Rifiuti, verso tavolo tra Regione e città metropolitane A Lampedusa e Linosa Musumeci invia un commissario

Dalla minaccia della decadenza dei sindaci all’ipotesi di un tavolo istituzionale per invertire la rotta. È l’ultimo passo nell’evoluzione dei rapporti tra i Comuni di Palermo, Catania e Messina e la Regione, nel campo della gestione dei rifiuti. L’idea segue l’ultima ordinanza straordinaria firmata da Musumeci, con cui si estende fino a fine maggio 2019 la gestione speciale. Un atto con cui di fatto si è certificato che di strada per tornare alla normalità ce ne sia ancora tanto da fare. Un percorso che inevitabilmente passerà per la realizzazione degli impianti di cui l’Isola ha necessità per evitare di continuare a ricorrere alle discariche.

A incidere sul bilancio complessivo – a settembre la differenziata nell’Isola era al 34,1 per cento – sono soprattutto le città metropolitane. Nessuna delle tre, finora, è stata capace di soltanto avvicinare quel 30 per cento, fissato dal governo Musumeci in primavera come soglia per evitare lo spauracchio dell’invio all’estero della spazzatura. Un’ipotesi che economicamente sarebbe ricaduta sulle casse dei singoli Comuni, compreso Catania che da pochi giorni ha ufficializzato il dissesto finanziario. Tra le misure pensate da Musumeci per spingere gli enti locali a fare di più c’era anche la possibilità di sciogliere le giunte comunali. Entrambi i provvedimenti sono stati però messi da parte: la decadenza dei sindaci dal Tar, l’invio dei rifiuti fuore regione in seguito alla richiesta degli amministratori locali di una proroga per mettere in campo i correttivi necessari a innalzare i livelli di differenziata. In cambio la Regione ha chiesto ai Comuni in difficoltà di inviare un cronoprogramma da sottoporre ai tecnici dell’assessorato ai Rifiuti. 

Alla richiesta hanno risposto entro il termine fissato dalla Regione – il 28 agosto – una quarantina di Comuni, meno della metà di quelli che si trovavano al di sotto del 30 per cento. A essi se n’è aggiunta, fuori tempo massimo ma trovando comunque accoglienza negli uffici di viale Campania, un’altra trentina. Per tutti, dal momento del rilascio del nulla osta da parte della Regione, è scattato il termine di tre mesi entro i quali raggiungere gli obiettivi. Come detto, il discorso è un po’ più particolare per Palermo, Catania e Messina: la delicatezza delle singole situazioni – ad agosto le percentuali riguardanti la differenziata sono state rispettivamente del 16,2, 7 e 19 per cento – ha spinto l’assessorato a ribadire «la necessità dell’istituzione di un tavolo istituzionale nelle forme che si riterranno opportune, tenuto conto di una rafforzata collaborazione tra ministero e Regione».

Per quanto riguarda, invece, chi si è mostrato sordo agli appelli e non ha inviato alcun cronoprogramma, verrà disposto il commissariamento del servizio di gestione dei rifiuti. Le figure esterne saranno inviate nelle amministrazioni comunali di Castelmola, Forza d’Agrò, Letojanni, e Motta Camastra, in provincia di Messina, e a Lampedusa e Linosa, dove da tempo i cittadini sono alle prese con l’emergenza rifiuti, causata anche dai ritardi nei pagamenti dei netturbini.

A fronte dei tanti impegni che incombono per il 2019, a dare fiducia al governo Musumeci sono i grafici riguardanti la crescita registrata nel corso di quest’anno. A gennaio, infatti, erano ben 177 i Comuni con una differenziata inferiore al 30 per cento, per una popolazione abbondantemente sopra ai tre milioni. Il dato a metà novembre è sceso a 64, con una riduzione della popolazione fino a sotto i due milioni. Specularmente è cresciuto il numero di centri virtuosi, ovvero le città con livelli superiori al 65 per cento: a gennaio erano 69, dieci mesi dopo, a ottobre, la cifra è salita fino a cento, per una popolazione superiore a 716 mila persone.


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