Alessio Bondì incassa il tutto esaurito al Teatro Biondo «Qui mi sento accolto e abbracciato da un’intera città»

Suoni di tromba emergono dalla platea, una lenta processione di musicisti si dirige verso il palco. Su di loro il rosso, tutto attorno nivuru e un Teatro Biondo sold out. Inizia così la tappa palermitana del tour di Alessio Bondì, Nivuru, partito il 7 dicembre dalla provincia di Siena, in Colle Val D’Elsa. Un intreccio di suoni, che ricorda Mira il tuo popolo e Si maritau Rosa, si fa strada tra il pubblico. «È una melodia che mi cantava mio padre – spiega Bondì – per farmi addormentare. Non ho mai saputo da dove venisse precisamente».

Il cantautore palermitano sale sul palco, ad accoglierlo un caloroso applauso, inizia a cantare e non si ferma più. Ghidara, poi Vucciria. E ancora Dammi una vasata, Si fussi fimmina, Café. Bondì rispolvera alcuni dei suoi brani più famosi di Sfardo, l’album precedente, e li intreccia con i suoi ultimi lavori di Nivuru in un continuo alternarsi di calma e adrenalina. «Nivuru è tutto quello che non conosco all’interno e al di fuori di me – spiega -, provo a portare una luce dentro questa oscurità per iniziare a vedere le cose; che possono essere molto belle, molto brutte, in contraddizione tra di loro».

Un concerto coinvolgente, arricchito dai giochi di luce di Francesco Scancarello, dagli allestimenti di Igor Scalisi Palminteri e dal sound design di Francesco Vitaliti. «Cantare a teatro è un’emozione preziosa – ammette Bondì -, stasera mi sono sentito accolto e abbracciato da un’intera città, si è sprigionata un’energia e un orgoglio giganteschi, che tutti hanno potuto sentire. Sono in fibrillazione, è davvero una bella soddisfazione». Bondì balla, canta e scherza, mentre il Biondo risuona di applausi. Sul palco l’intera band e tanta energia pura in un viaggio a cavallo tra ritmi e sonorità diverse. «In questo tour, e in generale in questo mio secondo album, – spiega il cantautore palermitano – le influenze della musica del Sud del mondo e la contaminazione musicale creano un caleidoscopio di identità attorno a un nucleo poetico nero, ritmico e organico. Dal Brasile all’Africa, poi ovviamente la Sicilia, l’area del Mediterraneo. Una specie di guazzabuglio di cui neanche io so decifrare bene: vado molto a cuore nelle sonorità».

La band, composta da Carmelo Graceffa alla batteria, Federico Gueci al basso, Fabio Rizzo alle chitarre, Alessandro Presti alla tromba e Alfonso Vella al sax, si è arricchita del contributo straordinario di Marilena Sangiorgi al flauto e di Serena Ganci che ha regalato al pubblico un’emozionante versione di Nivi nivura cantata a due voci insieme a Bondì. «Il tour sta andando molto bene – continua il cantautore -, le prime date sono state molto diverse perché andavo chitarra e voce. Adesso da due-tre tappe proseguiamo tutti in corazzata, a mettere le bandierine sulle varie destinazioni ». Il 10 gennaio Bondì volerà a Roma, poi sarà la volta di Milano e Torino. «Noi siciliani siamo dappertutto – spiega – anche quando suono a Milano c’è sempre una bella partecipazione di siciliani, che è molto bella perché, essendo un progetto cantautoriale, le parole hanno importanza e chi le capisce è bravo!».

Dal 16 al 19 gennaio Bondì prenderà anche parte all’Eurosonic Festival di Groningen: «Sarà la prova più divertente», commenta. Tra il pubblico del Biondo, presente in sala anche il primo cittadino, Leoluca Orlando. «Io seguo Alessio Bondì da sempre – racconta – mi è stato indicato da mia figlia, che viveva a Parigi. È un artista straordinario, richiama con grande sensibilità i valori della città coniugando in maniera mirabile, con la sua reputazione internazionale, radici e ali».


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