Rapina via Maqueda, no alle misure cautelari Per i due cittadini coinvolti nella colluttazione

Il sostituto procuratore di Palermo Giacomo Brandini e l’aggiunto Ennio Petrigni hanno inviato al gip la richiesta di convalida dell’arresto per omicidio per K.H., 44 anni, e A.M., 41 anni. Non hanno però chiesto l’applicazione delle misure cautelari. Si tratta dei due cittadini coinvolti nella colluttazione scoppiata nella notte tra lunedì e martedì in un minimarket di via Maqueda (nel tratto non pedonale) in seguito alla quale è morto il rapinatore Matteo Tresa, originario di Ballarò. 

I due uomini, al momento ai domiciliari, dovrebbero essere liberati dopo l’udienza di convalida che dovrebbe celebrarsi domani. Il caso si è rivelato molto complesso per inquirenti e investigatori della squadra mobile di Palermo. Tanto che all’inizio le informazioni fatte circolare, come quella che voleva il rapinatore d’origine tunisina, si sono rivelate errate. La contestazione del reato di omicidio è provvisoria. Il capo di imputazione potrebbe mutare anche considerando gli esiti dell’autopsia che dovrebbe chiarire le cause del decesso. Nelle tasche di Tresa sono state rinvenute diverse pasticche, inoltre l’uomo aveva precedenti e trascorsi da tossicodipendente.

Per questo i pm hanno disposto tra gli altri accertamenti anche l’esame tossicologico e la verifica di una possibile morte per infarto. L’autopsia è stata effettuata ieri pomeriggio dal professore Paolo Procaccianti ma per la relazione finale ci vorrà ancora un po’ di tempo. Da un primo esame – nonostante la colluttazione si sia prolungata per circa 30 minuti (come confermato anche dalle immagini della videosorveglianza) – i due avrebbero colpito Tresa, anche con un bastone, ma i segni di ecchimosi presenti non sarebbero stati sufficienti a determinarne la morte.


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