Diciotti, chiesta archiviazione per Conte e Di Maio Indagati assieme a Toninelli come «atto dovuto»

Archiviazione. La richiesta della procura di Catania sul caso Diciotti non si è fatta attendere. A quattro giorni di distanza dalla notizia del fascicolo a carico del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dei ministri del Lavoro e dei Trasporti Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, fonti di Palazzo Chigi spiegano di avere ricevuto la notifica da parte degli uffici del Palazzo di giustizia di piazza Verga, a Catania. L’indagine era partita, come «atto dovuto», a seguito della trasmissione delle memorie difensive del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il leader della Lega e vicepresidente del Consiglio è indagato per sequestro di persona aggravato, come richiesto dal tribunale dei ministri di Catania, nonostante un’altra richiesta di archiviazione formulata dal procuratore capo etneo Carmelo Zuccaro

Gli atti che coinvolgono Conte, Di Maio e Toninelli erano stati inviati a Catania dalla giunta del Senato, chiamata a decidere sulla possibilità per la magistratura di proseguire l’inchiesta a carico di Salvini. Richiesta che ieri è stata rigettata proprio dai senatori e che dovrà passare, tra massimo trenta giorni, dalla validazione dell’intera aula di Palazzo Madama. La vicenda è quella relativa alla nave Diciotti della guardia costiera italiana: carica di 177 migranti salvati in mare, l’imbarcazione è stata lasciata attendere per cinque giorni all’interno del porto di Catania prima che venisse autorizzato lo sbarco. Poi avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 agosto 2018

Secondo il procuratore capo di Catania, la decisione di impedire ai cittadini stranieri di mettere piede a terra era «giustificata dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale». Il tribunale dei Ministri di Catania, però, non ha condiviso questa tesi e ha chiesto l’autorizzazione a procedere per sequestro di persona aggravato. Negata, fino a questo momento. Il passaggio dalla giunta per le immunità parlamentari è arrivato dopo il voto online sulla piattaforma Rousseau, gestita dalla società Casaleggio e associati e punto di riferimento per le consultazioni del Movimento 5 stelle. Il 59 per cento di chi ha espresso il suo parere, ha votato per negare l’autorizzazione a procedere. Decisione «della base» a cui finora gli eletti si sono attenuti. 


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