Lavoro, in città si muore di più rispetto al 2017 «I fondi sulla robotica e non sulla prevenzione»

Di lavoro si muore, o meglio si continua a morire. I dati relativi alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, diffusi dall’Inail per il periodo gennaio-ottobre 2018, parlano chiaro. In Sicilia gli infortuni mortali sono stati 57 come l’anno scorso ma, per esempio a Palermo, il numero delle morti bianche è salito da 11 a 13, seguendo purtroppo l’aumento del trend nazionale passato dalle 864 vittime dei primi dieci mesi del 2017 alle 945 di quest’anno. Un triste primato ottenuto proprio quando ricorre il decimo anniversario del Testo Unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, emanato il 9 aprile 2008.

Un quadro allarmante considerato che gli episodi di tumore sul posto di lavoro sono cresciuti da 91 a 95 e le malattie del sistema respiratorio da 138 a 156 così come si registra l’incremento delle denunce di malattie professionali delle donne che salgono da 120 a 140 con un consistente aumento nel settore «industria e servizi», dove dagli 82 casi si è passati ai 101 del 2018.

«Le statistiche seguono l’evoluzione di un fenomeno che si sviluppa uniformemente in tutta Italia – dice Michelangelo Ingrassia, presidente del comitato consultivo provinciale Inail di Palermo -. Certamente c’è una carenza di attenzione dovuta al fatto che è cambiata l’idea di lavoro e che si guarda più all’emergenza che alla prevenzione. In particolare i settori maggiormente colpiti sono quelli dell’edilizia e delle pulizie: l’organico si è ridotto e vive spesso di precarietà, i tempi di consegna sono più veloci e, in generale, cresce l’età dei dipendenti. Normale che si verifichino incidenti dovuti all’affaticamento durante il ciclo produttivo. Insomma il problema delle morti bianche e degli infortuni è legato a logiche antiche e tradizionali ma spesso fattori come lo stress e disturbi psichici non vengono considerati».

Complessivamente in Sicilia le malattie professionali, nei primi dieci mesi del 2017, erano 1319 contro le 1257 dello stesso arco di tempo del 2018, andamento confermato anche a Palermo con un -14 (da 184 a 170) mentre le denunce di infortunio sono leggermente diminuite (da 5181 a 5096). Numeri che fanno ben sperare?

«Si sta investendo molto sulla robotica – continua Ingrassia – per intervenire dopo che il danno è fatto. In pratica l’Inail fa ricerca sulla possibilità di impiantare protesi e strumenti per consentire al dipendente di tornare al proprio posto, magari con un arto artificiale. Secondo me, invece, sarebbe opportuno intervenire prima del danno, puntando sul benessere nei luoghi di lavoro». E proprio di questi temi si discuterà oggi al convegno che si svolgerà, alle 15, nell’Aula Ruccia dell’edificio 17 dell’Università degli Studi di Palermo.

All’incontro parteciperanno docenti dell’area psicologica e giuridica, sindacalisti, lavoratori, operatori della sicurezza sul lavoro, che si confronteranno con gli studenti universitari. Nel corso dei lavori, il filo conduttore sarà di come applicare il Testo Unico in ogni sua parte. «Ancora oggi alcune parti del decreto legislativo sono inapplicate: a cominciare dall’art. 52, che prevede finanziamenti alle piccole e medie imprese e per la formazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza Territoriali; senza contare che in questi dieci anni sono nel frattempo cambiati i cicli produttivi e nuovi fattori di rischio si vanno implementando, come appunto lo stress lavoro correlato e il disagio psichico dei lavoratori».


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