Sorelle Napoli, 20 anni di minacce per i loro terreni Per il gip «è serio il pericolo di violenze, anche gravi»

Vent’anni di reiterate minacce, di sassi scagliati addosso, di recinzioni sistematicamente danneggiate, di sconfinamenti di vacche e di lucchetti infranti, di cani uccisi «lasciando le loro carcasse in decomposizione all’interno dei locali». Con l’arresto negli scorsi giorni dei loro presunti estorsori per le sorelle Napoli potrebbe essersi concluso un calvario. Dal 1998 le tre donne di Mezzojuso, il cui caso è stato portato alla ribalta nazionale dalla trasmissione tv Non è l’arena, hanno subito pesanti intimidazioni «con mezzi che rasentano le metodiche della criminalità organizzata». A metterlo nero su bianco è il giudice di indagini preliminari Claudio Bencivinni, col provvedimento che dispone l’arresto di Simone La Barbera, Antonino Tantillo e Liborio Tavolacci: i tre sono indagati per i reati agli art. 56, 110 e 629 del codice penale «perché, in concorso morale e materiale tra loro, compivano atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere Napoli Irene, Napoli Gioacchina detta Ina, Napoli Marianna e La Barbera Gina a cedere la proprietà o la gestione della loro azienda agricola».

Tre arresti che, secondo il giudice, non erano più prorogabili. Per le sorelle Napoli e l’anziana madre Gina La Barbera, infatti, «sussiste il serio ed imminente pericolo» che «siano fatte oggetto di violenza fisica, anche estrema, e che la loro azienda sia ancora più gravemente danneggiata, se non distrutta, in assenza di idonee misure cautelari da applicare agli indagati». Una vicenda che comincia dunque alla fine degli anni ’90. È il 1998 quando Irene, Ina e Marianna ereditano dal padre, colpito da una grave malattia che lo rende inabile al lavoro, un’azienda agricola che si estende per 76 ettari nella contrada Piano di Guddemi, al confine tra i Comuni di Mezzojuso e Corleone. Le tre neoimprenditrici nel settore della coltivazione cerealicola-foraggera subiscono la prima intimidazione a dicembre di quell’anno. 

Secondo il gip, Antonino Tantillo (detto Nenè) prima manda gli operai via dall’azienda delle sorelle Napoli, per poi ostruire con la propria auto il passaggio delle tre donne e tirando loro addosso numerose pietre: un episodio al quale assiste anche l’attuale sindaco di Godrano, Epifanio Mastropaolo, che lo racconterà in diretta tv a novembre 2018 al conduttore Massimo Giletti. È lo stesso primo cittadino che invita le donne a non denunciare l’uomo ai carabinieri ma a rivolgersi all’anziano campomafia Nicola La Barbera, padre di Simone, che rassicura le sorelle. 

E in effetti Tantillo per qualche tempo scompare dalla circolazione. Dopo la morte del padre nel 2003, per le sorelle Napoli insomma tutto sembra procedere regolarmente nella gestione di un’enorme azienda che continua ad attirare gli appetiti dei vicini. E anche delle mucche confinanti, visto che nel 2006 cominciano gli sconfinamenti degli animali. Con la scomparsa del padre Nicola nel 2004, intanto il figlio Simone sembra averne ereditato anche gli interessi mafiosi. Almeno per quel che si dice a Mezzojuso. La Barbera junior, detto il lungo, si fa vedere sempre più spesso dalle sorelle Napoli. Più volte propone loro di cedere i terreni per 100 euro ogni due ettari. Una misera offerta, che infatti Irene continua a rifiutare. Nel 2014 le donne decidono di rivolgersi ai carabinieri, segnalando le consuete invasioni di equini e bovini «grazie all’opera di ignoti che tagliavano le recinzioni ed asportavano i paletti». Da dove provengono gli animali? A sentire le sorelle  dal confinante Istituto Zootecnico Sperimentale di Godrano. Un sospetto che viene confermato poi dagli accertamenti dei militari dell’arma.

L’ente regionale (siamo al 2014) vede al proprio servizio, in qualità di addetti ai bovini, sia Liborio Tavolacci che Simone La Barbera. Anche la moglie di Tavolacci, Rossella, si presenta a casa delle sorelle per convincerle a lasciare l’azienda nelle mani di un uomo. Ma per le donne l’uomo che le aiuterà arriverà nel 2018 e avrà un altro aspetto rispetto a quello lasciato intendere da Rossella Tavolacci: veste i panni del giustiziere televisivo e si tratta del conduttore e giornalista Massimo Giletti, che da marzo 2018 affronta il caso delle sorelle Napoli su La7. Le invasioni di bovini, secondo le donne, terminano con la notorietà televisiva. Per riprendere a novembre, quando la squadra di Non è l’arena non si era più occupato del caso. 

Il provvedimento di custodia cautelare non racconta il clima di isolamento sociale vissuto dalle sorelle Napoli. Ma sembra che in tanti a Mezzojuso e dintorni sapessero quel che avveniva. Basta pensare al dialogo, intercettato dai carabinieri, tra il sindaco di Godrano Epifanio Mastropaolo e il fratello Angelo. «Iddu ci portava le vacche, iddu ci faceva … lui voleva entrare lì», dice il primo al secondo: il riferimento è a Nenè Tantillo, padre dell’attuale presidente del Consiglio comunale di Mezzojuso.


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