Via Maqueda, ripresi i vandali che devastano l’arredo urbano Orlando: «Li denunceremo». Retake: «Il problema è culturale»

Panchine ribaltate in mezzo alla strada, piante strappate dall’arredo urbano e gettate via, immagini di una violenza inaudita contro il patrimonio cittadino quelle catturate dalle telecamere in azione in via Maqueda, che nella notte hanno ripreso l’azione di alcuni ragazzi intenti a sfogare la propria rabbia a pochi passi da palazzo delle Aquile, all’incirca dove via Maqueda si incrocia con via Calderai. Nel video diffuso dal sindaco nella propria pagina social i volti sono oscurati, ma gli autori del gesto sono stati ripresi in faccia e, garantisce Orlando: «Per i tre giovanotti scatterà una denuncia alla magistratura».

E sempre sui social, in calce al video pubblicato dal primo cittadino, si sprecano i commenti di condanna, da chi invoca l’arresto dei tre a chi comunque chiede pene esemplari. «Pugno durissimo contro queste “persone” – scrive Roberto – Alcuni problemi di Palermo derivano proprio da questi individui». E c’è chi chiede di pubblicare le immagini senza artefatti, con i volti ben visibili: «Ma non capisco perché oscurate il loro volto, sono dei vandali è giusto che la gente li riconosca» scrive Giuseppe; gli fa eco Giovanni: «Vorremmo vedere i loro volti e anche quelli dei genitori … Se ne hanno!». E qualcuno ne approfitta anche per chiedere che le telecamere non siano limitate al centro cittadino, ma che arrivino anche nelle periferie per punire gli incivili che gettano i rifiuti senza discriminazione. 

«Forse si sentono impunibili perché non vengono mai beccati – spiega Marco D’Amico di Retake Palermo, associazione che da anni in maniera volontaria combatte il vandalismo in giro per Palermo restituendo alla città anche aree da tempo preda di inciviltà e incuria – Speriamo che grazie a queste immagini si riesca a risalire agli autori. Per loro la punizione più esemplare sarebbe quella di fargli rimettere sì tutte le cose al loro posto, ma oltre a questo, dovrebbero fare lo stesso con quello che gli altri vandali quotidianamente devastano in città. È ormai dimostrato, infatti, che in diverse scuole, quando si fa riverniciare una parete ai ragazzi, gli stessi diventano i primi custodi di quella parete. È cosa risaputa che se pulisci una cosa, tu stesso non andrai a risporcarla. Questa per noi è la strada da seguire». 

Ancora restano da capire le ragioni di un gesto difficile da concepire e le indagini delle forze dell’ordine cercheranno di stabilire se dietro a un’azione del genere ci possa essere un secondo fine. Per D’Amico, intanto, resta «ll problema culturale. Retake infatti, oltre che nelle riqualificazioni, è impegnato nelle scuole: bisogna lavorare già sui bambini delle scuole elementari perché è lì che si inizia a formare il senso civico. Vedere immagini del genere, ragazzi che devastano qualcosa che è di tutti, ti lascia l’amaro in bocca perché non ha un senso, non ha una spiegazione logica. Sembra quasi che si faccia per la voglia di distruggere qualcosa senza un motivo specifico». 


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