Caso Tutino, Crocetta nega lo sbiancamento anale «Discorso omofobico su un intervento inesistente»

«Inizialmente era una voce che arrivava dagli infermieri. Poi mi fu confermata dal caposala delle sale operatorie. La diagnosi in cartella era di obesità e Tutino aveva inserito anche Crocetta in ospedale per un intervento di chirurgia estetica». Un intervento che non avrebbe dovuto prevedere solo un lifting addominale, ma anche uno «sbiancamento anale», come precisato più volte dal medico Antonio Iacono, davanti ai giudici della terza sezione penale di Palermo, dove si celebra il processo a carico dell’ex primario di Villa Sofia Matteo Tutino, che deve rispondere di truffa aggravata. 

«Tutte menzogne», replica però l’ex governatore Rosario Crocetta, che promette guerra a chi ha tirato nuovamente fuori la circostanza dell’intervento. Che lui nega a spada tratta. «I soli interventi che ho fatto durante la mia presidenza sono stati effettuati in una clinica privata di Palermo, a mie spese, come prova conservo gelosamente le fatture e le evidenze bancarie, nonostante si sia trattato di interventi funzionali coperti da Lea e quindi dal sistema sanitario pubblico», precisa infatti Crocetta. «Si è trattato infatti di un intervento al setto nasale per via di complicanze respiratorie che mi provocavano crisi di apnea notturne e della aspirazione di grasso all’addome, la cui presenza contribuiva ad alzare i livelli di glicemia nel sangue, sono diabetico». E continua: «Dei discorsi avvenuti nell’ospedale dei veleni di Villa Sofia, a me non frega nulla, compreso il presunto quanto omofobico discorso sul presunto quanto inesistente sbiancamento anale. In ogni caso siccome mi sono stancato – conclude – ho dato mandato al mio avvocato, Vincenzo Lo Re, di avviare ogni iniziativa civile e penale finalizzata a tutelare ed a risarcire la mia immagine».

Sarebbe stato solo gossip, quindi, quello circolato per l’intero mandato della sua legislatura? Non per il testimone che ha raccontato in aula questi dettagli. Un intervento, a sentire il suo racconto davanti ai giudici, programmato ma di fatto mai eseguito, perché alcuni anestesisti si rifiutarono, per non essere complici di un intervento di chirurgia estetica e non plastica, che quindi sarebbe stato illegittimo in una struttura pubblica. Intanto, Crocetta continua a negare strenuamente la circostanza e promette, sull’argomento, una dura battaglia legale. 

Mentre l’avvocato Lo Re, dal canto suo, spera almeno che si possa definitivamente fare luce su questa circostanza. «Dal punto di vista del processo è assolutamente irrilevante, perché non è oggetto di nessuna contestazione questo progetto, questa idea – spiega infatti -, se il tribunale ce lo consente noi chiameremo anche gli infermieri e chi era di turno in sala quel giorno per chiedere se è vero o no che si parlò mai di un intervento di sbiancamento anale. Se il tribunale dirà che non è rilevante perché non è oggetto di imputazione, allora purtroppo verrà meno per noi la possibilità di approfondire un tema che è francamente frutto di un gossip che della verità sostanziale, ma siamo pronti a mettere a disposizione di chiunque tutti gli atti relativi a quell’intervento presso il centro clinico privato».

Si tratta delle cartelle mediche e le relative parcelle che attesterebbero gli interventi cui effettivamente si sottopose l’ex governatore. Intanto, l’avvocato Lo Re anticipa già qualche mossa per la prossima udienza del processo, fissata a fine novembre, durante la quale si svolgerà il controesame di Iacono. «Perché questo dettaglio non lo ha mai raccontato prima, sentito nell’immediato, e lo ha tirato invece fuori solo ora? – si chiede infatti -. Un dettaglio di cui, tra le altre cose, non ha neppure conoscenza diretta, e che avrebbe appreso per sentito dire». Il teste infatti aveva già reso dichiarazioni sulla vicenda nel 2014, raccontando di aver sentito che fosse in programma da parte di Tutino un intervento per un lifting addominale, anche quello secondo il legale «di natura assolutamente funzionale, perché Crocetta soffre di diabete e gli accumuli di grasso nella zona addominale sono quelli che purtroppo comportano l’aumento della glicemia».

Perché, quindi, Iacono ricorda e riferisce questi dettagli solo oggi e all’epoca no? «Sono sicuro che abbia influito il tam tam mediatico di questi anni – afferma l’avvocato -. Sentito allora a distanza di poco tempo, non parlava di sbiancamento anale, è la favoletta degli ultimi anni mediatici al pari della famosa telefonata di Tutino, è esattamente sullo stesso piano», e l’allusione è alla presunta telefonata tra l’ex primario di Villa Sofia e Crocetta di cui scrissero i cronisti de L’Espresso Maurizio Zoppi e Piero Messina, secondo cui il medico avrebbe detto la frase: «Lucia Borsellino va fatta fuori come il padre». A sentire l’avvocato, inoltre, Crocetta non avrebbe mai saputo che Tutino volesse organizzare l’intervento a Villa Sofia, tanto che all’epoca della data del presunto intervento lui aveva già organizzato e prenotato nel centro specialistico privato dove poi fu eseguito «il trattamento di lifting addominale e un piccolo intervento al naso. Noi ovviamente abbiamo le cartelle cliniche del centro privato, se ci fosse stato un intervento sull’ano, sui glutei o insomma in qualche zona vicina non avrebbero avuto motivo all’interno di un centro privato di non indicare in parcella e in cartella clinica l’intervento in una zona diversa rispetto a quella in cui si è intervenuti. Tutto è documentato – ribadisce l’avvocato Lo Re -. Siamo convinti che questo signore con un pizzico di cattiveria abbia voluto aggiungere, convinto forse di essere spiritoso, questo particolare». 

Errata Corrige: In una precedente versione di questo articolo si era fatto erroneamente riferimento ad Antonino Iacono come imputato nel procedimento penale in questione. Il medico tuttavia non risulta tra le persone a processo. L’articolo è stato riveduto prontamente con le dovute scuse al dottor Iacono per lo spiacevole inconveniente.


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