Palermo, a Livorno un punto e molti rimpianti L’asse per la A ora pende dalla parte del Lecce

Un punto e molti rimpianti. Potrebbe essere questo il titolo da attribuire al film a tinte rosanero ambientato questo pomeriggio allo stadio Armando Picchi. Il pari (2-2) strappato nel finale a Livorno determina effetti contrastanti nell’animo dei protagonisti e anche degli spettatori che hanno a cuore le sorti del Palermo. La soddisfazione per un pareggio ottenuto su un campo non facile e al tramonto del match (provvidenziale, allo scadere, un guizzo del neo-entrato Trajkovski smarcato da un tocco di Puscas, anche lui inizialmente in panchina) viene ridimensionata dal rammarico alimentato in particolare da due fattori: dal fatto che i rosa non hanno vinto una gara molto importante e delicata dopo il parziale di 1-0 al termine del primo tempo e la consapevolezza che, in ottica promozione, adesso il Palermo non è più padrone del proprio destino. Lo era prima della sfida odierna e invece con il risultato maturato all’Ardenza la squadra sarà costretta ora a dipendere dai risultati del Brescia e soprattutto del Lecce. Impegnato domani sera in casa contro la capolista e che, nonostante il turno di riposo alla penultima giornata, si è comunque impossessato del bonus potenzialmente valido per la serie A.

Sconfitta evitata in extremis ma amarezza per il mancato successo. Sono in chiaroscuro le sequenze della pellicola che, al cospetto di una compagine di bassa classifica, ha inaugurato il ciclo del nuovo regista. Che, ovviamente, con poco tempo a disposizione e un processo di conoscenza del collettivo ancora in fiernon poteva incidere o lasciare subito un’impronta significativa. Delio Rossi ha usato farina del suo sacco perché, anche in virtù della presenza a centrocampo di un giocatore come Jajalo, con un 4-3-1-2 dettato dalla logica oltre che dalla necessità è riuscito a dare un po’ più di ordine e di equilibrio a una manovra che nel recente passato ha stentato a decollare ma non ha la bacchetta magica. E non avendo dei super-poteri non ha potuto trasformare in oro ciò che oro non è. Gli attori che formano il cast rosanero hanno caratteristiche – e quindi anche pregi e difetti – ormai consolidate e in pochi giorni è praticamente impossibile modificare uno stile di recitazione condizionato ancora da molte imperfezioni. 

Tre esempi. Rossi, tecnico di grande esperienza, potrà intervenire attraverso il lavoro ma difficilmente riuscirà a rendere elegante o bello da vedere un giocatore come Nestorovski, attaccante che pur avendo grinta e animus pugnandi e pur essendo in grado di illuminare con un solo lampo prestazioni buie (il macedone ha realizzato al 40’ il suo tredicesimo gol in campionato trasformando un rigore procurato da Falletti e contestato con veemenza dai padroni di casa), risulta ancora macchinoso e anche goffo nei movimenti. Il tecnico romagnolo, inoltre, difficilmente potrà cambiare la forma mentis di un difensore come Bellusci che – come ha confermato l’espulsione rimediata nel finale per un fallo da dietro su Raicevic, l’autore del gol del momentaneo 2-1 arrivato all’82’ sugli sviluppi di un corner con i rosa in inferiorità per il forfait di Fiordilino rimasto a bordo campo a causa di un infortunio muscolare – fatica a gestire in maniera razionale il proprio temperamento e, a proposito di situazioni cristallizzate, non sarà agevole neppure la modifica delle attitudini di Brignoli. Portiere finora decisivo in diverse partite ma che, avendo il vizio di stare un po’ fuori dai pali, si espone spesso a rischi evitabili. Se n’è accorto in questa stagione in occasione dei gol presi al Barbera contro Cremonese e Brescia e anche oggi nel momento in cui al 73’, alla prima vera emozione della ripresa, l’ex di turno Diamanti ha siglato il gol dell’1-1 con una conclusione di sinistro da fuori area. A suggello di una prestazione maiuscola.

Sbilanciarsi parlando di Diamanti-Palermo 2-2, risultato in linea con lo standard degli ultimi sette precedenti giocati in Toscana vivacizzati da 26 gol complessivi, sarebbe ingeneroso nei confronti di un Livorno che, come del resto ha fatto l’avversario, ha dato tutto ciò che aveva gettando il cuore oltre l’ostacolo ma è innegabile che il gioco della compagine di Breda (tecnico che da giocatore ha conquistato negli anni Novanta due promozioni alla Salernitana alle dipendenze di Rossi) ruota a 360 gradi intorno al fantasista toscano. La partita di oggi, avara di grandi occasioni da rete ma sempre viva e ricca di contenuti agonistici compatibili con una posta in palio molto alta per entrambe le formazioni, ha confermato la dipendenza dei labronici dall’elemento più rappresentativo. Un ‘accentratore’ abile, con carisma e grande personalità, a imporre la sua leadership in un gruppo costretto, classifica alla mano, a lottare sempre con fatica e a ‘sporcarsi le mani’ per raggiungere i propri obiettivi. Con umiltà e spirito di sacrificio. Le stesse coordinate che dovranno orientare anche il cammino del Palermo. Squadra ormai abituata a convivere con scomode situazioni esterne (aleggia il fantasma di un deferimento per il club – con il rischio di una penalizzazione – in seguito alla procedura avviata dalla Procura federale a proposito delle indagini sui bilanci della società relativi all’ultimo triennio) ma che, nonostante le difficoltà e un asse-promozione spostato adesso dalla parte del Lecce, non ha ancora esaurito le risorse tecniche ed emotive sulle quali fare leva in questo rush finale.


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