predecessori nel recente passato. «Sono rimasto spiazzato – ha ammesso il numero uno di Sicindustria delegazione di Palermo nel corso della conferenza stampa di presentazione della nuova proprietà del club di viale del Fante avvenuta oggi in un albergo a Mondello – amo il calcio e mi piace vivere i momenti, l’adrenalina dei pre e post-partita, il classico chiacchiericcio da bar e anche per tale ragione questo mio coinvolgimento è diventato un qualcosa di eccezionale. Si tratta di un progetto importante per la città – ha aggiunto riferendosi ai programmi delineati dal gruppo Arkus Network – un progetto di riscatto dopo un periodo del Palermo Calcio che non è stato affatto florido. Adesso possiamo dire di essere finalmente nelle mani giuste».


Albanese, classe 1965 e tifoso rosanero doc, fisicamente e mentalmente si è già calato nel nuovo contesto. «Ribadisco che è stata una cosa eccezionale la proposta che mi è stata fatta in merito al ruolo di presidente. I fatti verranno compiuti se si andrà avanti tutti insieme e se ci sarà unità d’intenti. Attraverso le imprese, le associazioni e anche i tifosi che invito a riempire lo stadio, lotteremo per sostenere i nostri colori e, dimostrando di volere fare qualcosa, per affiancare chi ha dimostrato voglia di investire in questa realtà». Il progetto ruota intorno al concetto di team, del fare squadra: «Abbiamo manifestato, dopo l’acquisizione del capitale azionario, il piacere da parte di un gruppo di imprenditori e di professionisti di entrare nel mondo Palermo con delle quote e questo interesse da parte di alcune persone intenzionate a stare vicino alla società è stato accolto con favore».

Nel nuovo organigramma figura anche il direttore generale Fabrizio Lucchesi. Per il dirigente toscano si tratta di un tuffo nel passato avendo già lavorato nel capoluogo siciliano all’inizio del nuovo secolo durante l’era Sensi: «Allora non ho fatto in tempo a vivere l’esperienza in prima persona. Torno volentieri perché considero Palermo una realtà importante sia dal punto di vista calcistico che del tessuto cittadino. Una realtà che ha delle potenzialità che noi riteniamo molto importanti. Sono rimasto colpito positivamente dalla concretezza dei nuovi proprietari: poche parole ma dette bene e con chiarezza. Sono molto motivato e sono entrato subito in empatia con loro. Mi sento coinvolto, consapevole del fatto che in questa operazione ci sono sia oneri che onori. So che ci sarà da lavorare ma sono pronto e non vedo l’ora di farlo». 

Il nome di Lucchesi, di recente, era stato accostato al Palermo anche quando intorno all’orbita rosanero gravitava limprenditore pugliese Follieri. «Ho svolto in quel caso un ruolo di consulente – spiega il neo-dg rosanero – ci chiamano spesso, in linea generale, per fornire delle specificità a chi non ha molta dimestichezza con questo mondo. Follieri ha tentato di prendere il Palermo, poi si è riproposto ma la trattativa si è arenata. Successivamente alcuni professionisti mi hanno messo in contatto con la famiglia Tuttolomondo e adesso sono molto contento di essere coinvolto in questo progetto. Negative le mie ultime esperienze da dg? Non direi, a Pisa ho portato Gattuso vincendo un campionato, a Latina sono riuscito a evitare il fallimento della società. In ogni caso, questo è un mondo in cui il più bravo è quello che sbaglia meno. Io mi ritengo un medico bravo, uno che spesso è riuscito a curare dei soggetti malati».

Anche il Palermo rientra in questa categoria: «Nel cassetto abbiamo un piano B e un piano A. Abbiamo dimensionato la B, sappiamo che c’è una montagna di debiti che richiede un determinato piano di ristrutturazione e sappiamo anche che in B il Palermo avrebbe delle perdite. Noi in ottica finanziaria ragioniamo tenendo in considerazione la serie B ma c’è anche un piano alternativo che riguarda la serie A. Obiettivo a cui tutti teniamo e, a questo proposito, per la partita con il Cittadella (gara nella quale l’incasso sarà devoluto in beneficenza, ndr) sta avendo successo l’iniziativa relativa all’introduzione di prezzi speciali. L’incentivo sul biglietto è, di fatto, l’unica leva sulla quale potere intervenire per dare un segnale e creare i presupposti per un certo tipo di ambiente».


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