Polizzi-Piano Battaglia, quella strada chiusa da 13 anni Lo Verde: «Riaprirla è una battaglia di tutti i siciliani»

«Qui o si vince o si muore». Non esistono mezze misure per Giuseppe Lo Verde, non più almeno. Dopo anni di promesse disattese, incontri di facciata e prese in giro, ha deciso di prendere in mano la situazione e di puntare i riflettori sulla strada provinciale 119 e su quei vergognosi tredici anni di chiusura. È il 2006, infatti, quando un’ordinanza comunale ne blocca la viabilità. «Non so sulla base di quali norme fu deciso questo provvedimento, so che l’episodio scatenante fu la caduta di alcuni massi, rotolati, a sentire l’amministrazione dell’epoca, dalla montagna finendo sul ciglio della strada opposta alla carreggiata di salita, depositandosi sulla rete di protezione che delimita la strada con delle proprietà private. Queste pietre sono cadute davvero? Anche se fosse, non sarebbe bastato mettere in sicurezza il costone? Nessuno ha mai trovato i fondi per poter mettere una rete di protezione come in tutte le strade di montagna, dove le pietre cadono sempre. È una situazione drammatica, ma stavolta la questione va affrontata e risolta». È più agguerrito che mai il primo cittadino polizzano, che ha deciso di iniziare da stamattina una protesta sotto la tenda del suo nuovo ufficio, allestito nei pressi di Piano Battaglia. E dove ha anche convocato la sua giunta e il segretario provinciale per discutere degli interventi urgenti da chiedere in merito alla sp 119. Con Lo Verde ci sono anche gli assessori Maria Lipani, Sandro Silvestri, Gandolfo Ilarda e Barbara Curatolo.

Ma cosa ha portato a tenere chiusa questa strada per ben tredici anni? È una domanda che quasi tormenta il sindaco Lo Verde, che tenta di arrivare a delle risposte. «Da un lato è stata colpa dell’inerzia, dall’altro del continuo ribaltare le responsabilità da parte di vari enti che avrebbero potuto determinarne la riapertura, fattori che ci hanno trascinati in una situazione sempre più drammatica – ribadisce -. Questa strada, che noi chiamiamo Polizzi-Portella-Colla, è una strada strategica per la Sicilia, perché oltre a collegare Polizzi a Piano Battaglia, porta fino al vivaio Piano Noce, l’unico nella zona del Parco esistente in Italia, è il vivaio che ha fornito le piantine per la forestazione di tutta la Sicilia». Ma l’intera vasta area in realtà è contraddistinta da luoghi da uno spessore turistico e paesaggistico di un certo livello, a cominciare dal cosiddetto Vallone degli Angeli, dove si trovano gli ultimi 32 esemplari di abete nebrodiensis, in passato raccontati dagli esperti anche in trasmissioni televisive come Geo&Geo. Per non parlare della riserva Quacella, immersa dentro al Parco delle Madonie, una delle più importanti del territorio, che si aggiunge alla lista dei luoghi inaccessibili. «Non possiamo utilizzare questa strada per fare vedere ai turisti tutte queste bellezze naturali – insiste il sindaco Lo verde -. Viene negato un diritto, non solo ai polizzani ma al mondo intero, quello di poter arrivare in questi posti attraverso quell’arteria che naturalmente li collega. E questo da tredici anni».

Anche se, a detta del primo cittadino, questa condizione non sembrerebbe influire su tutti i Comuni alla stessa maniera. «Su Piano Battaglia gravitano Polizzi, Petralia Sottana e poi Isnello e Collesano, che sono serviti da due strade provinciali che li collegano: le due strade, dette la Collesano e la Petralia, non sono in condizioni poi così migliori della sp 119, vengono utilizzate e ripulite quando c’è la neve. Mentre la sp 119 viene invece ignorata e Polizzi viene tagliata dai posti turistici di questa zona, tutto si concentra altrove. Queste sono angherie che si fanno in realtà a tutti i siciliani, non solo a noi. Ci sono interessi dietro? Qualcuno vuole rendere inutile questo collegamento?», si domanda da tempo Lo Verde. Strada che di fatto, però, non risulta chiusa o interdetta per mezzo di blocchi o transenne: «In realtà è come se fosse comunque aperta, ma non ufficialmente, perché la attraversano tutti, dagli operai del vivaio agli operatori di Piano Battaglia e Piano Zucchi fino ai residenti. Ma rimane una questione aberrante che dovrebbe indignare tutti». Il sindaco però è intenzionato a risolvere la situazione e la sua collera sembra essere stata capace di coinvolgere anche i concittadini, che adesso reclamano la strada negata per tutto questo tempo.

«Io andrò fino in fondo a questa cosa, farò revocare le relazioni tecniche e le ordinanze, inviterò i miei compaesani a sistemare da noi questo tratto di 500-600 metri, e quello che viene viene, non è che possiamo stare così – continua -. Lo Stato qua in Sicilia non esiste, non esiste la Regione, non esiste più alcuna Provincia, sono state tutte sciolte e non si capisce chi è che governa, di chi è la competenza, di chi sono le strade, qua la gente conosce solo il sindaco, che è il diretto e immediato rappresentante dello Stato nella comunità. Quindi se le cose si fanno, si fanno per mezzo del sindaco, altrimenti non le fa nessuno». Ma i timori sono dietro l’angolo. Come quello di non trovare, al di là dei propri confini, il sostegno necessario per accantonare definitivamente questa lunghissima parentesi. «Siamo sempre più soli – osserva con amarezza Lo Verde -. Domani inviterò il presidente della Regione a venire qui, poi il vescovo, il prefetto, non è che se ne possono uscire così, devono tutti prendere impegni con me, con tutto il popolo siciliano e con gli italiani». E ripensa a quando, tempo fa, ha incontrato proprio a Polizzi il vice sindaco di Monaco di Baviera insieme a un suo assessore, arrivato in incognito e senza proclami nella zona, perché desideroso di visitare la famigerata riserva Quacella: «”Ma con queste strade come fate voi a raggiungerla?”. Mi ha detto così, cosa potevo rispondergli?».

«È un danno enorme – torna a dire -, non si potrà mai riprendere l’economia nel Sud, perché abbandonato in tutte le direzioni. Ma dobbiamo vincerla questa battaglia, perché è di tutti, io la vedo così. Questo è il paese di Mimì Dolce, di Giuseppe Antonio Borgese, del cardinale Rampolla, di qua sono partite alcune tra le migliori menti del popolo italiano, perché anche noi polizzani ne facciamo parte, se c’è qualcuno che non ci tiene a questa appartenenza lo cominci a dire… Anche se già qualcosa si intravede, in questo senso, con questo tipo di politica attuale che punta solo a isolare il Sud». Non è un caso che per lui la questione meridionale, di cui Gramsci parlò tanto, sembri non essere mai stata superata. «Non abbiamo strade, non abbiamo ospedali, le scuole ce le chiudono, c’è un decremento delle nascite, siamo partigiani della montagna, e non è un modo di dire, significa che non abbiamo servizi, siamo come abbandonati. Per andare a Palermo c’è un solo autobus la mattina e uno la sera, e finisce là. Una cosa aberrante, treni non ce n’è, le macchine private costano, le persone si sono rinchiuse nelle loro case, non riescono più a reagire. Ma siamo affezionati a questi territori e ci vogliamo vivere se ce lo permettono, e se non fosse così andarcene non è comunque una soluzione a cui pensiamo. Ancora di più voglio portare avanti questa battaglia, è nato anche il comitato cittadino Vivi Polizzi, c’è massima collaborazione da parte di tutti. Ho perso due anni dietro promesse e tavoli tecnici che non hanno portato da nessuna parte – concludee -, ora basta, ora la chiudiamo qua».


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