L’ingegnere che sostiene la teoria della terra piatta E ci fa un convegno. «Anche l’università ci ha rifiutati»

«Mi aspettavo più denigrazioni e critiche che elogi, e così è stato, ma a noi sta bene così». Agostino Favari ha il tono fermo di chi è disposto a ripetere le cose mille volte, in modo sempre paziente, pur di far passare i propri concetti. L’ingegnere elettrico di Valledolmo è l’organizzatore del convegno che si terrà a Palermo il 12 maggio, all’hotel Garibaldi e che ha lo scopo principale di dimostrare che la terra è piatta. Una teoria tornata in voga recentemente e che pian piano prende sempre più piede, dopo millenni di certezze scientifiche e di lezioni imparate a scuola sulla forma sferica del pianeta. Così l’incontro palermitano del mese prossimo ha già scatenato una marea di commenti, che spesso irridono i toni enfatici degli organizzatori e le loro presunte confutazioni, nonché le attenzioni della stampa nazionale. Favari però sembra non badarci, concentrato più sugli obiettivi che ogni terrapiattista, a suo dire, dovrebbe perseguire. «Le cose nuove necessitano di un po’ impegno per essere diffuse – sostiene – Cerchiamo dunque di avere le spalle larghe e di sopportare le critiche, che però spesso sono poco costruttive. Non ci vengono fatte domande nel merito ma veniamo soltanto ridicolizzati. Personalmente preferisco spiegare in maniera circostanziata, invece di arrabbiarmi». 

Per entrare subito nel merito: come si arriva a sostenere che la terra è piatta, quando tutte le evidenze scientifiche vanno in un’altra direzione? Sembra un paradosso ma Favari parla proprio di metodo scientifico, appreso nel suo periodo di studente all’università di Palermo. La stessa università, però, che ha rifiutato di ospitare il suo convegno in aula magna («volevamo fare il convegno nella tana del lupo») perché «mi è stato detto che non è opportuno, io comunque ho cercato il contraddittorio». Il suo assunto, in fondo, è sempre lo stesso: avanza un sospetto e, di fronte le risposte che reputa insoddisfacenti, quel dubbio diventa certezza. Un esempio su tutti, secondo l’ingegnere di Valledolmo, è la presunta impossibilità di recarsi in Antartide per verificare personalmente ciò che l’ammiraglio Nelson, della marina militare statunitense, sostenne nell’immediato dopoguerra, e cioè che oltre i ghiacci ci sarebbe un territorio grande quanto gli Stati Uniti. «Si fanno tanti viaggi in giro per il mondo, perché non si può fare un viaggio in Antartide? Sappiamo che non si può fare nessun decollo senza l’approvazione del piano di volo. Noi abbiamo chiesto l’autorizzazione per fare un volo sopra l’Antartide – dice l’ingegnere – avevamo l’aereo e il pilota, sarebbe stato tutto a spese nostre, ma questa ci è stata negata. Nel momento in cui questa possibilità viene negata, allora i nostri sospetti vengono confermati. Lo spazio aereo è libero, non vedo tutto questo affollamento. È sospetto poi che l’ingresso in Antartide sia vietata da una specifica legge pubblicata sul sito del ministero della Difesa (ma di quale nazione non viene specificato, ndr)». 

Una posizione inamovibile, quella della terra piatta, che nega tutto: le osservazioni di Galileo Galilei («la sua fu un’induzione e non una deduzione»), le immagini dallo spazio e i riferimenti scientifici. «Non ci sono state date le prove a scuola che la terra sia sferica – continua – Ci hanno inculcato questo concetto senza mai farcelo vedere che il pianeta è tondo. O ci credevamo o ci bocciavano. È bene aver fiducia negli altri, ma io ho deciso arbitrariamente di non avere più fiducia nella Nasa. Perché voglio adottare il metodo scientifico. Io ho frequentato l’università di Palermo, e quando alla mattina ci spiegavano una teoria nel pomeriggio ce la facevano verificare personalmente. Cosa che con la Nasa non si può fare, ti devi per forza fidare. Io sono cresciuto dunque con questa forma mentis». I temi affrontati nel convegno del 12 maggio sono tanti ed enormi: si va dall’egocentrismo della stella polare al complotto dell’Apollo 11, dall’assenza di curvatura terrestre alla differenza di pressione tra atmosfera e spazio siderale per finire con qualche concetto di astronomia zetetica. Si inizia alle 9 del mattino, la quota di partecipazione è di 20 euro e si andrà avanti per otto ore, con una pausa pranzo (a sacco) a cui dovranno provvedere i partecipanti. 

L’hotel scelto, poi, è in pieno centro (in via Amari, non molto distante dal Politeama). E l’affitto della sala, ammette Favari, costa caro. Allora come riescono a finanziarsi i terrapiattisti palermitani? «Per molte conferenze c’è un mecenate – dice l’ingegnere – ma noi ci finanziamo con le quote di partecipazione. E se non dovesse venire nessuno sarò ben contento di metterci i soldi di tasca mia, perché questa è una questione che ci fa migliorare la società in cui viviamo. Quello che è sicuro è il rilevamento topografico, e lo dimostrerò in circa un’ora di tempo alla conferenza, per far vedere che non è possibile misurare nessuna curvatura terrestre pur facendo il calcolo. Chi ha dimestichezza con la matematica lo potrà validare. Faremo una cosa seria, mostreremo gli esperimenti. Sono stati invitati geometri, matematici, geologici».

Ma chi è davvero Favari? Crede davvero in ciò che dice? Si tratta di un complottista? Si informa esclusivamente sul web, parla di «disinformazione governativa», vuole evitare di dare informazioni personali, dice che non ci si deve fidare nemmeno di quello che dice lui ma ribadisce la necessità di verificare ogni cosa di persona. E allora viene da chiedersi: ma come viene giudicato dai suoi stessi colleghi, che col metodo sperimentale ci sono cresciuti? «Io ho lavorato fuori dalla Sicilia negli ultimi anni. E quando espongo queste cose vengo guardato con sufficienza dai colleghi. Al massimo mi si chiede: ma se anche fosse vero che la terra è piatta, cosa cambia nella mia vita di ogni giorno?». 


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