Caso Biondo, indagini palermitane prorogate di sei mesi «Sarebbe una conquista dimostrare che fu ammazzato»

«Ho molte altre informazioni che non ti dirò, perché il processo non è del tutto chiuso in Italia. Queste prove me le tengo, non per me ma per altre persone che potrebbero essere accusate della morte di Mario Biondo». A pronunciare queste frasi, a microfoni rigorosamente spenti davanti al giornalista delle Iene Cristiano Pasca, è Eduardo Navasquillo, criminologo e detective privato spagnolo. I genitori di Mario Biondo lo hanno contattato poco dopo la morte del figlio, per cercare prove che si fosse trattato di un omicidio. Ma dopo un mese concluse che si era trattato di suicidio: «In base alle prove che avevamo tutto portava al suicidio», dice oggi, intervistato dal programma di Italia1, che si sta occupando della morte del cameraman palermitano, trovato senza vita il 30 maggio 2013 nel suo appartamento di Madrid.

«Abbiamo investigato su Mario, sulla sua vita privata, su sua moglie, sull’ambiente professionale, su tutto – spiega il detective -. Mario aveva consumato cocaina. I primi risultati erano positivi alla cocaina e anche la relazione tossicologica fatta in seguito. Risultava che avesse anche consumato alcool, cocaina e alcool aiutano a commettere un suicidio. Io ho la perizia intera del medico legale e anche l’esame tossicologico». Ma come fa ad avere tra le mani documenti che non ha mai avuto neppure la famiglia Biondo? Della perizia del medico legale, infatti, in Italia è arrivata solo una sintesi di un paio di pagine. Persino le foto del cadavere e della scena del crimine non sono mai arrivate al completo, malgrado le numerose richieste ufficiali e gli anni trascorsi. Manca la relazione del medico legale spagnolo, attualmente indagato, mentre la relazione tossicologica della scientifica qui non si sarebbe mai vista. Ma il detective spagnolo non è di questo avviso.

«Io so che anche la famiglia Biondo ha questa relazione – dice lui -. Io ho delle informazioni che la famiglia Biondo non ha raccontato perché non è interessata a farlo», alludendo al fatto che i genitori di Mario abbiano in questi anni omesso di raccontare alcuni aspetti legati alla morte del figlio. Dichiarazioni che, com’era presumibile, hanno suscitato non poca sorpresa nella famiglia Biondo, che le ha allontanate in maniera categorica. «Non abbiamo nessuna relazione», ribadisce infatti. Che interesse avrebbe la famiglia a oscurare questo dato? «Non abbiamo mai nascosto niente – sottolinea Santina, la mamma di Mario -. Anche se mio figlio si fosse fatto un tiro di cocaina ogni tanto non mi interessa, mi spiace come madre se lo ha fatto, ma a me interessa sapere la verità. Come si permette questa persona a dichiarare certe cose?». Questa relazione, alla fine, esiste o non esiste? Dov’è e chi ne è in possesso? Ma soprattutto cosa ci sarebbe scritto? «Mario aveva 1,8 mg per litro, quando può essere mortale 1 mg per litro», torna a dire Navasquillo riferendosi ai livelli di cocaina.

«Quindi mio figlio è morto di overdose?», chiede provocatoria la madre. I livelli tirati in ballo dal detective, intanto, non corrisponderebbero alla perizia fatta dal professore Milone, che parla invece di dosaggi estremamente bassi. Il detective intanto insiste, è irremovibile e anzi aggiunge di essere a conoscenza anche di altre informazioni riguardanti il computer di Mario, che avrebbe appreso proprio dalla famiglia Biondo. «Ma noi nel 2013 nemmeno le avevamo queste informazioni, questi dati», risponde oggi la madre. «Io ho tutto, ho tutto», ribadisce invece lui. Palesando di aver formato il proprio giudizio solo su quanto raccolto dalle iniziali indagini spagnole. Da cui restano fuori numerosi dettagli emersi solo dopo l’apertura delle indagini a Palermo, come l’ematoma in testa, la libreria rimasta intatta, il secondo solco sulla nuca, giusto per citarne solo alcuni. Mentre il criminologo, pensando che intervista e riprese siano ormai finite, dichiara di essere in possesso di altre informazioni, ma di non avere intenzione di riferirle. «Lui sta cercando di proteggere chi ha ammazzato mio figlio, questo è grave. Lui sa chi ha ucciso Mario», osserva Santina. Intanto, pochi giorni fa la procura di Palermo ha deciso di prorogare le indagini di altri sei mesi: «Già dimostrare a tutto il mondo che mio figlio è stato ammazzato sarebbe una conquista», conclude la madre.


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