Istituto Gramsci, la Regione taglia e il Comune chiede «E dire che grazie a noi la Tabella H è stata ripulita»

Da una parte la Regione taglia i fondi, dall’altra il Comune continua a chiedere un canone d’affitto. L’Istituto Gramsci, che opera dal 1979 all’interno dei Cantieri Culturali della Zisa, comincia l’anno con una nuova morsa che per la piccola biblioteca e centro studi potrebbe essere fatale. Dalla cosiddetta ex Tabella H – la graduatoria dei contributi per enti e associazioni erogati dal governo Musumeci – si scopre che per il 2018 al Gramsci sono stati concessi appena 90mila euro, a fronte dei 240mila euro inizialmente richiesti che la Regione aveva poi approssimato a 200mila. 

«Abbiamo avuto 16mila euro in meno rispetto all’anno scorso – lamenta il presidente dell’Istituto, il professore Salvatore Nicosia – Nonostante il riconoscimento del massimo punteggio. La profonda ingiustizia consiste nel fatto che la Regione parte dalle richieste che ogni ente avanza e poi riduce i contributi, perché i soldi sono pochi. Mentre alla Fondazione Whitaker, pur col nostro stesso punteggio, sono stati riconosciuti 283.859,05 euro. A loro sono stati dati persino i centesimi. È stato cioè applicato un coefficiente di riduzione molto discrezionale, che non è stato neanche applicato a tutti. Enti che hanno ottenuto punteggi minori dei nostri hanno ottenuto coefficienti di riduzione minori del nostro».

Che siano tempi di vacche magre era noto a tutti. Ma Nicosia contesta il metodo delle scelte effettuate. Le richieste pervenute a Palazzo d’Orleans ammontavano a circa 20 milioni di euro ma nei giorni scorsi l’assessore all’Economia Gaetano Armao aveva spiegato che si sarebbero potute esaudire appena un terzo delle domande. La somma complessiva da distribuire, infatti, ammontava a sette milioni e 174mila euro. Così, per non fare torto a nessuno, si è invece fatto un torto a tanti. Perché il taglio dei fondi si è ripercosso principalmente sui settori della cultura e dell’antimafia – il caso più clamoroso è quello del Centro Studi Pio La Torre, che a fronte di una richiesta di 228mila euro si è visto accordare 52.500 euro. E dire che l’ex tabella H è stata ripulita

«Prima c’erano istituzioni assolutamente inesistenti – spiega il presidente del Gramsci -, c’erano personaggi ben noti della Regione che tramutavano le proprie segreterie politiche in centri studi economici e sociali. Proprio noi, come istituto Gramsci, avevamo fatto un’operazione di repulisti: dal governo Crocetta avevamo ottenuto che ogni ente doveva specificare i componenti e le caratteristiche del comitato scientifico, del consiglio di amministrazione, riferire l’attività svolta l’anno precedente. Così questi centri inesistenti erano saltati, perché coloro che chiedevano i finanziamenti e poi facevano poi davvero cultura erano pochi». Quindi il Gramsci ha spinto negli anni scorsi per cancellare le ingerenze di partiti e gruppi politici per riceverne in cambio una diminuzione di risorse. E non è la sola beffa alla quale l’Istituto va incontro. 

Il Comune di Palermo da tempo preme perché l’Istituto, al quale è scaduta la prima concessione gratuita degli immobili per 10 anni, paghi l’affitto dei locali. Un debito che, dopo un tentativo di transazione nel febbraio 2017 rimasto congelato, ha superato i 70mila euro. «Il Comune tace ancora – afferma il presidente – Nei mesi scorsi avevamo creato una mobilitazione nazionale, e a nostro sostegno si erano schierati intellettuali come Dacia Maraini e Giuseppe Tornatore. L’assessore a maggio si affrettò a dire che era tutto risolto. Invece oggi, a gennaio 2019 e con l’anno appena trascorso di Capitale della cultura, è rimasto invece tutto uguale. La nostra richiesta è sempre uguale, ovvero quella di riconoscere all’Istituto, stipulando una convenzione in cui si riconosce il servizio pubblico che svolgiamo, l’uso del padiglione». Una soluzione auspicata da tempo, tra l’altro già percorsa dal Comune con il Centro Internazionale di Fotografia gestito da Letizia Battaglia. Che, beffa delle beffe, opera a pochi metri dall’Istituto. «Ogni anno la richiesta di affitto cresce di seimila euro l’anno, cioè 500 euro al mese – conferma il professore – È strano il fatto che dobbiamo pagare per servizi che diamo alla cittadinanza. La biblioteca è frequentatissima, specie dai ragazzi dell’Accademia. Quando i Cantieri erano a zero il Gramsci era l’unica realtà attiva  all’interno, insieme all’Institut Francaise e al Goethe Institut». MeridioNews ha provato a contattare il Comune per una replica, finora senza esito.


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