I gol in Nazionale hanno sbloccato George Puscas A Lecce il Palermo supera un esame di maturità

Un gol è tutto per un attaccante. E il caso di George Puscas è l’ennesima dimostrazione della veridicità di quest’affermazione. Il rumeno, che prima di ieri era ancora a secco con la maglia del Palermo, ha deciso la gara esterna contro il Lecce con il suo primo gol da giocatore rosanero dopo avere siglato tre reti in pochi giorni con la Nazionale Under 21. Marcature, oltretutto, che dopo un digiuno di quasi sei mesi hanno contribuito alla qualificazione della selezione del ct Radoi alla fase finale del prossimo Europeo di categoria: una contro il Galles (un mix di potenza e precisione) e una doppietta (due gol di testa) nella sfida contro il Liechtenstein. La punta arrivata ad agosto dall’Inter in prestito con obbligo di riscatto aveva bisogno di sbloccarsi e i tre gol in Nazionale sono stati una grossa iniezione di fiducia.

Puscas è tornato in sede con una marcia in più e con la voglia di lasciare il segno anche con il suo club. Desiderio esaudito allo stadio Via del Mare dove a cinque minuti dal novantesimo il numero 29 rosanero, entrato tre minuti prima al posto di Rispoli, ha segnato il definitivo 2-1 battendo il portiere Vigorito con un potente destro da distanza ravvicinata su assist (con un tacco smarcante) di Trajkovski. Un altro nazionale rinfrancato a titolo personale da una positiva finestra internazionale, impreziosita dalla doppietta realizzata il 13 ottobre nella gara che la Macedonia ha vinto contro il Liechtenstein, e un altro giocatore subentrato ieri a partita in corso. Una delle fonti di energia positiva che ha generato la vittoria in terra pugliese è stata proprio la carica di alcuni reduci dagli impegni con le Nazionali. Carte che Stellone ha pescato dal mazzo e che ad un certo punto ha calato con un successo sul tavolo verde per scompaginare i piani dell’avversario. Come avvenuto in occasione della gara con il Crotone chi è partito inizialmente dalla panchina ha avuto un buonissimo impatto con il match contribuendo alla conquista di una vittoria preziosa soprattutto per il morale. E che in termini di classifica vale il secondo posto a quota 14 punti in compagnia del Verona bloccato sul campo del Venezia.

Meritato il successo degli uomini di Stellone. La seconda affermazione consecutiva dei rosa, maturata al culmine di una partita tra due formazioni in salute e impostate dagli allenatori per affrontarsi a viso aperto (4-3-1-2 il modulo dei salentini al cospetto del 3-4-1-2 disegnato dal tecnico degli ospiti con Falletti inizialmente sulla trequarti a supporto delle punte), premia la compagine che, al netto di qualche piccola sbavatura come quella da cui al 37’ del primo tempo è nato il gol del provvisorio 1-1 di Tabanelli con una conclusione al volo su una respinta di testa di Rajkovic, ha dimostrato di essere più forte dello sfidante in termini di esperienza (e in questo contesto ha avuto un peso specifico la linea difensiva formata da Bellusci, Struna – all’esordio in questo campionato – e Rajkovic) e valore delle individualità. La sensazione, osservando lo sviluppo della gara, era che i padroni di casa avrebbero potuto imporsi solo se avessero fatto leva sulla coesione e la compattezza del collettivo. Strumenti attraverso i quali, sfortunatamente per il Lecce, il Palermo ha costruito il proprio successo (il quarto nelle ultime cinque partite) dando risposte convincenti sul piano della continuità e della consapevolezza dei propri mezzi.

I rosanero, che avevano sbloccato il risultato al 29’ della prima frazione di gioco con il secondo gol consecutivo di Nestorovski abile a superare il portiere con un sinistro chirurgico dal limite sugli sviluppi di un rimpallo propiziato da un’azione personale di Moreo, si sono impossessati delle armi con cui gli uomini guidati dall’ex centrocampista rosa Liverani avrebbero dovuto esercitare il loro potere e con le quali, al netto del sigillo di Puscas, stavano per portare a casa un risultato positivo: umiltà, spirito di sacrificio e unità di intenti. Il Palermo ha sfruttato con efficacia queste armi e con l’aggiunta di una dose di cinismo gli ingredienti del cocktail hanno prodotto un mix letale per gli avversari, costretti peraltro a fare i conti più di una volta con la reattività di un attento Brignoli. La differenza l’ha fatta alla fine proprio il cinismo, risorsa che la squadra sta ritrovando con Stellone e che legittima le ambizioni di un gruppo intenzionato a proseguire senza soluzione di continuità la propria scalata verso il vertice della classifica.


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