Raccontarsi con la poesia, l’esordio di Rosanna Badalamenti «È stato qualcosa di terapeutico, la cura con cui ritrovarsi»

«Non sono io che ho scelto la poesia, ma è lei che in pratica ha scelto me». Arriva subito al cuore della questione, Rosanna Badalamenti. Insegnante, volontaria, mamma e da oggi anche poetessa. Da pochi mesi infatti ha esordito con la sua prima raccolta, intitolata Quello che non ho mai detto, edita da I Buoni Cugini. Ma il suo restituire pezzetti di vita vissuta e frammenti di sé a un foglio di carta risale a molto tempo prima. «Scrivo da sempre, la prima volta credo di aver avuto 13 anni – rivela -. L’idea non era certo quella di pubblicare un giorno qualcosa, io lo facevo per liberare quello che avevo dentro, quello che sentivo. Non mi sono mai imposta nulla, è piuttosto qualcosa che viene trovarmi, una sorta di ispirazione che viene a bussare in barba al tempo e all’occasione, non importa che sia giorno o notte, che io stia guidando o sia a scuola». Arriva e basta e Rosanna a questa chiamata ha sempre risposto. «Arriva soprattutto quando vivo dei momenti tristi, che poi riesco a liberare attraverso alla poesia, sentendomi poi più libera. È qualcosa di terapeutico, ma solo tanto tempo dopo ho deciso di pubblicare una raccolta, malgrado io scriva da sempre».

Una scelta niente affatto scontata e che, anzi, le costa moltissimo. «Condividere una cosa così intima e personale come i tuoi scritti, che sono praticamente tanti pezzi di te, equivale a mettersi a nudo, a spogliarsi completamente di fronte agli altri, esponendosi a critiche, a tentativi di sminuire i sentimenti che traduco attraverso le parole o di ridicolizzare il dolore, dandogli quasi delle categorie, delle etichette», ammette lei, quasi con pudore. Ci pensa molto, prima di trasformare in qualcosa di pubblico e di collettivo, insomma, quello che era sempre stata una cosa soltanto sua. «Ma la famiglia e gli amici intimi che leggevano quello che scrivevo mi hanno sollecitata talmente tanto, che alla fine mi sono convinta che fosse un passo necessario quello di restituire me stessa anche agli altri». Nasce così questa avventura, che la vede raccogliere e legare insieme in questo volume 57 piccoli spaccati di sé, finiti di stampare a dicembre. «Ci vuole coraggio per decidere di mettere a nudo la propria anima, un coraggio che non ho avuto sin dall’inizio devo dire, è arrivato col tempo». Quello di Rosanna, infatti, è un esordio assolutamente personale, in ogni riga c’è lei e lei soltanto, quello che ha vissuto e quello che ha provato, i suoi amori, le sue gioie, i suoi dolori, le sue fragilità. Per un mix che, arrivati alla fatidica pagina 90 della conclusione, sa restituire una positività e uno slancio alla vita quasi commoventi.

E che arriva dritto al lettore che pur non la conosce e di lei, a parte le poche righe sulla terza di copertina, non sa nulla. Un effetto tanto riuscito quanto inconsapevole. «Non ho un obiettivo, mi basta sapere che c’è stato almeno qualcuno che leggendo questo libro abbia respirato le mie stesse emozioni, rivedendosi, ritrovandosi, facendole sue quelle parole e rimettendole in circolo, di farle rivivere». Tutto, di questa raccolta, è stato profondamente vissuto. Affidato, nell’insieme, a un titolo che sa di liberatorio. E che raccoglie spaccati di vita che per protagonisti hanno ora i suoi figli, Simona e Davide, ora Spillo, che «era solo un cane ma era il mio», per dirlo con l’autrice. «Quando ascolto qualcuno leggere una mia poesia riesco a riprovare esattamente tutto quello che ho provato quando l’ho scritta, quando mi sono restituita attraverso l’inchiostro», un dettaglio che conferma la spontaneità e la franchezza con cui questa donna si è messa a nudo. «Niente e nessuno è un capitolo chiuso, in realtà, non può esserlo, da lì sono venuta – spiega -, ti porti dietro ogni momento, persino quell’infanzia vissuta quarant’anni fa».

Condividere, rispettare i tempi di tutti di metabolizzare e fare propria qualcosa. Lo ripete come fosse un mantra, ma solo buttando fuori il mondo che c’è dentro ciascuno può scacciare via tutti i fantasmi e i mostri dell’anima. Così come, al contrario, le cose più belle. Ma è chiaro che ritrovarsi nei panni di chi tutto questo dovrà raccoglierlo non è tanto semplice, tutti così presi dai propri guai, dalla propria routine, tutti troppo impegnati o distratti per entrare nella vita di un altro. Raccolto ormai ampiamente tutto il coraggio di cui è capace, Rosanna Badalamenti racconterà genesi e anima dei suoi 57 componimenti mercoledì 17 aprile alle 16.30 alla Real Fonderia, alla Cala. Una chiacchierata intensa, insieme ad amici incontrati lungo il percorso. Come Sabrina Ciulla, fondatrice della onlus Anirbas, che si prende cura dei senza tetto della città e non solo di loro, o del dottore Michele Citarda, anche lui da ormai quattro anni al servizio dei meno fortunati e che ha avvicinato Rosanna al mondo del volontariato. «Sentivo sempre che parlava di questa ronda, mi chiedevo cosa fosse, mi ha incuriosita. Ma cimentarsi è altra cosa, può far paura, hai a che fare con persone che tutti i giorni alla luce del sole nessuno vede e considera – rivela lei -. Fare del bene agli altri ha fatto innanzitutto del bene a me». 


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