Posso Darti, esce il nuovo singolo di Muna∞B «Bisogna avere il coraggio di voltare pagina»

Palermitano, classe 1980, un passato da danzatore e un presente da cantante. Ha un cuore che batte a ritmo di musica classica e rock Muna∞B, nome d’arte di Marco Bellone, che ha appena lanciato in tutte le principali piattaforme digitali Posso Darti, singolo che segna il suo ritorno sulla scena musicale da solista.

«Il progetto Muna nasce a Roma nel 2013 con la formazione della band di cui ero frontman e autore principale e con cui ho registrato due album, Muna e Sospesa in volo, quest’ultimo prodotto da Roberto Costa e apprezzato dalla critica», racconta a MeridioNews Bellone, che a 13 anni ha lasciato Palermo per seguire gli studi da danzatore prima a Roma e poi alla Scala di Milano, per poi viaggiare per quindici anni con diverse compagnie. Parallelamente, però, covava la grande passione per la musica, la chitarra e il rock ed entrava in questo mondo da autodidatta, rendendosi subito conto che non aveva voglia di suonare cover ma di scrivere dei testi, che hanno dato il via alla sua nuova vita e al suo progetto musicale, che dopo tre anni di live in giro per l’Italia, nel 2015, si conclude per motivi extramusicali, a causa delle differenti strade professionali prese dai vari membri del gruppo.

Così, per qualche anno, il progetto si è spento, anche se Marco ha continuato a scrivere nuovi brani che durante l’estate dell’anno scorso ha presentato ai musicisti Nicola Tortorella, Aldo Vallarelli e Franco Basile al basso, che oggi lo accompagnano nella nuova avventura. «Non volevo perdere il filo con il mio progetto originale – spiega – per cui ho conservato il nome aggiungendo una B che rappresenta da una parte l’iniziale del mio cognome e dall’altra il lato B del progetto Muna».

Che Marco intende affrontare con determinazione, a cominciare proprio da Posso Darti. «Il testo di Posso Darti è stato scritto da Anna Manes, con cui collaboravo già nel precedente progetto, mentre gli altri testi nascono a casa e vengono poi condivisi con la band, con cui viene creato il vestito del brano». Il genere di riferimento è il rock italiano con tutte le sue sfumature, che si ispira per certi versi all’indie anni ‘90 e che ha una certa sonorità americana, adattata alla metrica italiana.

Nessuna intenzione di bussare alle porte dei vari talent show, che non appartengono alla sua filosofia di vita. Piuttosto Muna B resta concentrato sui testi e pensa ai live per incrementare il contatto con il pubblico – ne sono già stati fatti alcuni di rodaggio a fine anno e uno a Roma il 20 gennaio per presentare il singolo – primo fra tutti quello del 3 marzo al Traffic Live Club di Roma in occasione della rassegna per band emergenti Emergenza Festival.

Prossimo obiettivo? Suonare in Sicilia, tappa immancabile per il cantautore palermitano, che nel suo primo singolo da solista racconta la trappola della routine e della quotidianità e la sofferenza causata dalla noia del vivere senza stimoli. Invitando gli ascoltatori a essere sempre attivi, curiosi e creativi. «Per estremizzare il concetto, i due fantomatici protagonisti del brano ritrovano il loro angolo di paradiso solo quando dormono, per poi risvegliarsi e precipitare nuovamente in questa sorta di limbo. Abbiamo scelto come esempio un’ipotetica coppia immaginaria proprio perché quando questo accade all’interno delle relazioni umane diventa un problema e bisogna avere il coraggio di voltare pagina e rinascere».

Proprio come ha fatto Marco, a cui gli stimoli non mancano di certo. Oltre alla musica, infatti, nella sua vita ampio spazio è dedicato alla danza e per oltre vent’anni ha calcato centinaia di palcoscenici in Italia e all’estero per prestigiose compagnie di balletto classico e contemporaneo. Oggi, invece, è coordinatore artistico del corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo. «Nasco come danzatore e continuo a occuparmi di questo ambito anche se dalla parte opposta del palco. Mi sono buttato nel mondo della musica perché avevo bisogno di uno sfogo e per me l’attitudine a stare sul palco – danzando o cantando – è identica, le emozioni sono sempre le stesse. E non cambia l’esigenza di esprimermi che sentivo quando ballavo e che sento quando canto, che mi spinge a condividere su un palcoscenico quello che ho dentro».


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