Il feretro del senzatetto è tornato in piazzale Ungheria, su quella camminata che adesso porterà il suo nome. Ad attenderlo gli amici di sempre e molti cittadini per lasciargli una lettera, una sigaretta o un saluto
L’ultimo viaggio di Aldo sotto i suoi portici Palloncini e applausi per il francese gentile
C’erano tutti: le ragazze del bar che frequentava ogni giorno, i gestori dei negozi dei portici di piazzale Ungheria, c’era Marco, l’amico che ha preso in affidamento il fido Helios e Laura, che ha portato con sé il gatto subito dopo l’omicidio e c’era anche Mannan, l’amico Tamil che da quel giorno ha presidiato il luogo dell’aggressione in cerca di risposte. Tutti insieme per salutare Aid, Aldo, il senzatetto morto lunedì scorso. Il feretro, portato a spalla, è arrivato poco dopo, finiti i funerali organizzati dal Comune nell’ex chiesa di San Mattia dei Crociferi.
L’ultimo viaggio di Aldo, artista girovago, è stato quello verso quella che lui considerava casa, di fronte alla saracinesca chiusa sotto cui trovava riparo e dove ha perso la vita dopo un’aggressione mentre dormiva. In quella porzione di camminata che è stata trasformata in un vero e proprio mausoleo alla memoria del francese, con poesie, lettere, disegni dei bambini, fotografie e moltissimi fiori. Qualcuno ha anche lasciato delle sigarette, perpetrando un’ultima volta il rituale dono al clochard che non chiedeva niente.
Tanti i bambini e i cittadini che si sono presentati puntuali per l’omaggio, chi lo ricorda anche solo per un sorriso, chi per qualche chiacchiera scambiata tra un caffè e l’altro. E poi il dolore degli amici di sempre. Ad accogliere la bara anche trenta palloncini bianchi. Tra gli applausi e le lacrime, l’ultimo omaggio lo ha reso un musicista, che ha intonato un brano con il suo contrabbasso: «Non lo conoscevo, ma so che era un artista ed era giusto che ci fosse un pensiero, un gesto che ho sentito di fare. D’altra parte non conosciamo neanche le persone che muoiono in mare o le vittime delle guerre, questo non significa che la cosa non debba toccarci o che sia meno accettabile». Dopo la piccola cerimonia di saluto, la bara, sempre portata a spalla dagli amici di Aldo, è stata condotta lungo tutto il porticato che presto avrà il suo nome.